ORDINE DEI CARMELITANI,LECTIO DIVINA"La promessa del Consolatore."


LECTIO DIVINA: DOMENICA DI PENTECOSTE (C)
Lectio:  Domenica, 15 Maggio, 2016
 Lo Spirito Santo, 
maestro e memoria vivente della Parola di Gesù
Giovanni 14, 15-16.23-26
1. Orazione iniziale

Signore, Padre misericordioso, in questo giorno santissimo io grido a te dalla mia stanza con le porte
chiuse; a te elevo la mia preghiera dalla paura e dall’immobilità della morte. Fa’ che venga Gesù e si fermi al centro del mio cuore, per cacciare ogni paura e ogni buio. Fa’ che venga la tua pace, che è pace vera, pace del cuore. E fa’ che venga il tuo Spirito santo, che è fuoco d’amore, che riscalda e illumina, fonde e purifica; che è acqua viva, zampillante fino alla vita eterna, che disseta e monda, battezza e rinnova; che è vento impetuoso e soave allo stesso tempo, soffio della tua voce e tuo respiro; che è colomba annunciatrice di perdono, di un inizio nuovo e duraturo per tutta la terra.
Manda il tuo Spirito su di me, nell’incontro con questa tua Parola, nell’ascolto di essa e nella penetrazione dei misteri che essa custodisce; io sia ricolmato e sia sommerso, io sia battezzato e fatto uomo nuovo, per il dono della mia vita a te e ai fratelli. Amen, alleluia.
2. Lettura
a) Per inserire il brano nel suo contesto:
Questi pochi versetti, fra l’altro neanche continui, sono come alcune gocce d’acqua tolte all’oceano; infatti essi fanno parte di quel lungo e grandioso discorso del Vangelo di Giovanni, che va da 13, 31 a tutto il capitolo 17. Dall’inizio alla fine di questa unità discorsiva, profondissima e inscindibile, è trattato un solo unico tema e cioè l’«andare di Gesù», che appare anche come inclusione, in 13, 33: “Ancora per poco sono con voi, dove vado io, non potete venire” e in 16, 28: “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre” e ancora in 17, 13: “Ma ora io vengo a te, o Padre”. L’andare di Gesù verso il Padre porta con sé anche il significato del nostro andare, del nostro percorso esistenziale e di fede in questo mondo; è qui che noi impariamo a seguire Gesù, ad ascoltarlo, a vivere come Lui. E’ qui che ci viene offerta la rivelazione più completa di Gesù nel mistero della Trinità, come anche la rivelazione sulla vita cristiana, la sua potenza, i suoi compiti, la sua gioia e il suo dolore, la sua speranza e la sua lotta. Penetrando queste parole, noi possiamo trovare la verità del Signore Gesù e di noi stessi davanti a Lui, in Lui.
Questi versetti in particolare parlano di tre motivi di consolazione fortissimi, per noi: la promessa della venuta del Consolatore; la venuta del Padre e del Figlio nell’anima del discepolo che crede; la presenza di un maestro, che è lo Spirito santo, grazie al quale l’insegnamento di Gesù non cesserà.
b) Per aiutare nella lettura del brano:
vv. 15-16: Gesù rivela che l’osservanza dei comandamenti non è sforzo di costrizione, ma frutto dolce, che nasce dall’amore del discepolo verso di Lui. A questa obbedienza amorosa è legata la preghiera onnipotente di Gesù per noi. Il Signore promette la venuta di un altro Consolatore, mandato dal Padre, che rimarrà sempre con noi per sconfiggere definitivamente ogni nostra solitudine.
vv. 23-24: Gesù ripete che l’amore e l’osservanza dei comandamenti sono due realtà vitali essenzialmente connesse tra loro, che hanno il potere di introdurre il discepolo nella vita mistica, cioè nell’esperienza della comunione immediata e personale con Gesù e con il Padre.
v. 25: Gesù afferma una cosa molto importante: c’è una differenza sostanziale tra le cose che Lui ha detto mentre era presso i discepoli e le cose che invece dirà dopo, quando, grazie allo Spirito, Egli sarà in loro, dentro di loro. Prima la comprensione è solo limitata, perché il rapporto con Lui è esterno: la Parola giungeva dal di fuori e colpiva le orecchie, ma non era pronunciata dentro. Dopo la comprensione sarà piena.
v. 26: Gesù annuncia lo Spirito santo quale maestro, che insegnerà non più dal di fuori, ma venendo dentro di noi. Egli ravviverà le Parole di Gesù, che erano state dimenticate e le farà ricordare, le farà comprendere ai discepoli in tutta la loro portata.
c) Il testo:
Giovanni 14, 15-16.23-2615Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. 16Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre.
23Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. 25Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. 26Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Offriamo una traduzione un po’ più letterale dal greco, che forse può aiutare a un contatto più intimo e profondo con Gesù, che parla e con la Trinità, di cui Egli parla.
15Se amate me, i comandamenti i miei custodirete 16e io pregherò il Padre e un altro Consolatore darà a voi, affinché con voi per sempre sia.
23Se qualcuno ama me, la parola mia custodirà e il Padre mio lo amerà e verso di lui noi verremo e dimora presso di lui faremo.24Il non amante me, le parole mie non custodisce; la parola che voi ascoltate non è mia, ma dell’inviante me, il Padre. 25Queste cose vi ho detto, quando ero ancora presso di voi. 26Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che invierà il Padre nel nome mio, questi vi insegnerà tutte le cose e vi ricorderà tutte le cose che ho detto a voi Io.
3. Un momento di silenzio orante
Chiedo al silenzio che mi raccolga, che riunisca tutto il mio essere nel suo grembo, perché io sia portato, nel soffio dell’amore, davanti a Gesù, davanti al Padre e allo Spirito e da lì io possa entrare nella Trinità, in questa comunione d’amore, che mi crea e mi ricrea ogni giorno.
4. Alcune domande
Entro alla scuola del Maestro, lo Spirito Santo, mi siedo ai suoi piedi e mi lascio da Lui interrogare; apro il mio cuore, non ho paura, perché Lui istruisce, ma consola, ammonisce, ma fa crescere. Lui è l’Amore, è la Luce, il Fuoco, l’Acqua viva per la mia sete; è il vento impetuoso che spalanca le porte del mio egoismo e fa crollare i muri della mia autosufficienza, della mia sicurezza arrogante e stolta.
a) “Se mi amate”. Il mio rapporto con il Signore Gesù è un rapporto d’amore, oppure no? C’è spazio, nel mio cuore, per Lui? Mi guardo dentro con sincerità e mi chiedo: “Dov’è l’amore, nella mia vita, se ce n’è?”; penso ai miei rapporti, alle mie relazioni, anche alle più importanti, a quelli irrinunciabili, a cui tengo di più: “Sono relazioni costruite sull’amore, su un amore vero, forte, che ha radici profonde, capaci di sfidare anche le siccità, le durezze più ardue dei terreni? Ho davvero il coraggio di amare e amare senza vergogna, con tenerezza, coi gesti, con le parole?” E se mi accorgo che dentro di me non c’è amore, o ce n’è solo poco, provo a interrogarmi: “Cos’è che mi blocca, che mi tiene il cuore chiuso, imprigionato, rendendolo, così, triste e solo?”
b) “Custodirete i miei comandamenti”. Mi viene incontro il verbocustodire, con tutta la carica dei suoi molti significati: guardare bene, proteggere, fare attenzione, conservare in vita, riservare e preservare, non gettare via, trattenere con cura, con amore. Vivo, illuminato da questi atteggiamenti, il mio rapporto di discepolo, di cristiano, con la Parola e i comandamenti che Gesù ci ha lasciato, per la nostra felicità? Il mio cuore sa farsi luogo di custodia, di memoria costante, di affetto e calore nei confronti della Parola?
c) “Egli vi darà un altro Consolatore”. Essere consolati è un’esperienza bellissima, che tutti noi desideriamo e abbiamo bisogno di fare. Quante volte mi sono messo alla ricerca di qualcuno che mi consolasse, si prendesse cura di me, mi mostrasse affetto e attenzione! Ma lo so che la vera consolazione viene dal Signore, che “consola il suo popolo e ha pietà dei suoi miseri” (Is 49, 13) e che dice: “Consolate, consolate il mio popolo (Is 40, 1); Io, io sono il tuo consolatore” (Is 51, 12) e non si stanca di ripetere: “Come una madre consola un figlio così io vi consolerò; in Gerusalemme sarete consolati” (Is 66, 13). Leggo san Paolo e mi sento dire che il Signore è il Dio della consolazione (Rm 15, 5 e 2 Cor 1, 3), che ci consola in ogni nostra tribolazione, perché anche noi consoliamo, a nostra volta, quelli che si trovano in ogni genere di afflizione, restituendo con amore fraterno quel dono che il Padre aveva dato a noi (2 Cor 1, 3ss). E poi scopro, nella lettera ai Romani, che le consolazioni vengono dalle Scritture (Rm 15, 4). Rimango molto colpito da tutto ciò, ci rifletto e cerco di far aderire il mio cuore alla verità che la Parola mi rivela.
Sono pronto ad accettare, ad accogliere con apertura piena, con disponibilità e umiltà questa Consolazione, il vero Consolatore, che viene dall’alto? O mi fido, ancora, molto più delle consolazioni che trovo io, che mendico di qua e di là, che raccatto solo a briciole, senza potermi mai sfamare veramente? So che qui si apre davanti a me un vero cammino di conversione; scelgo di percorrerlo, oppure mi volto indietro e me ne vado via, triste, con le mie povere ricchezze di consolazioni fallaci e ingannatrici?
d) “Prenderemo dimora presso di lui”. Il Signore sta alla porta e bussa e aspetta; Lui non forza, non costringe. Lui dice: “Se vuoi…” e aspetta, con amore. “Se vuoi, osserverai i comandamenti” (Sir 15, 5); “Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti” (Mt 19, 17). Qui Egli mi propone di diventare la sua casa, il luogo del suo riposo, della sua intimità; Gesù è pronto, è felice di raggiungermi, di unirsi a me in un’amicizia così speciale, così unica da venire a porre la sua dimora nel mio cuore, per non uscirne più. Ma io, sono pronto? Sto aspettando la visita, la venuta, l’ingresso di Gesù nella mia esistenza più intima, più personale? C’è posto per lui nell’albergo? Ecco, Lo sento: Lui davvero è qui, alla porta e bussa…
e) “Vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto”. Il verbo “ricordare” porta con sé un’altra realtà molto importante, essenziale, direi. Vengo provocato, vengo scrutato dalla Scrittura. Dove applico la mia memoria? Cosa mi sforzo di tenere a mente, di far vivere nel mio mondo interiore? La Parola del Signore è un tesoro molto prezioso; è un seme di vita, che viene seminato nel mio cuore; ma io che attenzione pongo a questo seme? So difenderlo dai mille nemici e pericoli che lo assalgono: gli uccelli, la calura, le pietre, le spine, il maligno? So portare con me, ogni mattina, una Parola del Signore per ricordarla durante il giorno e fare di essa la mia luce segreta, la mia forza, il mio nutrimento? O sono un dimenticone, uno smemorato dell’amore e dei benefici di Dio per me? La dimenticanza equivale alla lontananza da Lui, fino a perderlo. Voglio forse ridurmi così e dimenticare il mio Signore? Perché, da oggi in poi, nella potenza dello Spirito Santo, che ha il compito proprio di farci ricordare le Parole sante di Gesù, non mi prendo l’impegno di fissarmi nella mente un versetto, anche breve, magari di due o tre parole soltanto, e poi stare in sua compagnia durante il giorno, mentre lavoro, mentre vado in macchina, mentre mi verrebbe da arrabbiarmi o da correre dietro con la fantasia a mille altri pensieri? Perché non impegnarmi a ruminare la Parola, a mangiarla veramente, visto che essa è vero Cibo?
5. Una chiave di lettura
In questo momento cerco di entrare ancor più profondamente in queste Parole così intense e ricche, inesauribili, per luce, calore, nutrimento. Mi accosto ad ognuno dei personaggi presenti in queste righe, mi metto in ascolto, in preghiera, in meditazione - ruminazione, in contemplazione…
Il volto del Padre:
Gesù dice: “Io pregherò il Padre” (v. 16) e toglie un po’ il velo al mistero della preghiera: essa è la via che conduce al Padre. Per giungere al Padre, ci è donato il cammino della preghiera; come Gesù vive il suo rapporto col Padre attraverso la preghiera, così anche noi. Percorro le pagine dei Vangeli e mi faccio ricercatore attento di qualche indizio riguardo a questo segreto d’amore tra Gesù e il Padre suo, perché entrando in quel rapporto, anch’io posso sempre più conoscere Dio, il Padre mio.
“E un altro Consolatore darà a voi”. Il Padre è colui che dona a noi il Consolatore. Questo dono è preceduto dall’atto di amore del Padre, che sa che noi abbiamo bisogno di consolazione: Lui ha visto la mia miseria in Egitto e ha udito il mio grido, Lui conosce infatti le mie sofferenze e vede le oppressioni che mi tormentano (cfr. Es 3, 7-9); nulla sfugge al suo amore infinito per me. Per tutto questo, Egli ci dona il Consolatore. Il Padre è il Donatore: tutto ci viene da Lui e da nessun altro.
“Il padre mio lo amerà” (v. 24). Il Padre è l’Amante, che ama di amore eterno, assoluto, inviolabile, incancellabile. Come dice Isaia, come dice Geremia e tutti i profeti (cfr. Ger 31, 3; Is 43, 4; 54, 8; Os 2, 21; 11, 1).
“Verso di lui verremo”. Il Padre è unito al Figlio suo Gesù, è una cosa sola con Lui e con Lui viene verso ogni uomo, dentro ogni uomo. Si sposta, esce, si piega e cammina verso di noi. Spinto da un amore folle e inspiegabile, Lui ci raggiunge.
“E faremo dimora presso di lui”. Il Padre costruisce la sua casa in noi; fa di noi, di me, della mia esistenza, di tutto il mio essere, la sua dimora. Lui viene e non se ne va, ma fedelmente rimane.

Padre, Padre mio! Credevo di essere orfano, di essere solo in questo mondo e invece oggi, nella tua Parola, mi ritrovo figlio, amato, cercato, rincorso e raggiunto.
Tu mi doni il tuo Spirito, che è il Consolatore, che è la tua Presenza costante, certa, fedele. Tu mi ami, Tu vieni verso di me e rimani in me. Grazie, Padre!
Oggi io rinasco, perché Tu mi ami, o Padre!
Il volto del Figlio:
“Se voi amate me…” (v. 15); “Se qualcuno ama me…” (v. 23). Gesù entra in rapporto con me in modo unico e personale, faccia a faccia, cuore a cuore, anima ad anima; mi propone un legame intenso, unico, irripetibile e mi unisce a Sé tramite l’amore, se io lo voglio. Pone sempre il “se” e dice, chiamandomi per nome: “Se vuoi…”. L’unica via che Lui continuamente percorre per raggiungermi, è quella dell’amore; infatti noto che i pronomi “voi” e “qualcuno” sono collegati al “me” dal verbo “amare” e da nessun altro verbo.
“Io pregherò il Padre” (v. 16). Gesù è l’orante, che vive della preghiera e per la preghiera; tutta la sua vita è stata ricolmata dalla preghiera, era preghiera. Egli è il sommo ed eterno sacerdote, che intercede per noi e offre preghiere e suppliche, accompagnate dalle lacrime (cfr. Eb 5, 7), per la nostra salvezza; “egli, infatti, può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore” (Eb 7, 25).
“Se qualcuno mi ama, la parola mia custodirà” (v. 23); “Chi non mi ama, non custodisce le mie parole” (v. 24). Gesù mi offre la sua Parola, me la dà in consegna, perché io me ne prenda cura e la custodisca, la deponga nel tesoro del mio cuore e lì la riscaldi, la vegli, la contempli, la ascolti e, così facendo, la faccia fruttificare. La sua Parola è un seme; è la perla più preziosa di tutte, per la quale vale la pena vendere ogni altra ricchezza; è il tesoro nascosto nel campo, per il quale si scava, senza badare alla fatica; è il fuoco, che ci fa ardere il cuore nel petto; è la lampada, che ci permette di aver luce per i nostri passi, anche nella notte più buia. L’amore alla Parola di Gesù si identifica con il mio amore per Gesù stesso, per tutta la sua persona, perché, in definitiva, è Lui la Parola, il Verbo. E perciò qui, in queste parole, Gesù mi sta gridando al cuore che è Lui che io devo custodire!
Signore Gesù, Parola di Salvezza, Parola del Padre mio, mia unica Parola di Vita; certo, io ti custodirò! Ti stringerò a me, come una preda e non ti lascerò andare! Farò come Maria, la Vergine santa, che custodiva nel suo cuore ogni tua Parola e se la portava sempre più vicino, confrontando ogni cosa con essa (cfr. Lc 2, 19. 51).
Gesù, fammi entrare nella tua preghiera; alza le mani verso il Padre e accoglimi, come in un abbraccio senza fine, perché la mia vita non ha alcun significato al di fuori di questo dialogo d’amore con te e con il Padre. Amen.
Il volto dello Spirito Santo:
“Il Padre vi darà un altro Consolatore” (v. 16). Lo Spirito Santo ci è dato dal Padre; è il “buon regalo e il dono perfetto, che viene dall’alto e che discende fino a noi” (Gc 1, 17). Egli è “un altro Consolatore” rispetto a Gesù, che se ne va e viene per non lasciarci soli, abbandonati. Mentre sono nel mondo, io non sono sconsolato, ma sono confortato dalla presenza dello Spirito Santo, che non è una consolazione soltanto, ma è molto di più: è una persona viva e vivente accanto a me, sempre. Questa presenza, questa compagnia è capace di darmi gioia, la gioia vera; infatti, dice Paolo: “Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace…” (Gal 5, 22; cfr. anche Rm 14, 17).
“perché rimanga con voi per sempre”. Lo Spirito è in mezzo a noi, è con me, così come Gesù era con i suoi discepoli. La sua venuta si attua in una presenza fisica, personale; io non lo vedo, ma so che c’è e non mi lascia, non se ne va. Lo Spirito rimane per sempre e vive con me, in me, senza una limitazione di tempo o di spazi; così Lui è il Consolatore.
“Vi insegnerà ogni cosa” (v. 26). Lo Spirito santo è il Maestro, colui che apre la via alla conoscenza, all’esperienza; nessuno fuori di Lui può guidarmi, plasmarmi, darmi forma nuova. La sua scuola non è per raggiungere una sapienza umana, che gonfia e non libera; i suoi insegnamenti, i suoi suggerimenti, le sue indicazioni precise vengono da Dio e a Lui riportano. Lo Spirito insegna la sapienza vera e la conoscenza (Sal 118, 66), insegna il volere del Padre (Sal 118, 26.64), i suoi sentieri (Sal 24,4), i suoi comandamenti (Sal 118, 124.135), che fanno vivere. Egli è un Maestro capace di guidarmi alla verità tutta intera (Gv 16, 13), che mi rende libero nel profondo, fin nel punto di divisione dell’anima e dello spirito, dove solo Lui, che è Dio, può giungere a portare vita e risurrezione. E’ umile, come Dio, e si abbassa, scende dalla sua cattedra e viene dentro di me (cfr. At 1, 8; 10, 44), si dona a me così, in maniera piena, assoluta; non è geloso del suo dono, della sua luce, ma la offre senza misura.
Spirito Santo, Tu sei Dono, sei consolazione piena e perciò sei mia gioia, mia esultanza! Tu sei Amore fedele, che non mi lascia, non mi abbandona, ma rimani per sempre! Tu sei con me, ti fai uno con me, accetti di condividere la mia vita più segreta, più intima, anche là dove c’è il dolore, la notte, il peccato. Tu sei il mio Maestro interiore, la mia guida sicura! Ti seguirò, Spirito Santo e non smetterò mai di invocarti e dirti: “Vieni!”. Al mattino ti aspetterò e alla sera cercherò in Te il mio riposo.
6. Un momento di preghiera: Salmo 29
Canto di esultanza al Signore,
che ci ha inviato dall’alto la vita nuova dello Spirito.
Rit. Tu mi dai Vita piena, Signore, alleluia!
Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato
e su di me non hai lasciato esultare i nemici.
Signore Dio mio, a te ho gridato e mi hai guarito.
Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi,
mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba. Rit.
Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
rendete grazie al suo santo nome,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera sopraggiunge il pianto
e al mattino, ecco la gioia. Rit.
Nella tua bontà, o Signore,
mi hai posto su un monte sicuro;
ma quando hai nascosto il tuo volto, io sono stato turbato.
A te grido, Signore, chiedo aiuto al mio Dio. Rit.
Ascolta, Signore, abbi misericordia,
Signore, vieni in mio aiuto.
Hai mutato il mio lamento in danza,
la mia veste di sacco in abito di gioia,
perché io possa cantare senza posa.
Signore, mio Dio, ti loderò per sempre. Rit.
7. Orazione finale
Spirito Santo, lascia che ti parli ancora una volta sola; per me è difficile staccarmi dall’incontro con questa Parola, perché in essa sei presente Tu, vivi e agisci Tu. Presento a Te, alla tua intimità, al tuo Amore, il mio volto di discepolo; mi specchio in Te, Spirito Santo. Consegno a Te, dito della destra del Padre, i miei lineamenti, i miei occhi, le mie labbra, le mie orecchie… compi l’opera di guarigione, di liberazione e di salvezza; io rinasca, oggi, partorito uomo nuovo dal grembo del tuo fuoco, dal respiro del tuo vento. Spirito Santo, io so che non sono nato per restare solo; per questo, ti prego: mandami ai miei fratelli, perché possa annunziare loro la Vita che viene da Te. Amen. Alleluia!

Fonte:http://ocarm.org/

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