Don Bruno FERRERO sdb"Noi abbiamo bisogno del Fuoco di Dio...."

15 maggio 2016  | 8a Domenica di Pasqua: Pentecoste - Anno C   |  Omelia
Noi abbiamo bisogno del Fuoco di Dio....

Una fredda mattina di marzo, in un ospedale, per colpa di complicazioni gravi, una bambina nacque
molto prima del previsto, dopo solo sei mesi di gravidanza.
I neo genitori erano a conoscenza che la neonata pesava 708 g. e che raggiungeva i 30 cm e mezzo di lunghezza ma, nonostante tutto, le parole del dottore li colpirono dolorosamente.
"Non credo che la bambina abbia molte probabilità di sopravvivere", disse loro più delicatamente che potè. "C'è solo il 10 per cento di possibilità che sopravviva alla notte, ed anche se ciò accadesse per qualche miracolo, le probabilità che abbia complicazioni future è molto alta".
Paralizzati dalla paura, la mamma e il papà ascoltavano le parole del dottore che descriveva loro tutti i problemi che avrebbe dovuto affrontare la bambina. Non sarebbe mai stata in grado di camminare, parlare, vedere, sarebbe stata ritardata mentalmente e molto altro ancora.
Mamma, papà e il loro bambino di cinque anni avevano tanto atteso quella bambina. Ed ora, nel giro di poche ore, vedevano tutti i loro sogni e desideri spezzati per sempre.
Ma i loro problemi non erano finiti, il sistema nervoso della piccola non era ancora sviluppato. Quindi qualunque carezza, bacio o abbraccio era pericoloso, i familiari sconsolati non potevano neanche trasmetterle il loro amore, dovevano evitare di toccarla.
Si presero per mano tutti e tre e pregarono, formando un piccolo cuore pulsante nell'immenso ospedale: "Dio onnipotente, Signore della vita, fai tu quello che noi non possiamo fare: prenditi cura della piccola Diana, stringila al tuo petto, cullala tu e falle sentire tutto il nostro amore"
Diana era un batuffolo palpitante e lentamente cominciò a migliorare. Passavano le settimane e la piccola continuava a prendere peso e diventare più forte. Finalmente, quando Diana compì 2 mesi i suoi genitori poterono abbracciarla per la prima volta.
Due mesi dopo, mentre i dottori li avvertivano che avrebbe potuto peggiorare in qualunque momento, Diana uscì dall`ospedale e finalmente andò a casa con la sua famiglia.
Cinque anni dopo Dana, era diventata una bambina serena che guardava verso il futuro con fiducia e con tanta voglia di vivere. Non c`erano segni di deficienza fisica o mentale, era una bambina normale vispa e piena di curiosità.
Ma non è questa la fine della storia.
Un caldo pomeriggio del 1996 in un parco non lontano da casa. mentre suo fratello giocava a calcio con gli amici, Diana era seduta in braccio della mamma.
Come sempre chiacchierava felice con la mamma, quando all'improvviso si zittì. Strinse le braccia come abbracciasse qualcuno e chiese alla mamma: "Lo senti?"
Sentendo nell`aria che si avvicinava la pioggia, la mamma rispose: "Si. Profuma come quando sta per piovere".
Diana chiuse gli occhi e domandò di nuovo: "Lo senti?"
Ancora una volta la mamma gli rispose: "Mi sa che tra un po' saremo tutte bagnate, sta per piovere".
Dopo un po', Diana, alzò la testa e accarezzandosi le braccia esclamò: "No, profuma come Lui".
"Profuma come quando Dio ti abbraccia forte."
La mamma cominciò a piangere calde lacrime, mentre la bambina sgattaiolava verso le sue amiche per giocare con loro.
Le parole della figlia avevano confermato ciò che la donna sapeva in cuor suo, da tanto tempo ormai. Durante tutto il periodo in ospedale, mentre lottava per la sua vita, Dio si era preso cura della piccola, abbracciandola così spesso che il suo profumo era rimasto impresso nella memoria di Diana.
Il profumo è una di quelle cose singolari e bellissime che hanno una strana caratteristica: tutti sanno che cos'è, ma è molto difficile, se non impossibile, esprimerlo a parole. Tutti sappiamo che cos'è il profumo di una rosa, ma nessuno può alzarsi e spiegarlo.
Il profumo si percepisce. Evoca, commuove, eccita: agisce, invisibile, ma presente
Oggi, sono ancora in molti a sentire il profumo di Dio?
Forse è proprio quello che comincia a mancare alla gente che conosciamo. È quasi inesprimibile, ma che tutti sappiamo che cos'è.

Un conoscitore del mondo giovanile ha scritto: "In realtà, il fenomeno ha una consistenza tale che non appare per nulla commisurabile con la sempre presente, nel corso della storia, emancipazione dei più giovani dalle imposizioni - educative, civili e religiose - impartite dai genitori. Qui non si tratta semplicemente di giovani che marinano il catechismo e saltano qualche messa domenicale, di giovani che semplicemente confondono Mosè con Paolo o di giovani insofferenti alla castigata morale cristiana.
La loro vita accusa una generale sordità a ciò che ne va quando si parla di Dio, di fede, di preghiera, di comunità. Una sordità che dice incredulità, ovvero un'assenza di antenne per ciò che la Chiesa è e compie, quando vive e celebra il Vangelo. Una sordità, poi, avallata da una cultura diffusa resasi ormai estranea al cristianesimo e da una più recente ondata di risentimento anticattolico che non piccola presa ha proprio sulle nuove generazioni".
Celebriamo la festa di Pentecoste: potremmo a ragione definirla la festa del profumo di Dio. La festa di Pentecoste per gli Ebrei era la festa del dono della Legge a Mosè, quando tutto il popolo era riunito ai piedi del monte Sinai. Anche gli amici di Gesù sono riuniti insieme intorno alla Madre di Gesù e anche loro ricevono un grande dono: assolutamente imprevedibile e gratuito, ben più importante della Legge: il "ruach", il vento di Adonaj, il respiro stesso di Dio.

Il Vangelo gli dà il nome di Spirito Santo, ma poi ricorre a molti simboli per farci capire, perché lo Spirito di Dio e di Gesù è forte e inesprimibile a parole come un profumo, come l'amore vero.
Come il vento, anche il fuoco è un simbolo biblico dello Spirito: lingue come di fuoco (il libro degli Atti non dice che fossero di fuoco, ma come di fuoco) si posano sui discepoli.
Noi abbiamo bisogno del fuoco di Dio, perché troppo spesso il nostro cuore è gelido.
Abbiamo un disperato bisogno della luce di Dio, perché siamo spenti e i nostri passi si muovono incerti senza una direzione sicura.
Lo Spirito Santo è il vento che gonfia le vele della nostra fragile barchetta. È Dio che ci spinge e se ci fidiamo è Lui che ci segna la rotta.

Lo Spirito, lo abbiamo sentito, è anche definito consolatore, riposo, forza.
Questo Spirito lava, irriga, sana, piega, scalda, raddrizza, dona.
Tutte cose di cui abbiamo bisogno, ma se fossimo davvero sinceri con noi stessi, dovremmo ammettere quanto poco pensiamo, nella nostra vita quotidiana, allo Spirito Santo.
Eppure è questo il dono cha fa sbocciare la Chiesa e accompagna discretamente i credenti.
Ho letto il racconto di un uomo che ha subito un intervento a cuore aperto. Diceva: "II giorno prima dell'intervento una bella infermiera venne nella mia stanza per visitarmi. mi prese la mano, la strinse e poi mi disse di sentire la sua e di stringerla a mia volta. Pensai fosse una grande idea!
"Ascolti", disse la donna, "durante l'operazione di domani lei verrà separato dal suo cuore e tenuto in vita solo dalle macchine. Quando il suo cuore sarà finalmente sistemato e l'operazione terminata, riprenderà conoscenza e si sveglierà in una stanza di rianimazione. Tuttavia, dovrà restare immobile per sei ore. Potrebbe non riuscire a fare alcun movimento, a parlare, persino ad aprire gli occhi, ma sarà cosciente; sentirà e comprenderà tutto ciò che le succede intorno. Durante quelle sei ore io rimarrò al suo fianco e le terrò la mano, proprio come sto facendo ora. Starò con lei finché non si sarà ripreso completamente. Anche se potrà sentirsi inerme, quando sentirà la mia mano saprà che io non la lascerò."
Successe esattamente quello che l'infermiera mi aveva detto. Mi svegliai ma non riuscivo a fare nulla. Potevo però sentire la sua mano che stringeva la mia, per ore, e fu questo a fare la differenza".
Lo Spirito Santo fa la differenza: per questo la Chiesa è un'altra cosa.
La Chiesa, trasformata e guidata dalla Spirito Santo, è la garanzia della presenza di Dio in mezzo agli uomini. "Abiterò in mezzo a loro" ha promesso. Il nome di Dio in ebraico suona un po' come: "Io sono qui".
Avvolti da questa dolce presenza possiamo essere quello che ci chiede San Paolo: "Siate il buon profumo di Cristo".
Per diventare a nostra volta, come gli apostoli di Gesù, testimoni di Dio per tutti coloro che incontriamo.

Per pregare nello Spirito:

Donaci, Signore, occhi per vedere un cuore per amare e tanto fiato.
Chiedendoti occhi per vedere,
Ti supplichiamo di darci i Tuoi occhi per vedere come vedi Tu il mondo, gli uomini e la loro storia.
E la nostra storia.
Concedici di corrispondere al Tuo pensiero giorno per giorno e ora per ora.
Fa' che diventiamo a poco a poco ciò per cui Tu ci hai creati;
fa' che adottiamo il Tuo punto di vista, la Tua ottica.
Rendici docili alla Tua Parola, che illumina e trasforma ogni vita.
Donaci un cuore per amare, un cuore di carne, non un cuore di pietra, per amare Dio e gli uomini.
E donaci tanto fiato, affinché non rimaniamo per strada ansimanti;
affinché i nostri polmoni siano sempre pieni di ossigeno e di aria tonificante;
per aiutarci ad avanzare verso il domani senza guardare indietro, né misurare lo sforzo.
Affinché la Chiesa di oggi sia una testimonianza per il mondo
e che il mondo riconosca i cristiani dal loro sguardo luminoso e sereno,
dal calore del loro cuore e da quell'ottimismo invincibile che sgorga dalla fonte nascosta e inalterabile della loro gioiosa speranza.
Don Bruno FERRERO sdb
 Fonte:  www.donbosco-torino.it

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