Don Severino GALLO sdb "FESTA DELLA TERRA: GESÙ' VIVE CON NOI"

08 maggio 2016 | 7a Domenica di Pasqua - Anno C | Omelia
FESTA DELLA TERRA: GESÙ' VIVE CON NOI
Festa dell'Ascensione: festa del cielo.
Viene istintivo di pensare: "Oggi il Sacerdote ci parlerà sicuramente del Paradiso..."

E invece no! Nonostante le apparenze, oggi è la festa della terra, e non del cielo.
Infatti gli Apostoli sono stati rimproverati proprio perché stavano là impalati a guardare verso il cielo.
"E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?".
Si direbbe che non ci sia neppure il tempo per i saluti, e noi sia concesso sventolare i fazzoletti...

Oggi occorre guardare verso la terra.
Ci viene affidata la terra.
E' scoccata la nostra "ora". Tocca a noi.
Gesù è scomparso all'orizzonte. "Tocca ai "suoi" assicurare la sua presenta visibile.
Nasce così la Chiesa itinerante.
"Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano (Mc. 16,20).

E nasce il nostro impegno.
L'impegno verso la terra. L'impegno verso gli altri.
Con l'Incarnazione l'umano diventa "lo spazio dell'irruzione di Dio". Dopo l'Ascensione l'umano è lo spazio che continua l'Incarnazione attraverso la presenza dei cristiani e la loro testimonianza.
Dio ha preso la parola attraverso il volto di suo Figlio. Ora Dio continua a manifestarsi, a parlare, a rendersi tangibile, attraverso il nostro volto.

Oggi è la festa della comunità cristiana. E' l'inaugurazione del vivere insieme come Chiesa a motivo di Gesù. Per realizzare la sua presenza, manifestarla, portarla ovunque, renderla efficace.

La famosa formula di UGO DI SAN VITTORE:

"Noi ci facciamo soli (= monaci) per essere con tutti",

possiamo parafrasarla tranquillamente così: noi viviamo insieme per essere con tutti.
Perciò non siamo dei separati, ma degli esseri in comunione. Non siamo persone che badano esclusivamente alla propria salvezza individuale, siamo dei responsabili di tutti.
Non siamo creature della fuga. Ma dell'incontro.
Scrive San Luca: "Nel primo libro ho già trattato, o Teofilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli Apostoliche si era scelti nella Spirito Santo, egli fu assunto in cielo". Così Luca inizia il libro degli Atti degli Apostoli.
L'altro libro...è affidato a noi. Lo dobbiamo scrivere noi. Sono i nostri... a t t i .
Questa è la nostra "pratica fondamentale". Avanti, scriviamo ciò che abbiamo fatto, ciò che facciamo, perché Gesù non sia assente dalla terra...

E' chiaro che non debbono mancare i... prodigi... Non debbono mancare i "segni"..., i miracoli...
Dunque, appuntamento con i nostri... a t t i... Soltanto così l'Ascensione diventa la festa della terra. O meglio: diventa il Regno di Gesù inaugurato sulla terra. Perciò mettiamoci all'opera... Talvolta si sente dire: "Dopo duemila anni di cristianesimo, il mondo è ancora così cattivo. Allora, il cristianesimo è vero?".

Dietro a una simile obiezione si nasconde l'idea che il "cristianesimo" sia soltanto costituito da Gesù: allora, se in duemila anni Gesù non ha cambiato il mondo, forse non riesce o non vuole cambiarlo?
Ragionando così, si dà l'impressione che il cristianesimo sia una forza magica che trasforma la storia e ci porta un paradiso di felicità. Ma la fede cristiana non è una bacchetta magica; Gesù non è un mago; la storia non si cambia magicamente. Entrano in gioco la nostra libertà, le nostre scelte responsabili e libere: il mondo è anche come lo vogliamo noi!
Ed egoisti e violenti come siamo, noi costruiamo un mondo egoista e violento.
Ma - si obietta ancora - che cosa significa allora la presenza d l'azione di Gesù? Egli è ancora in mezzo a noi?

Ecco qui una provocazione che può mettere a nuovo la nostra meditazione nella festa solenne dell'Ascensione. Dopo la morte di Gesù, gli Apostoli furono presi dall'angoscia del dubbio e da un senso di fallimento mortale. La risurrezione e l'incontro con Gesù risorto fecero rinascere tutte le loro speranze che si andavano spegnendo.
Essi allora domandarono: "Signore, è questo il tempo in cui ricostruirai il regno d'Israele?".
E per loro "ricostruire il regno d'Israele" significava portare il benessere, la pace, l'abolizione della sofferenza, ogni angoscia, ogni male. Gli Apostoli ragionavano come se tutto e solo dipendesse da Gesù, indipendentemente da loro. Ma Gesù rispose: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni A Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra".
Gesù non ci dispensa dal vivere nella storia con tutti suoi mille problemi e affanni; non vuole cambiare il mondo senza di noi.

Egli però dona la potenza del suo Spirito: garantisce così tutta l'energia di cui abbiamo bisogno per cambiare vita e fare come ha fatto Lui. Con la forza dello Spirito si possono fare cose strepitose (segni, prodigi, miracoli...), perché è lo stesso Spirito che ha operato in Gesù fino a farlo risorgere.
Inoltre Gesù dona lo Spirito affinché noi siamo suoi testimoni in tutto il mondo.
"Essere testimoni" vuol dire annunciare, con tutta la propria vita, chi è Gesù e che cosa ha fatto, cioè vuol dire vivere come ha vissuto Lui. Così si cambia il mondo.

Il racconto degli Atti, dopo aver detto che Gesù salì al cielo, riporta le parole di due "uomini in bianche vesti", che dissero agli Apostoli: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?".
D'ora in poi Gesù non va cercato "in cielo", cioè in un'attesa del suo miracoloso intervento, ma nella sua parola e nella sua presenza mediata dallo Spirito Santo. Egli tornerà, alla fine, ma ciò non dispensa dalla testimonianza!

Anche noi abbiamo ricevuto lo Spirito Santo nel Battesimo, nella Cresima, nella Comunione. Se vogliamo cambiare il mondo, il nostro compito non è quello di attendere miracoli dal cielo, ma di vivere testimoniando Gesù, e compiendo noi miracoli di santità su questa terra.
In altre parole, Gesù che sale al cielo ci rinvia alla terra, ai nostri impegni, alla nostra testimonianza , senza possibilità di fuga dal mondo o di attese passive di eventi celesti.
Gesù vuol continuare ad agire ed essere presente nel mondo per mezzo nostro e con noi. Egli vuole "continuare a vivere la nostra vita" in noi che Lo testimoniamo a favore di tutto il mondo. Ora tocca a noi far vivere Gesù nel mondo.
In una fabbrica della periferia di Parigi c'era stato uno sciopero e, per ritorsione, l'azienda aveva licenziato un giovane operaio.
L'avevano trasferito ad un vecchio tornio, chiedendogli un rendimento pari a quello che realizzava in precedenza con un tornio moderno.
Era un'impresa impossibile, ma quel ragazzo di 18 anni, nonostante la fatica improba, resisteva al suo posto di lavoro. Un giorno si recò alla J.O.C. dal suo assistente e si sfogò così: "Sono stato licenziato, perché non ce la faccio a produrre i pezzi che mi sono richiesti, ma è una pretesa assurda". E si mise a singhiozzare, senza vergognarsi delle sue lacrime: si era battuto, aveva perso, piangeva. Il Sacerdote allora tentò di confortarlo: "Non bisogna piangere, ci sono altre aziende, troverai un altro posto".
Giovanni si alzò di scatto e replicò vivacemente: "Ma io non piango perché sono stato licenziato: piango perché ero l'unico operaio cristiano in quell'azienda. Ora, fra quegli operai, non ci sarà più Gesù e i miei compagni non potranno conoscerLo. E' per questo che piango".
Quel giovane aveva il vero senso della Chiesa. La Chiesa non è solo nostra madre. E' anche nostra figlia: non ci sarà più Gesù tra i miei compagni...
Cari Fratelli e Sorelle, e noi sentiamo di essere Gesù negli ambienti in cui viviamo?
Ci aiuti la Madonna ad essere davvero Gesù per tutte le anime che incontriamo.

Don Severino GALLO sdb
  Fonte:  www.donbosco-torino.it  

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