don Marco Pedron"Accetta ciò che sei e mettilo in circolo"

Accetta ciò che sei e mettilo in circolo
don Marco Pedron
Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno C) (29/05/2016)
Vangelo: Lc 9,11-17 
L'eucarestia è sempre stato un momento importante, decisivo, di ogni comunità cristiana, perché
l'eucarestia è il luogo privilegiato dove si fa esperienza del Signore. Per questo nei vangeli il riferimento all'eucarestia non è soltanto nell'Ultima Cena, ma tutti i vangeli, dall'inizio alla fine, hanno questo riferimento all'eucarestia. In particolare nell'episodio conosciuto come la moltiplicazione dei pani, il vangelo di oggi.
11 Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Nel capitolo 9 Gesù manda i Dodici a fare tirocinio: li manda ad annunciare il regno di Dio e a guarire dalle malattie (Lc 9,1-6). Poi essi tornano e raccontano a Gesù come è andata (Lc 9,10). Nel versetto precedente di dice:
 LI PRESE CON SE' E SI RITIRO' VERSO UNA CITTA' CHIAMATA BETSAIDA=Gesù li porta verso Betsaida (Lc 9,10), nel deserto, per riposarsi e riprendere le forze: il lavoro è stato estenuante per i Dodici. Dare è anche svuotarsi; donarsi è anche esaurirsi e hanno bisogno di riempirsi. Così per loro, perché Gesù, invece, è instancabile e senza riposo. E' strano però che per riposarsi li porti in una città. Ma cosa significa Bet-saida?
Betsaida significa "casa della pesca" (bet=casa; saida=pesca). Gesù ha invitato i suoi ad essere pescatori di uomini e ora dimostra loro come si diventa pescatori di uomini. Cosa significa pescare gli uomini? Se pescare il pesce significa tirar fuori il pesce dal suo habitat vitale, per dargli la morte, pescare gli uomini significa, al contrario, tirar fuori gli uomini dall'ambito di morte per portarli a quello della vita.
Ecco cos'è l'eucarestia: dare la vita alle persone, farle vivere di più, incoraggiarle ad essere più umane, più se stessi, più capaci di amare e di realizzarsi.
 LE FOLLE VENNERO A SAPERLO E LO SEGUIRONO. EGLI LE ACCOLSE=come le folle vengono a sapere che c'è Gesù in zona, accorrono.
E Gesù che fa? Le accoglie! Gesù è il Dio che accoglie, che non esclude nessuno, al quale tutti si possono avvicinare. Quanto bello è essere accolti! Quanto bello è sapere che uno c'è... nonostante e aldilà di tutto.
Ecco cos'è la Chiesa: un ospedale per i malati dell'anima. Tutti coloro che hanno bisogno di cure dell'anima vengono qui, da Gesù, per sentire le sue parole d'amore e per trovare cura. Non a caso, una volta, la pastorale si chiamava la "cura delle anime".
 E PRESE A PARLARE LORO DEL REGNO DI DIO=il regno di Dio è la società alternativa che Gesù è venuto a proporre. Una società dove non vi è il potere, il comandare, l'essere più degli altri, il sottomettere, ma una società dove Gesù propone il condividere al posto dell'avere, dove al posto del comandare c'è il servire e dove al posto del pretendere c'è il donare. Gesù è il re di questa società.
Il regno di Dio che ha a cuore Gesù ha tre obiettivi importanti che sono al di fuori della religiosità tradizionale.
1. Il primo: la salute delle persone (salute fisica ma salute dell'anima: si può stare fisicamente benissimo ed essere tristi, invidiosi, gelosi, depressi, attaccati alle cose o alle persone: allora, per Gesù, si è ammalati);
2. il secondo, il cibo che le persone mangiano (un cibo fisico, ma soprattutto un cibo spirituale, l'eucarestia, il Pane che è Forza, Coraggio, Vita per ogni giorno);
3. il terzo, la felicità delle persone (che è festa, gioia, pranzi, ma soprattutto sentirsi nella mani e nella braccia di Dio, avvolti da quell'abbraccio che fa scappare ogni paura e ti rende felice).
 E A GUARIRE QUANTI AVEVANO BISOGNO DI CURE=questo è l'effetto del regno di Dio: il regno di Dio è finalizzato al bene e al benessere dell'uomo. La fede in Gesù non richiede sacrifici e opere pie all'uomo ma al contrario Dio comunica il suo amore, il suo bene, la sua guarigione e vuole che l'uomo viva, stia al meglio possibile e guarisca dalle sue malattie.
12 Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
 IL GIORNO COMINCIAVA A DECLINARE=è sera.
Cosa era successo di sera? La Pasqua del Signore, nella famosa notte. Di sera avveniva l'eucarestia delle prime comunità cristiane (At 2,42; 4,35; 6,2). Di sera i due discepoli di Emmaus riconoscono nello spezzare il pane, il Signore (Lc 24,29-31).
 I DODICI GLI SI AVVICINARONO DICENDO=è la prima volta che i Dodici prendono l'iniziativa ma la proposta è ingenua.
Sono i Dodici che si accorgono che è sera; Gesù e la folla sono così assorbiti da ciò che si dice, sono così coinvolti, sono così entusiasmati, che neppure vedono che è sera.
 CONGEDA LA FOLLA=mentre le folle ascoltano il regno di Dio, i Dodici, che sono i più vicini a Gesù, mostrano segni di impazienza e cominciano a stancarsi. Le folle mica sono stanche: Gesù parla e dà loro vita, come si fa ad esser stanchi!?
E' interessante: Gesù ha compassione e amore per la folla e i Dodici, invece, gli dicono: "Mandali via! Basta! Siamo stanchi! Dobbiamo riposarci! Ci succhiano il sangue!". Non hanno ancora capito niente! Gesù li congederà ma solo dopo che tutti saranno saziati.
13 Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente».
 VOI STESSI DATE LORO DA MANGIARE=lett. "date voi stessi da mangiare". Oltre al significato ovvio di procurare del cibo, qui c'è anche il significato di dare noi stessi da mangiare, cioè: "Fatevi voi pane!".
Cioè: nell'eucarestia, non solo ti viene dato un pezzo di pane, ma Gesù stesso viene da te perché tu stesso, ricevutolo, possa fare altrettanto e darti agli altri.
 NON ABBIAMO CHE CINQUE PANI E DUE PESCI=(5+2=7 che indica una totalità) i Dodici non hanno nessuna intenzione di darsi, di donarsi agli altri. Darsi un po' va bene, ma darsi del tutto, completamente, questo è troppo!
Un pane e un pesce in salamoia erano il sandwich del tempo.
 A MENO CHE NON ANDIAMO NOI A COMPRARE VIVERI PER TUTTA QUESTA GENTE=qui il tono è di un certo risentimento: "Ma non vorrai mica che compriamo noi per tutta questa gente!!!". Non hanno capito: mentre Gesù parla di condividere, loro ragionano con il comprare, con l'avere.
 GENTE=popolo (laos); "popolo" è un termine con una connotazione dispregiativa.
14 C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa».
 C'ERANO CIRCA CINQUEMILA UOMINI= li hanno contati tutti? I numeri hanno sempre un significato profondo, un po' come quando noi diciamo: "Fammi due spaghetti; te l'ho detto mille volte; vado a fare due passi; si è rotto in mille pezzi; è un'ora che ti aspetto".
Il numero 5000 ha due significati:
1. 5000 era il numero della prima comunità cristiana (At 4, 4. 34). Quindi, la comunità cristiana è questa, cioè una comunità dove Dio si dà a tutti. Una comunità dove si dice: "A te, "Dio" sì, a te no...; tu sei degno, tu no", non è una comunità evangelica.
2. 5000 è un multiplo di 50 e i multipli di 50 indicano l'azione dello spirito (At 2,1). Pentecoste vuol dire 50 giorni dopo la Pasqua: Gv vuol farci capire che non c'è solamente un alimento fisico ma che c'è anche un alimento spirituale, di Dio.
Pentecoste è un termine greco che significa semplicemente "cinquantesimo", cioè era il cinquantesimo giorno dopo la festa della Pasqua. La Pentecoste era il giorno in cui la comunità giudaica celebrava il dono della Legge.
Nel giorno in cui la comunità giudaica celebra il dono della Legge, quello che regolava i rapporti tra Dio e gli uomini, sulla comunità scende lo Spirito Santo.
Con la Pentecoste, Dio non governa più gli uomini emanando leggi che questi devono osservare, ma governa gli uomini comunicando loro il suo Spirito, cioè la sua stessa capacità d'amare.
Allora, cinquanta e i suoi multipli, nei vangeli, hanno il significato dell'azione dello Spirito. Questo, e non più la Legge, è il nuovo alimento dello spirito.
 UOMINI=e le donne non c'erano? Certo che sì! E i bambini? Ci saranno stati? Certo che sì! Perché allora Lc, che sembra quasi maschilista, presenta che c'erano cinquemila uomini maschi.
L'allusione è molto chiara: il culto, nella sinagoga, poteva iniziare soltanto quando c'erano dieci uomini maschi, adulti. Cioè la sinagoga poteva anche essere piena di cento donne, duecento bambini, ma non si poteva cominciare il culto! Perché il culto potesse iniziare e fosse valido, c'era bisogno della presenza di dieci uomini maschi.
Allora l'evangelista qui, con l'allusione che ci sono cinquemila uomini, sta indicando qualcosa di straordinariamente importante: il nuovo culto, con Gesù, non si esercita più nella sinagoga, dove Gesù ha trovato soltanto incredulità - nel vangelo di Luca, quando Gesù è entrato nella sinagoga, tentano di linciarlo (Lc 4,29) -, ma là dove il gruppo dei discepoli vive la condivisione.
La condivisione dei pani è quindi il nuovo culto. Il nuovo culto, che è fondato sulla condivisione, non si rivolge più dagli uomini verso Dio, ma parte da Dio e va verso gli uomini. Gli uomini non devono più privarsi del pane per offrirlo a Dio, ma è Dio che si fa pane e si offre agli uomini.
Essere adulti vuol dire essere signori della propria vita. Chi comanda nella tua vita? Chi è il capitano della tua mente?
Gli altri... la paura di deludere... di rimanere da solo... di ferire qualcuno... il giudizio altrui... la paura di sbagliare... di essere fuori "dal coro"... di rischiare... oppure sei tu?
Un ragazzo di 30 anni è stato "mandato via dalla fidanzata". Lì da lei non può più stare: o torna a casa o si trova un appartamentino in affitto.
La paura di deludere la madre: "Qui non paghi niente e ti faccio tutto. Non mi farai mica star male".
La paura di sbagliare: "E se poi non ce la fai? E poi non puoi più fare tante cose...".
La paura del giudizio degli amici: "Ma non tornerai mica a casa con tua madre! Alla tua età!".
La paura della solitudine: "E ce la fai a stare da solo? E chi ti lava? E con chi parli?".
Essere capitani vuol dire: "Ma io, al di là di tutto ciò che gli altri mi dicono... io cosa voglio?".
 FATELI SEDERE=è il primo comando. Perché si devono sdraiare? Ma mangeranno come gli pare! Uno dice: "Beh si sono seduti perché seduti si mangia meglio che in piedi!". Nei pranzi festivi, soprattutto nel grande pranzo di Pasqua, i signori, cioè quelli che avevano dei servi che li potevano servire, mangiavano sdraiati su dei lettucci. Quindi: chi erano coloro che mangiavano seduti? I signori!
Ecco il primo senso dell'eucarestia: Gesù vuole far sentire tutti dei signori. Gesù si fa servo perché i servi possano sentirsi signori. E chi dovrà servirli dopo Gesù? Gli apostoli!
 GRUPPI DI 50=5, 50, 5.000 sono i multipli dello Spirito.
15 Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
 FECERO COSI'=è importante quest'annotazione. I Dodici fanno quello che Gesù dice: non fanno di testa loro. Loro sono mediatori, servi, non padroni. Quindi anche nel dare il pane, loro fanno quello che Gesù dice. E se Gesù dice di darlo a tutti, anche se a loro non piace o non sono d'accordo, si dà a tutti!
16 Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Queste sono le stesse parole dell'istituzione dell'eucarestia (Lc 22,19; Mt 26,26; Mc 14,22).
 PRESE I CINQUE PANI E I DUE PESCI=Gesù non poteva prendere nelle sole due mani tutti i cinque pani e i due pesci. Chiaramente qui non di riferisce ad una fotografia di ciò che è avvenuto ma ha già il senso dell'eucarestia.
Prendi, accetta e benedici, ciò che sei
Prendere il poco vuol dire: "Non aver paura di quel poco che pensi di essere... smettila di pensare che per fare qualcosa dovresti essere diverso o avere un altro carattere... finiscila col pensare che non sei fatto per queste cose... non aver paura di vederti anche con le tue piccolezze...".
Gesù prende il poco che sei: anche se in certe zone della tua vita sei un misero, anche se hai delle parti infantili, anche se... Lui prende il poco che sei. Adesso fallo anche tu: prenditi e accettati per quello che sei adesso... così come sei... ora...
Dio non teme se tu sei poco perché Lui non guarda a te ma a sé, e sa cosa può fare con il "poco" che tu sei. L'unica cosa che Dio teme è il tuo ritirarti.
Non è meraviglioso il gesto di quel ragazzo che dice (Gv 6,9): "Io ho questo: può servire?". "Io so fare questo, come posso essere utile?". Metti a disposizione ciò che sei. I discepoli non credevano nelle loro possibilità: di fronte a quella situazione e alla proposta di Gesù si saranno messi a ridere oppure avranno detto: "Ma dai, Gesù, non scherziamo!".
Quante volte ti capita di non accettarti, di vederti con 5 pani e 2 pesci di fronte a 5000 uomini. Allora inizi a dire: "Io non ho il suo talento; io non ho la sua forza; io non ho la sua volontà; io non ho la sua simpatia; io non ho la sua cultura; io non ho la sua esperienza; io non ho la sua fantasia; io non ho il suo dinamismo; io non ho le sue qualità...".
E così invece di guardare a ciò che abbiamo, passiamo tutto il tempo a vedere cos'hanno gli altri e a confrontarci. Ma il vero vincente non è colui che supera gli altri ma colui che supera se stesso.
Prendo ciò che sono e non dico: "E' tanto... è poco... è niente... non sono capace", ma dico: "Io ho questo: accetto e amo questo". E questo che sono lo metto a disposizione. Accadrà il miracolo.
Og Mandino, un grande scrittore americano, aveva un grande sogno: diventare scrittore. Ma con pochi soldi e soprattutto con poca fiducia, abbandonò il suo sogno. D'altronde: "Io non sono nessuno", si diceva. Un giorno andò a comprarsi una pistola per uccidersi. Per fortuna che una voce dentro di sé, prima di farlo, gli sussurrò: "Perché non ti dai un'altra possibilità?".
Lisa Bourbeau aveva il medesimo sogno. Quando ne parlò con gli insegnanti, questi gli dissero: "Tu? Ma figuriamoci! Una scrittrice, tu? Con tutti gli errori di ortografia che fai? Ma dove vivi?". E così, infatti, rinunciò al suo sogno. E quando arrivò il momento si scegliere una carriera, non osò nemmeno pensarci. Era convinta di non avere le doti necessarie.
Io ho bisogno di prendere quello che sono e di non pesarlo se è tanto o poco ("Quanto sono bravo? Sono più degli altri? Sono meno? Io rispetto gli altri...") ma di fidarmi di ciò che sono. Non giudico ciò che sono ma lo accetto, lo amo. Se inizio a chiedermi "quanto", allora come gli apostoli non potrò che dire: "Non è sufficiente".
Un ragazzo amava la danza. In una cultura maschile "pallonara" come la nostra, veniva sempre preso in giro e chiamato "femminuccia". Era sempre diviso tra seguire ciò che lui amava e il giudizio dei suoi amici. Adesso è un ballerino e la sua gioia fu enorme il giorno in cui alcuni compagni lo andarono a vedere in un'esibizione.
C'era un ragazzo un po' bruttino e che tutte le ragazze evitavano. Non poteva accettare la cosa. Ma così facendo diventava scontroso e inavvicinabile. Trovò una compagna solo quando accettò che forse non era Tom Cruise ma che aveva tante altre qualità: sapeva amare, profondo, sensibile e creativo.
Allora, come nel vangelo io vorrei prendere in mano i miei cinque pani, vorrei sentire il mio valore. Voglio avere il coraggio di dirmi: "Quello che sei va bene. Non importa cosa sei: quello che sei oggi va bene. Puoi dare e iniziare a distribuire... offrire... ciò che sei". Se posso percepire quello che sono, se posso benedire ciò che sono, anche se all'inizio mi sembra poco e vorrei non vedermi così, scoprirò la grandezza di ciò che sono: è il miracolo della moltiplicazione.
 ALZO' GLI OCCHI AL CIELO=questo è un pane che viene dal cielo, è un pane che sfama la fame e la sete interiore; la Forza di questo pane viene da lì, quella è la sua origine. Gesù alza gli occhi al cielo, cioè verso Dio (cielo=Dio, in quella cultura) perché è in comunione con Dio.
 RECITÒ SU DI ESSI LA BENEDIZIONE=lett. "li benedisse" (eulogheo).
La benedizione nella Bibbia indica che quello di cui si usufruisce non è una nostra proprietà. Quindi questo pane lo mangiamo, ma non è nostro: è di Dio, di tutti. La benedizione indica che ciò che si ha è un dono, un regalo.
La vita non è tua: è un dono, condividila! La felicità non è una tua proprietà: condividila. Le persone non sono tue: non pretendere e non chiedere a loro, non avere rivendicazioni. Condividi con loro la gioia, la vita, il tuo cuore e le tue emozioni; gustale e gioiscine, ma non sono tue!
Finché tu vuoi qualcosa dagli altri ("tu devi fare così... tu non fai mai questo... tu non mi...") tu li tratti come una proprietà tua.
E' la sindrome da Titanic: uno crede che una cosa sia sua, inaffondabile, imperdibile, e... invece! Godi, assapora, gioisci, gusta, canta, balla e ridi per ogni regalo che incontrerai nel tuo cammino di vita (persone o esperienze che siano): ma ricordati che nulla è tuo!
Un giovane e una ragazza sono appoggiati al parapetto di una nave lussuosa. Si tengono teneramente abbracciati. Si sono appena sposati e questa crociera è la loro luna di miele. Stanno parlando del loro presente pieno di amore e del loro futuro che appare così roseo. Il giovane dice: "Il mio lavoro ha ottime prospettive e potremo presto trasferirci in una casa più grande. Fra otto dieci anni potrò mettermi in proprio. Vedrai che felici che saremo". La giovane sposa continua: "Sì, e i nostri bambini potranno frequentare le scuole migliori e crescere nella serenità". Si baciano e se ne vanno. Su di un salvagente, legato al parapetto, si può vedere il nome della nave: Titanic.
 LI SPEZZO'=questa è, insieme alla benedizione, l'unica azione che viene fatta sui pani. I pani - non c'è scritto - non vengono moltiplicati ma divisi, con-divisi. Non si dice che ce n'erano tanti ma che tutti ne ebbero. Se si condivide ce n'è per tutti!
 E LI DAVA AI DISCEPOLI=quello che c'è scritto qui è molto importante. I discepoli devono solamente darli i pani, distribuirli; i discepoli sono servi di questo pane, sono i distributori del pane, non sono i padroni del pane. Non sono loro che decidono: chi decide di darlo è Gesù; loro devono solamente distribuirlo. Questo è il loro compito. Non sta ai discepoli decidere chi ammettere e chi no a mangiare questo cibo; non sta a loro mettere delle regole e dei limiti o dei divieti. Loro sono servi e non proprietari del pane. Il proprietario è Dio.
NB=ci sono varie azioni ma non c'è il gesto tipico di purificarsi, di lavarsi le mani. Lc vuol far vedere che non è vero che per partecipare alla Cena del Signore bisogna essere puri ma che è il partecipare alla Cena del Signore rende puri.
Gesù farà mai un gesto di purificazione? Sì, durante l'Ultima Cena: la lavanda dei piedi. Ma...
Lavare i piedi era normale perché erano la parte dell'individuo più sporca. Le persone andavano in giro normalmente scalze e potete immaginare cos'erano le strade: la terra, la polvere, gli sputi, gli escrementi. I piedi erano la parte più sporca dell'uomo, la più impura e prima di andare a mangiare ci si lavava i piedi.
Chi poteva, faceva svolgere questo compito agli esseri inferiori. Allora erano obbligati a lavare i piedi: la moglie al marito, il figlio al padre e il discepolo al maestro. Quelli di rango inferiore facevano questo gesto abbastanza disgustoso verso quelli considerati superiori.
Ma quando avveniva questo lavaggio? Ovviamente sempre prima di cena.
Durante l'Ultima Cena, invece, non avviene prima di cenare, com'era ovvio, ma durante la cena. E' proprio strana la cosa? Come mai? Perché Gesù non sta facendo un gesto di purificazione.
Gesù, facendo così, sta dicendo: "Non è la purità (lavarsi prima di cena) che ti rende della cena (dell'eucarestia), ma è la cena (l'eucarestia) che ti rende puro". E' partecipare all'eucarestia che ti rende puro.
Questa è la buona notizia: nessuno è mai più escluso, nessuno è mai più indegno!
17 Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
 MANGIARONO A SAZIETA'=è un pane (eucarestia) che sazia dentro.
 DODICI CESTE =i numeri sono tutti simboli. Il numero 12 rappresenta le 12 tribù di Israele. Questo, cioè chi vive così, donando gratuitamente amore, è il nuovo popolo di Israele. Non più un Dio che ti chiede ma un Dio che si dona, gratis, a te.
Credi in te
Possiamo leggere questo vangelo in molti modi. Io lo sento come un grande invito a credere in me.
Tutto è possibile per chi crede (Mc 9,23), anche l'impossibile (Lc 1,37: "Nulla è impossibile a Dio").
C'è un sogno. Quanti di noi desiderano qualcosa di diverso per la propria vita. Ma poi... Vorresti imparare a suonare il pianoforte: "A 50 anni? Ma sei pazzo? Sei troppo vecchio!". Vorresti cambiare lavoro e farne uno di radicalmente diverso: "Con i tempi che corrono! Non hai mica più vent'anni, eh! Hai una famiglia sulle spalle!". Vorresti aiutare gli altri: "Ma non hai studiato! Non hai titoli! Dove credi di andare?". Sei giovane e vorresti diventare un medico di Medici senza frontiere? "Ma è pericoloso! Non seguire sti sogni adolescenziali, sii realista, trovati un lavoro".
E poi tutte quelle frasi: "Non ho capacità!... Non ho doti particolari!... Sono niente!... Non sono capace di fare niente! Non ho niente di speciale!", che ci impediscono di credere in noi.
E tutte quelle volte che mi dico: "Sarebbe bello se..." e mi scorre davanti ciò che potrei fare, ciò che mi piacerebbe così tanto fare, ciò che mi farebbe felice fare, essere, diventare.
5.000 persone, regione deserta, 5 pani e 2 pesci. Ma dove vuoi che andiamo? Impossibile! La situazione sembra senza vie d'uscita, sembra realmente impossibile. Se ascolti gli apostoli: "Lascia stare! Sì, sarebbe stato bello, ma... Nella prossima vita. Non si può. Non è per te".
Ma Gesù invece dice: "Dategli voi stessi da mangiare" (9,13). "Ma Gesù, cosa dici? Ma non vedi cos'abbiamo? Non vedi che abbiamo solo 5 pani e 2 pesci? Gesù ma dove vivi?". Io non credo in me. Mi guardo e mi dico: "In me non c'è tutta questa energia; in me non ci sono tutte queste capacità; in me non c'è sufficiente forza, decisione, coraggio". Mi guardo e vedo 5 pani e 2 pesci: niente. Cosa vuoi che possa fare!?!
Che fa Gesù? Prende quel che ha e lo benedice e tutti ne mangiano. Gesù non dice: "Ma cosa vuoi che facciamo con 5 pani e 2 pesci?". Gesù prende ciò che già c'è e lo benedice, cioè, lo accetta, crede che da quel poco può uscire qualcosa di grande. E così è stato e così è per chiunque crede.
Quando guardo alla vita di Gesù rimango stupefatto. Quando diceva ad uno: "Stendi la mano" (Mc 3,1), questo lo faceva e guariva. E quando diceva: "Esci, spirito immondo, da quest'uomo" (Mc 5,8), la cosa accadeva. Se diceva ad una fanciulla morta: "Alzati" (Mc 5,42), quella si alzava. E se diceva al mare in tempesta: "Taci, calmati" (Mc 4,39), questo si calmava.
Certo possiamo liquidare la questione dicendo: "Sì grazie, Lui era il Figlio di Dio!", come a dire: "Lui aveva dei poteri straordinari, eccezionali. Mica gli abbiamo noi". Ma non è così. La realtà è che Gesù credeva fermamente in sé e nella Forza che aveva dentro di sé.
Il problema è che credere in sé, credere che si è grandi, potenti, forti, spaventa perché ci mostra chiaramente che la vita è nelle nostre mani e nelle nostre scelte, che la plasmiamo noi.
Perché quando prendi coscienza che la vita è nelle tue mani allora non ti puoi più lamentare, non più dirti: "Che sfortunato che sono! Che brutta infanzia! Che sfortuna che ho io". Se Gesù avesse ascoltato gli apostoli non vi sarebbe stato nessun miracolo dei pani. Ma Gesù ha creduto che la cosa era possibile... e così è stato.
Mc 11,24: "Tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato".
Dobbiamo insegnare alla persone a credere in se, nel potenziale che hanno dentro: inespresso, sepolto o rinchiuso. Perché se si accetta quello che si è, senza giudicarlo ("Tutto qui!"), senza condannarlo ("Faccio schifo!"), senza confrontarlo ("Ho meno degli altri") possiamo costruire qualcosa di meraviglioso per la nostra vita.
Dobbiamo insegnare alle persone che la loro vita è nelle loro mani, e non nelle mani del caso, della fortuna, del Superenalotto, degli altri, delle conoscenze giuste, o di chissà chi. Dobbiamo insegnare ad aver fede, fiducia, che si può costruire ed essere protagonisti della propria vita.
Nikos Kazantzakis: "Avete il pennello, avete i colori, dipingete il paradiso e poi entrateci".
Allora prendi quello che sei e invece di piangerti addosso per ciò che non sei, benedici, ringrazia e accettalo. E' il miracolo dei pani: se si accetta il poco che si è, si moltiplicherà in un'abbondanza infinita.
Negli anni '90 furono costruite 2 auto: Laser della Chrysler-Plymouth e l'Eclipse della Mitsubishi. La Laser aveva 13 vendite per concessionaria; l'Eclipse più di 100. "Che cosa centra, sono 2 auto diverse!", direte voi. E, invece no! Sono la stessa medesima auto (progettate e costruite in società dalle 2 compagnie), con solo nome e azienda diversa. Uno studio: i Giapponesi credevano che il loro prodotto avrebbe avuto successo, gli Americani no.
E chi lo dice che io non possa moltiplicare la mia vita? E perché no?? Ci ho provato? E soprattutto: ci credo io? E se ci credo cosa ho fatto in tal senso?
Cosa potrebbe succedere alla mia vita se iniziassi ad amarla? Come sarebbe la mia vita se pensassi che io ho qualcosa di grande da realizzare e da vivere? Se Gesù ha saputo moltiplicare il pane, perché non dovrebbe essere in grado di moltiplicare la mia vita? Mi chiedo: cosa potrebbe succedere se credessi che io sono quel pane che Dio vuole moltiplicare?
Vi racconterò la storia di Hulda Crooks. Hulda è una signora che a 70 anni, mai fatto niente prima in questo senso, decide di darsi all'alpinismo: "Ma sei matta? Alla tua età? E' pericoloso!", le dicono tutti. Ma lei crede in sé e inizia. Ha scalato un sacco di montagne, tra cui anche il monte Fuji.
Roosevelt era emiplegico: all'attacco di Pearl Harbour voleva riattaccare subito. Gli dissero in generali: "Abbiamo perso il 90% della flotta, impossibile!". Si alza in piedi! (era emiplegico con paralisi motoria di metà corpo): "Non mi dite che è impossibile!".
Lo dissero anche gli apostoli: "Ma come facciamo Gesù? Ma dove vuoi che andiamo con 5 pani e 2 pesci? Impossibile!". Ma non era vero... Non era impossibile ma solo mancanza di fede.
Pensiero della settimana
C'era un villaggio, molto tempo fa, i cui abitanti erano molto, ma molto poveri. L'inverno da quelle parti era terribile e tutti erano preoccupati per un povero vecchio che avrebbe certamente sofferto molto: non aveva nulla da coprirsi se non qualche straccio. Gli sarebbe servito un maglione ma nessuno in quel villaggio ne possedeva due e nessuno aveva il denaro per aiutarlo.
Cosa avreste fatto voi? Bisognava rassegnarsi?
No, una donna ebbe un'idea: "Se ogni persona del villaggio toglie un filo dal suo maglione, riusciremo ad avere abbastanza filo da fare un maglione nuovo da regalare a quel povero vecchio". In realtà ci fu qualcuno che disse: "Io no, il mio filo non glielo do", ma altri invece dissero: "Noi gliene diamo due, lo possiamo fare".
Furono raccolti i fili e la donna confezionò un maglione multicolore per il vecchietto. Il vecchietto accettò tra le lacrime e le persone che avevano donato il filo erano felici nel vedere il vecchietto con il suo maglione, perché sapevano che una parte di loro era in quel maglione.

Fonte:qumran2.net

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