don Gabriele Scalmana."LO SPIRITO CHE RENDE FIGLI DI DIO"

15 maggio 2016 - Domenica di Pentecoste C
LO SPIRITO CHE RENDE FIGLI DI DIO
Atti 2,1-11
Salmo 103 (Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra)
Romani 8,8-17
Giovanni 14,15-16.23b-26
La Pentecoste è la solennità dello Spirito Santo. Chi è lo Spirito Santo? Il catechismo risponde che è
la terza Persona della Santissima Trinità. Detto con altre parole, lo Spirito Santo è l’amore di Dio che esce da Dio stesso per renderci suoi figli (II lettura). Ripetiamo spesso questa espressione: “Siamo figli di Dio”, ma forse non ne abbiamo mai colto la portata reale. Il credente si sente veramente investito fin nel più intimo di se stesso dall’amore di Dio. Questa esperienza profonda lo porta a guardare con occhi nuovi la realtà e a vivere le relazioni con una pienezza inedita.

(1)Un rapporto filiale con Dio. «Avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!» (II lettura). Non è una cosa da poco. Forse qui sta l’originalità più propria del cristianesimo nei confronti di tutte le altre religioni del mondo: Dio è Padre! Non lo è solo nel senso di creatore (generatore) e di guida, cui è dovuta sottomissione e obbedienza, ma nel senso di un amore-sempre-vicino che sostiene, conduce, perdona.

(2)Un rapporto fraterno con tutti. «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?» (I lettura). Essere figli di Dio vuol dire vivere da fratelli, “intendersi” con tutti, cancellare la categoria dell’avversario per mantenere solo quella dell’amico. Non si tratta di misconoscere le differenze e neppure di sottacere i contrasti, ma è un invito a farne una occasione di dialogo e di crescita comunitaria.

(3)Un rapporto di prossimità con ogni cosa. «Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa» (vangelo). Questo insegnamento non è solo intellettuale, ma soprattutto esistenziale: lo Spirito ci comunica il senso di ogni realtà perché tutto è dono ed è segno dell’amore di Dio. Lo Spirito pervade non solo i cuori delle persone, ma anche la natura non umana, animata e inanimata. Tutto fa parte del mistero d’amore di Dio.

La Pentecoste quindi ci invita a godere intimamente del dono d’amore di Dio e, partendo da questo tesoro interiore, a tradurlo in rapporti felici con Dio, col prossimo, con le cose. Così saremo veramente “figli di Dio” e il mondo diverrà un luogo di fraternità, dove «stranieri di Roma, Ebrei e proseliti, Cretesi e Arabi» annunziano insieme «le grandi opere di Dio». Non è un sogno vano, ma un progetto cui tutti i credenti devono assicurare il loro contributo, certi del sostegno e della presenza incessante dello Spirito d’amore di Dio.

Fonte:diocesi.brescia.it

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