Don Attilio GIOVANNINI sdb" Unità e diversità"

22 maggio 2016 | 8a Domenica: Ss. Trinità - Anno C | Spunti per la Lectio" Unità e diversità"
La Pentecoste è stata davvero il culmine della manifestazione di Dio, il compimento della sua storia
con noi. Ora possiamo dire che abbiamo conosciuto, toccato con mano Dio e abbiamo imparato chi è: è colui che ha mandato a noi il Figlio, sua immagine, a tirarci fuori dalla nostra condizione di morte, e ad elevarci fino a lui, per mezzo del suo Spirito, facendo anche di noi la sua immagine, i suoi figli immortali.
Dunque abbiamo scoperto che Dio è Padre - Figlio - Spirito. Ora possiamo renderci conto che solo un Dio Uno-Trino poteva fare per noi quello che ha fatto.
Un Dio semplicemente uno infatti resterebbe chiuso nella sua trascendenza, e non si capirebbe né perché abbia creato, né perché ci abbia cercati per salvarci. Avremmo a che fare con un Dio capriccioso, che si compiace della sofferenza dell'umanità; o di un Dio impotente che ci lascia nelle nostre tragedie; o di un Dio indifferente, che crea e poi si disinteressa della sua creazione. Solo la Trinità rende possibile l'incarnazione, senza la quale non si capisce nulla dell'amore di Dio.
Per questo è necessario che l'umanità conosca questo Dio. Molta parte di essa non solo non ha ancora raggiunto la vera coscienza di Dio, ma ne è impedita dalle proprie tradizioni religiose. I monoteismi assoluti, i panteismi, i deismi illuministici obiettano alla fede trinitaria di essere incomprensibile e assurda. In realtà sono essi che non giungono a spiegare né Dio né il mondo, che di Dio è traccia.
Il loro Dio assoluto è il solo esistente, che, non avendo altro fuori di sé (essendo quello che si dice una monade), non può avere relazioni, e dunque non è persona. Di conseguenza non può creare (a sua immagine) persone veramente libere e capaci di autentiche relazioni. Di fatto, sulla base di un tale Dio, può esistere solo una religione assolutista e intollerante, può esistere solo una società teocratica, dove i "non credenti" vanno uccisi. Anche se lo si chiama "il misericordioso", un Dio non personale non può essere un Dio-amore, e nel suo dominio non c'è pietà per i nemici. Non salva i peccatori dalla loro impotenza a sue spese.
Oggi però il Dio di Gesù Cristo deve affrontare la minaccia opposta. Proprio contro l'assolutismo religioso oggi la cultura, almeno dalle nostre parti, è quella del relativo. Crollate le grandi ideologie, la gente è allergica alle affermazioni assolute. Sotto i dogmi pensa che ci sia sempre l'interesse di qualcuno o qualche gruppo. Perciò ognuno la pensa come vuole, come sente al momento, e basta.
Eppure come si può vivere senza qualche verità oggettiva? Come si può stare insieme e costruire qualcosa di buono senza qualche riferimento condiviso e universale?
In altre parole, se i monoteismi assoluti hanno difficoltà con le differenze, il relativismo ha problemi con l'unità. E senza unità non c'è ordine, ma anarchia.
Ecco perché il modello risolutivo è la Trinità. In essa diversità e unità sono ugualmente importanti e reali. In essa le persone, distinte, si compenetrano totalmente senza confondersi. Formano un'unità senza uniformità o subordinazione.
È questo Dio che dà origine a un mondo di molteplici esseri, ma tutti stretti in un cosmo tutto interconnesso, in cui ciascuno di essi ha un senso. Fuori dalla Trinità il mondo non ha senso.
Invece dobbiamo adottare il modello trinitario di unità e diversità in ogni cosa che facciamo, nella vita domestica come in quella politica, nella morale come nell'economia, nella formazione personale come nella salvaguardia del creato... Cioè guardandoci dai riduzionismi e dalle semplificazioni strumentali, ma rispettando sempre la persona.
A questa condizione la vita sarà davvero umana, e quindi divina.

Don Attilio GIOVANNINI sdb
Fonte:  www.donbosco-torino.it    |

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