D. Severino GALLO sdb"CHI E' GESÙ PER ME?"

19 giugno 2016 | 12a Domenica T. Ordinario- Anno C | Omelia
CHI E' GESÙ PER ME?
VANGELO : "Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell'uomo deve molto soffrire" (<Lc. 9,18-24)
Nel Vangelo odierno Gesù pone ai discepoli una domanda sull'opinione della gente nei suoi riguardi.
In realtà essa prepara alla seconda più importante domanda, che riguarda la loro opinione su di Lui. Questo sta già a dimostrare l'avvenuta separazione dei discepoli dalla massa. Ora la preoccupazione e l'interesse di Gesù sono interamente per loro.
L'opinione della folla su Gesù non supera la convinzione di trovarsi davanti a un profeta o al più davanti a un Elia o a un Giovanni redivivi, inviati a preparare il popolo alla grande speranza messianica. Invece l'opinione di Pietro e dei discepoli è di trovarsi realmente di fronte al Messia. Essi lo credono e lo affermano.
Motivo dominante nella liturgia di questa Domenica è appunto il Messia.
Chi è? Che cosa fa? Che cosa domanda?
E' un tema sul quale oggi è opportuno soffermarci. Gesù può essere visto sotto luce diversa.
Egli è il MAESTRO che ha detto agli uomini le parole più giuste e più vere.
E' il BENEFATTORE: "Passò facendo del bene e sanando tutti gli oppressi dal diavolo" (At. 10,38).
E' l'AMICO: "Voi siete miei amici... Non vi chiamo più servi, ma amici".
Egli stesso si dà il nome di SPOSO: "Possono gli amici dello sposo digiunare mentre lo sposo è con loro?".
E' il FRATELLO MAGGIORE.

Ma tutte queste denominazioni fanno capo a un ceppo unico: GESÙ E' IL CRISTO, il Messia.
"Chi sono io, secondo la gente?".
L'antica domanda fatta agli Apostoli, Gesù la pone ad ogni uomo. La fede è un fatto personale. Non basta che i popoli siano cristiani di nome; occorre che ogni generazione, ogni uomo confessi che Gesù è il Signore.
Così il Cristianesimo è la religione eternamente giovane, sempre da fare, sempre da costruire, sempre da accettare, sempre da approfondire, da quanti sono gli uomini che vengono in questo mondo. Ogni tempo ha le sue responsabilità nei riguardi della fede.
E noi anime consacrate, abbiamo le nostre responsabilità.

Chi è Gesù per la gente?
E' un dato importante, ma molto relativamente. In definitiva, che importa sapere che cosa pensa la gente di Gesù? Che importa, s la vecchietta che troviamo in chiesa alla Messa ci sembra avere una fede superstiziosa, o se il compagno marxista sfoggia il suo credo umano in un Gesù classista, o se il professore o il pubblicista mostrano il loro disinteresse verso di Lui,
o se il pretino "avanzato" predica un Gesù nubiloso di tipo socialista? Quel che conta davvero è che cosa ne pensi tu, che cosa ne penso io.

CHI E' GESÙ "PER TE"?

Gesù invita gli Apostoli a questo approfondimento personale. Perciò non accontentiamoci della risposta a buon mercato., trovata accanto a noi o nella prima rivista illustrata. Dobbiamo cercare la vera risposta. E non crediamo di liberarcene tanto facilmente con la scettica frase di Pilato - tanto comoda, perché tanto poco impegnativa - :
"Che cos'è la verità?". Perché la Verità è di fronte a noi, è Colui stesso che ci chiede: "Chi sono io secondo la gente?".
Occorre cercare chi è Lui realmente, non forgiarci un Gesù a nostro uso e consumo: le nostre categorie soggettive sono il nostro io, non sono Lui.
Lui è "il Cristo di Dio", "il Figlio del Dio vivente", "Dio-con-noi": nostro fratello e nostro Signore, vero uomo e vero Dio, senza divisioni e senza confusione. E' il Dio vivente nel nostro cuore. Lo troviamo lungo la nostra strada.
Non possiamo fingere di non averlo incontrato, di non averlo visto. E' lì a sbarrarci il passo con al sua potenza, con il suo fascino, con la forza dirompente del suo insegnamento paradossale.
Egli è un gigante tale, che postosi sulla strada degli uomini, la riempie tutta di Sé. Bisogna per forza imbattersi in Lui, prendere posizione nei suoi confronti. O con Lui o contro di Lui. O cristiani, o non cristiani. Gesù è lì a chiederci: "Chi sono io per te?". E aspetta la risposta.

"Chi sono io?". L'approfondimento di Gesù non resta un esercizio speculativo, astratto; diventa anche approfondimento del nostro io. Se Gesù è nostro fratello, chi siamo dunque noi? Quel che dice la gente? O quel che vuole la gente?
Gesù c'invita a non fermarci qui, ma a guardare in profondità chi realmente siamo.
San Paolo nella seconda lettura ci offre la chiave di tale ricerca: "Tutti voi siete figli di Dio per la fede in Gesù".
Perciò fratelli tra fratelli con tutti gli uomini del mondo. Non individui, ma comunione: mani che si stringono per avvolgere in un abbraccio immenso il mondo, mani che si muovono per costruire un mondo nuovo.
Già! Un mondo nuovo!... Miraggio di tutte le utopie di tutti i secoli, di tutte le ideologie. Ma il mondo che esce dalle mani dei rivoluzionari - la storia ce lo conferma - è vecchio anzi tempo. Perché in esso manca l'uomo nuovo!
Non basta cambiare camicia (nera, turchina, bruna o rossa che sia). Occorre cambiare il cuore. E il cuore non si cambia mutando ideologia, si cambia con l'irruzione della Grazia di Dio. Non bastano giovani generosi, occorrono giovani santi, giovani che si sono rivestiti "di Gesù", che sanno impegnarsi con Lui... Anime che rinnegano l'egoismo, il tornaconto, lo spirito di potenza, la corsa al piacere.
Il Gesù, di fronte al quale dobbiamo prendere posizione, è e rimane il Gesù Crocifisso, il Gesù dello scandalo, il Gesù sofferente, che è pur sempre il Gesù risorto.
Come sbagliano coloro che pensano soltanto al crocifisso, così sbagliano quanti pensano solo al risorto. In Gesù morte e risurrezione sono correlative, sono necessarie l'una e l'altra, sono coesistenti e non ci può essere l'una senza l'altra.
Ecco allora completarsi la nostra risposta alla domanda: "Chi è per te Gesù?".
Gesù è il Figlio di Dio fatto uomo e morto per noi; è Colui che invitando a seguirlo dice: "Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua" (Lc. 9,23).
Perciò conoscere Gesù significa conoscere l'umiliazione della croce; di più, significa salire con Lui sulla croce.

Lo scrittore HUISMANS, colpito da un cancro alla lingua, fa chiamare il Dottore.
Questi si dichiara impotente e non trova altro da consigliare se non l'uso della morfina.
In seguito quello stesso Dottore, colpito a sua volta da un tumore allo stomaco, prende la morfina in dosi molto elevate.
Lo scrittore, venuto a saperlo, lascia senz'altro il calmante. Dice: "Siccome il Dottore non può sopportare il suo dolore, voglio fare io per lui ciò che posso".
Per la salvezza della sua anima voglio soffrire io al suo posto. Non voglio più morfina". E tenne duro fino alla fine, fino alla morte.
Come Gesù, il suo seguace è chiamato a fecondare la sofferenza come legge di vita. Non dobbiamo cercare la sofferenza di proposito. Non dobbiamo crearla negli altri. Ma dobbiamo benedire quello che la vita ci riserva, e diventare così strumenti di salvezza per gli altri.

Ci aiuti la Madonna a seguire - come Lei - Gesù fin sul Calvario, per udire anche noi quelle dolci parole: "Figlio, ecco tua Madre".
Mamma Addolorata, ma pur sempre Consolatrice e Ausiliatrice nostra.

Don Severino GALLO sdb
Fonte:  www.donbosco-torino.it  

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