Don Severino GALLO sdb"VEDOVA DI NAIM - MORTE - RISURREZIONE"

5 giugno 2016 | 10a Domenica T. Ordinario- Anno C | Omelia
VEDOVA DI NAIM - MORTE - RISURREZIONE
Gesù ha detto di sé: "Io sono la risurrezione e la vita" (Gv. 11,25).

La liturgia della parola di questa Domenica ci aiuta a comprendere tale verità.
La prima lettura e il Vangelo ci mostrano appunto Dio che trionfa sulla morte, manifestandosi così a noi come il "Dio vivente" (Dn 6,26), il "Dio della vita" (Eccli 23,4), il "Dio dei viventi" (Mt. 22,32).
Gesù poi, nel racconto evangelico, ci si mostra appunto il Dio dei viventi in azione. Gesù è venuto per portarci la vita. Sì, quella dello spirito, ma la sua potenza è anche vittoria sulla morte, sul terrore che la morte incute inevitabilmente.
Gesù si imbatte in un corteo di morte e lo trasforma in un convegno di indicibile gioia.
E' una buona occasione per meditare il mistero della morte cristiana. La nostra vita si può ben raffigurare in un lugubre corteo di morte.
La venuta di Gesù, la sua grazia, la speranza che ne deriva hanno trasformato l'inesorabile destino di morte in una festa di gioia. Anche qui dalla morte alla vita.
Come dalla nostra vita dipende la nostra morte, buona o cattiva, così dalla meditazione della morte sorge il proposito di una buona vita.

CORTEO DI MORTE

Dice il Vangelo: "Veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova" (Lc. 7,12).
C'erano tutte le condizioni perché si manifestasse un immenso dolore: la morte, nella sua realtà sempre drammatica e desolante, una giovane vita stroncata, una povera donna rimasta senza nessuno, senza gioia, senza sostegno.
Ci può essere uno spettacolo più commovente? Ed ecco, quel dolore era dolore di un intero villaggio che partecipava in massa al dolore di una povera vedova...
Ma, come sempre, sul dolore umano si imbatte la bontà di Dio, incarnata in Gesù...
Anche dalla parte di Gesù c'era una folla, la solita folla assetata di verità e di grazia. I due cortei s'incrociano.
Fu casuale quell'incontro? Ma ci può essere qualcosa di casuale nell'agire di un Dio, desideroso di far del bene alle sue creature, di lenire i loro dolori?
"Il Signore ne ebbe compassione" (v. 13).
Basterebbe questa osservazione per introdurci in tutta la psicologia umana di Gesù, nella sua sensibilità, nella sua arte di conoscere gli uomini, di vederli nella loro esperienza di vita.
Specialmente nelle contingenze negative - come la sofferenza - l'occhio di Gesù Figlio di Dio, si volge all'umanità dolorante.
Egli la conosce molto bene, e perciò il suo sguardo non si chiude sul dolore e sulla tristezza umana. I suoi passi non si allontanano dalla vita che conduce l'uomo al sepolcro; e ora arresta il corteo della morte con il corteo della vita.
Gesù si commuove: manifesta pietà e compassione per il dolore umano, che Egli assume nel proprio Cuore. C'è una trasfusione della sofferenza degli uomini nell'anima misteriosa e sublime di Gesù.
Infatti: "Gesù, accostatosi, toccò la bara... poi disse: "Giovinetto, dico a te, alzati!".
Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Egli lo diede alla madre" (vv. 14-15).
La commozione di Gesù, così umana, si trasforma subito in potenza divina suscitatrice di vita e di gioia, là dove era morte e desolazione.
A questo punto dovremmo abbandonarci alla piena dei sentimenti, che tale bontà di Gesù suscita in noi. I presenti al miracolo, dice il Vangelo, "furono presi da timore" (v. 16). Di fronte al divino, si rimane sempre sbalorditi e timorosi.
Invece noi che conosciamo la divinità di Gesù, dobbiamo consolarci della sua immensa bontà, così teneramente umana, messa al servizio della nostra miseria. Esprimiamo a Lui la nostra ammirazione, la nostra riconoscenza infinita, il nostro amore indefettibile...
O Gesù, da chi andremo nei nostro sconforti, nelle nostre pene, nei nostri abbattimenti, nei nostri crolli, nelle nostre amare delusioni?
Tu solo potrai dire alla nostra anima: "Te lo dico io, risorgi!". Essa allora riprenderà il cammino, con nuovo slancio, con nuovo impegno, con nuova gioia...
O Gesù, ho bisogno della tua gioia, ho bisogno della tua compassione, ho bisogno della tua parola di vita...
Come sta bene Gesù, vicino alla bara del giovinetto di Naim! E' al suo posto. L'autore della vita vicino alla morte.
La tua luce, o Gesù, deve illuminare il mistero della nostra morte.

La morte à certamente mistero di dolore.
Dice infatti il Concilio: "Di fronte alla morte, l'enigma della condizione umana diventa sommo. L'uomo non solo si affligge al pensiero dell'avvicinarsi del dolore e della dissoluzione del corpo, ma anche per il timore che tutto finisca per sempre.
Ma l'istinto del cuore lo fa giudicare rettamente, quando aborrisce e respinge l'idea di una totale rovina e di un annientamento definitivo della sua persona.
Il germe dell'eternità che porta in sé (...) insorge contro la morte" (L.G. 18). Così il Concilio.

Anche gli atei sentono Dio dentro il proprio cuore. Sentite questa.
GIORGIO LA PIRA, ex sindaco democristiano di Firenze, si distinse per il suo amore alla pace e alla concordia tra i popoli. Riuscì ad avvicinare e ad acquistarsi la stima di illustri personaggi politici: Krusciov, Malenkov, Ho Chi Minh, Nasser, Ben Gurion.
Egli morì il 5 novembre 1977. E' già stata introdotta la sua causa di Beatificazione e i Canonizzazione.
Ebbene, chi lo ascoltava di più era Nikita Krusciov, Presidente dell'Unione Sovietica.
Scrive La Pira: "I nostri rapporti erano cominciati nel 1953, quando gli morì un figlio aviatore. Io gli scrissi: "Perché piange? Suo figlio risorgerà.
Cristo è risorto, questo è un fatto, un fatto ontologico, un fatto vero, anche se uno non ci pensa e non ci crede".
Mi rispose con una lettera, confidandomi le sue difficoltà d'uomo politico e privato.
Lo conobbi poi a Mosca nel 1959. Mi aveva invitato e io avevo accettato l'invito. Gli feci sapere che sarei arrivato il giorno dell'Assunta, il 15 agosto, e che avrei voluto assistere alla Messa. Lui conosceva le mie idee, io le sue, nessuno giocava a rimpiattino; ci capimmo benissimo.
Il 17 volle che io parlassi ad un gruppo del Soviet Supremo riunito.
Dissi: "Signori miei, voi potete anche ridere di quello che io credo e che vi dico, ma badate che alla pace non c'è alternativa".
A Krusciov ripetei: "Sia sereno, suo figlio risorgerà!". Ne fu molto commosso.

Quando La Pira tornò in Russia, dopo la morte di Krusciov, la prima cosa che chiese all'interprete fu di potersi recare alla tomba di lui. Là si fece il segno ella croce e recitò un "Requiem".
L'interprete gli disse: "Professore, io studio ateismo, però, confesso che sento Dio dentro il mio cuore!".

Le stesse parole del Concilio, che parla appunto di "istinto del cuore...".
Ma per noi credenti e religiosi la morte è qualcosa di più: è addirittura la morte gioiosa.
Come lo fu per Sr. AGATA AMELIA BERNARDINI, delle Figlie di San Paolo, morta ad Albano Laziale l'8 giugno 1983.
Al momento di fidanzarsi, sua mamma Domenica aveva fatto questa preghiera: "Signore, dammi tanti figli; e, se ti piacerà, siano consacrati a te!".
Ne ebbe dieci - di cui otto consacrati al Signore - più uno adottato , Felix Abe Job, che fu Vescovo di Ibadan. E Padre Germano, che divenne Arcivescovo di Smirne.
Ebbene, sul letto di morte Sr. Agata diceva: "Credo che il Signore mi abbia preso in parola quando, il giorno dell'operazione (= per tumore maligno...); gli ho detto: "Signore, mi metto nelle tue mani come un infante!".
Ecco perché ora mi sento nelle sue braccia, tranquilla come un bambino. Che strano: sono a un passo dalla morte, e non mi riesce di pensare ai Novissimi: alla morte, al giudizio, all'inferno...
Vedo tanta luce, la Trinità, Dio! Non sarà illusione? Ma no, è certamente perché, per gl'infanti non c'è giudizio!".
E poche ore prima di morire, fissando e indicando la Madonna disse: "Ho la mia astronave, me ne andrò come un razzo! La Madonna è la mia astronave!
Ella mi passava accanto, quasi indifferente; io, offesa, l'ho chiamata e Lei si è voltata con sguardo birichino e mi ha detto: "Ma sì, verrò a prenderti!".
Oh la Madonna: quanto l'abbiamo mitizzata! Non è vero, non è vero: la Madonna non è solenne, non è maestosa e ieratica come la immaginiamo . E' dolce, è materna, è semplice: è MAMMA!

Cari Fratelli e Sorelle, la Madonna è MAMMA! E con lei accanto perfino la morte si trasformerà in gioia di paradiso.

Don Severino GALLO sdb
 Fonte:  www.donbosco-torino.it  

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