MONASTERO MARANGO, "Dio è il nostro orizzonte, non il nostro limite "

Festa della SS. Trinità
Letture: Pr 8,22-31; Rm 5,1-5; Gv 16,12-15
Dio è il nostro orizzonte, non il nostro limite

1)Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità.

Nel vangelo di Giovanni “tutta la verità” è l’intero mistero di Dio, realtà impenetrabile, nascosta ai nostri occhi. Ma «quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha rivelate a noi per mezzo dello Spirito; lo Spirito conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio. Chi infatti conosce i segreti dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai conosciuti se non lo Spirito di Dio. Noi abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio ci ha donato» (1Cor 2,9-12).

Tante volte abbiamo letto il Vangelo: in esso Gesù, il Figlio diventato uomo, non ci rivela niente altro che l’amore del Padre, la sua sconfinata misericordia, e nello stesso tempo il suo pieno abbandono in lui, la sua incondizionata fiducia in Colui che è origine e fonte della vita e che ha il potere di liberare dalla morte.

Ma noi non potremmo comprendere e partecipare al mistero di Dio se lo Spirito Santo, che è Amore, relazione del Padre e del Figlio e ad un tempo frutto e dono di questo amore, non fosse mandato a noi: l’intima verità di Dio si comunica incessantemente e fin “da principio” alla sua Parola, e la Parola fatta carne rivela e dona l’amore del Padre “fino alla fine”, raggiunta con la sua passione e morte. Gesù resta sempre l’unico rivelatore del Padre. Lo Spirito di verità non dirà niente e nulla di nuovo; tuttavia, egli ci introdurrà senza sosta nella piena comprensione del Figlio, perché anche noi possiamo avere «il pensiero di Cristo» (1Cor 2,16).

L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è dato.
La seconda Lettura ribadisce quanto è stato detto nella pagina del Vangelo proposto per questa domenica dedicata alla contemplazione della SS. Trinità. Gesù ha realizzato per noi e in noi l’amore di Dio mediante l’intera sua esistenza vissuta con gli uomini e in loro favore, fino al dono supremo, significato nella sua passione e morte. E cosa produce la vittoria di Gesù sulla potenza della morte? La Pasqua gloriosa del Signore opera la nostra giustificazione, ci mette cioè in relazione con il Padre, in un vincolo di pace, perché il nostro peccato è stato cancellato. Cristo è la porta spalancata, la via accessibile, offerta a tutti, perché noi possiamo vivere presso Dio, nella speranza. Il fatto che noi abbiamo ricevuto “accesso” all’amore del Padre ci conforta nell’afflizione e ci dona di essere forti e pazienti anche nelle prove della vita. Attenzione: il dolore e la sofferenza non vengono da Dio, non sono il frutto amaro della sua volontà. Il Dio che si rivela nella storia di Israele è, fin dal principio, un Dio che non solo osserva la miseria in cui versa il suo popolo, non solo sente il grido di una moltitudine di disperati, conosce il dolore dell'uomo, ma è anche un Dio che “scende” nell’inferno della storia per strappare il suo popolo dalla violenza degli aguzzini, per liberarlo dalla sofferenza e dalla morte, e per farlo “salire” “verso una terra bella e spaziosa”. Mai, nel Vangelo, Gesù ha detto che l’umiliazione dell’uomo, la malattia e la morte, stanno nella volontà e nei disegni di Dio. Gesù ha combattuto la sofferenza; ha liberato noi caricandosi tutto il nostro peso sulle sue spalle. Bisogna anche dire che, quando ci capita di soffrire, quando affrontiamo delle avversità, tutto questo non ci porta lontano da Dio, bensì nel cuore stesso di Dio, che conosce il patire, perché Lui è come un padre e come una madre che fa sua la sofferenza dei figli, portandola dentro di sé.
La “virtù provata” apre alla speranza.

La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è dato.
Le nostre ferite diventano fessure aperte, lame di luce, attraverso le quali fluisce lo Spirito Santo: dono di un amore eterno che vivifica la nostra esistenza, ci fortifica anche nelle tribolazioni, rende ciascuno capace di una speranza sempre nuova. Sì, Dio è il nostro orizzonte, non il nostro limite.

Così parla la Sapienza di Dio: «Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine».
Il mistero della Triunità di Dio è impresso in tutta la creazione, fin dal principio. Quando ancora non esistevano gli abissi, prima che fossero fissate le basi dei monti, quando ancora non aveva fatto la terra, c’era questa Sapienza di Dio. La Sapienza può significare sia il Figlio che lo Spirito. Mediante questa Sapienza Dio ha creato il mondo, così che in tutte le creature è impressa una traccia della Parola sapiente di Dio e della incondizionata fecondità dello Spirito. Il mondo, la creazione intera, non sono Dio, ma ogni cosa porta i segni di Dio. Cristo e lo Spirito Santo non sono la rivelazione di un mistero estraneo al mondo, ma svelamento del suo senso ultimo e della piena verità nascosta in tutte le cose create.

E’ un compito affascinante scoprire l’immagine e l’impronta di Dio in ogni volto, in ogni lacrima, in ogni relazione d’amore, ma anche in ogni parola, in ogni soffio di vita, nel fiore che vive appena un giorno come nell’immensità degli oceani e nelle profondità non ancora esplorate dei cieli.

E’ grazia per noi edificare la comunità dei credenti come un popolo radunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.


Giorgio Scatto
Fonte :MONASTERO MARANGO,CAORLE (VE)

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