Don Arnaldo SCAGLIONI sdb "Va' in pace"

12 giugno 2016  | 11a Domenica T. Ordinario - Anno C  |  Omelia
11a Domenica T. Ordinario - C / (Lc 7,36 - 8,3"
"Va' in pace"
La debolezza è l'habitat della misericordia di Dio.

Il Vangelo è tutto misericordia. A tutti e in ogni circostanza Gesù si dichiara medico per i malati; afferma con forza di essere venuto per i peccatori: li rifà nuovi di zecca come il figliuol prodigo della parabola e "la peccatrice" in casa di Simone, il fariseo.
Tutti gli atteggiamenti suoi grondano misericordia.

** E' misericordia il boccone di pane offerto a Giuda
** E' misericordia lo sguardo rivolto a Pietro reo confesso di averlo tradito
** E' misericordia la promessa a un malfattore: "Oggi sarai con me in Paradiso"
** E' misericordia dire davanti a tutti a una peccatrice: "I tuoi peccati sono perdonati".
A ragion veduta S. Francesco di Sales può parlare di Dio come Dio dal cuore umano
"Dieu est le Dieu du coeur Humain".
S. Agostino commenta questa pagina identificando la peccatrice con "la miseria" e Dio con la "Misericordia".

La miseria e la misericordia si incontrano.
Lo stesso Lutero ha l'ardire di affermare:
"La misericordia di Dio è come il cielo che rimane fermo sopra di noi
Sotto questo tetto siamo al sicuro dovunque ci troviamo.

Noi Sacerdoti dovremmo parlare di meno di Gesù, ma di più come Gesù.
In altre parole corriamo il rischio di appellarci al decalogo come il fariseo e non direttamente all'amore misericordioso di Gesù.

Di fronte a questa pagina - eloquente per se stessa - mi viene da esclamare con
Don Lorenzo Milani:
"Io non credo in Dio.
E' troppo poco.
Io gli voglio bene".
Mi sono trovato, durante un pellegrinaggio, davanti alla porta di un monastero.
Una scritta fermò la mia attenzione:
"Quidquid veri et pulchri et boni quaeris,
hic morare et invenies".
(Quanto di bello e di buono tu stai cercando, fermati qui e troverai)

Davanti a una pagina come questa faccio fatica ad accettare l'ostentazione di un fariseo che vuole far sapere o meglio far vedere a tutti, anche a chi è in strada - per questo motivo la donna entra senza preannunciarsi - che Gesù è suo ospite.

Resto folgorato dall'umiltà di una peccatrice che si prostra ai piedi di Gesù offrendogli quanto di tutto suo ha: le lacrime, il profumo e i baci.
Tre doni. Per associazione mi ricordano l'oro, l'incenso e la mirra dei Magi.

Al loro posto

1. Le lacrime

Sono lacrime vere: oro colato
Conoscono la sofferenza, l'umiliazione, il pentimento
Non una lacrima va sprecata
Ogni lacrima è preziosa per Gesù. Vale 18 carati.
Penso che Gesù tenga una tinozza a parte per raccogliere tutte le lacrime versate da ognuno di noi.

Gesù conosce per esperienza il pianto, il suo fluire sulle guance, il suo scendere amaro fino a
lambire le labbra.
Le lacrime non cancellano il colore degli occhi, come fa la pioggia col colore delle case.
Il pianto non fa rumore, ma ha lo sfogo di un temporale.
Il singhiozzo scuote tutta la vita, ogni fibra del nostro corpo.
" La donna piange, singhiozza, bagna i piedi di Gesù.

2. Il profumo

Il profumo come l'incenso invade ogni angolo, arriva a tutti. Sale verso l'alto, esalta chi ne è oggetto
Tutto in questa pagina profuma:
le parole di Gesù sono un vero balsamo
gli occhi di Gesù emanano tenerezza
il volto di Gesù sprizza gioia da tutti i pori.
Il testo non lo dice, ma Gesù sorride.

Spiego il perché.
Il sorriso e le lacrime sono simili.
Tutti e due in questo caso fanno conoscere il cuore.
Tutti e due parlano la stessa lingua:
la lingua dell'anima.
" Profuma i suoi piedi con il prezioso nardo
Unge Gesù come un re, un profeta, un sommo sacerdote
Il suo profumo anticipa gli oli della sua sepoltura prima di risorgere.

3. Il bacio

Non quello amaro di Giuda
" Il bacio è una vera mirra.
Arriva dopo lunghe attese, dopo lunga maturazione.
Non fa parte di una compra vendita, non è a buon mercato
come vuol farci intenderlo una Società in cui il corpo "la fa da padrone".
Dietro ad ogni mercimonio c'è sempre tanta amarezza. Solo delusione.
"Somma infelicità" (Cicerone).

Invito a leggere il Cantico dei Cantici, un vero trattato sull'Amore.
Se ne esce con le ali ai piedi, con un corpo imponderabile, senza i pesi della morbosità
e della concupiscenza.

"Da quando sono entrato
non ha cessato di baciarmi i piedi"
"Per questo io ti dico:
sono perdonati i suoi peccati, perché ha molto amato".

Preghiamo il Salmo 56

Pietà di me, pietà di me, o Dio
in te mi rifugio:
mi rifugio all'ombra delle tue ali
finché sia passato il pericolo.

Don Arnaldo SCAGLIONI sdb
Fonte:  www.donbosco-torino.it

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