Don Enzo BIANCO sdb GESÙ "MANDA" ANCHE IN TEMPO DI FERIE

3 luglio 2016 | 14a Domenica T. Ordinario - Anno C | Omelia
GESÙ "MANDA" ANCHE IN TEMPO DI FERIE
Tanta gente in questi giorni va in ferie, i ragazzi sono in vacanza, e chi non è partito forse si prepara a
farlo. I cristiani, discepoli del Signore, in questi giorni vanno in giro per il mondo! Bene, ma a mandarli in giro, aveva già cominciato il Signore. Un giorno - dice il Vangelo di questa domenica - Gesù inviò in missione 72 discepoli per la Palestina inondata di sole e di luce. E c'è da supporre che se noi ci rendessimo disponibili, invierebbe anche noi.

INVIATI: PERCHÉ PROPRIO 72

Quei discepoli: inviati dove? e a chi? Stando al racconto che ne fa l'evangelista, si direbbe alla gente lì attorno, nella Samaria. Dovevano precedere il Signore, andare "davanti a lui, in ogni città e luogo dove stava per recarsi". E preparare il terreno al suo annuncio. Dunque missione in apparenza limitata quanto ai destinatari e allo spazio.

Quei discepoli: perché proprio 72? Il numero sembra avere per Gesù un valore simbolico. Non è preso a caso. Gli antichi, a cominciare dal famoso Pitagora, davano grande importanza ai numeri. E proprio il 72 è suggerito dal libro della Genesi, che riportava la "tavola delle nazioni", cioè l'elenco dei popoli della terra. Contati, risultavano 72. Secondo la Genesi, formavano l'intera umanità.
Perciò i discepoli erano simbolicamente inviati da Gesù, uno per ciascun popolo del mondo. Destinataria della loro missione perciò non la piccola Samaria, ma la Terra intera.

INVIATI, PERCHÉ E COME

Gesù nelle sue istruzioni ai discepoli ha precisato: "Guarite i malati, e dite: "È vicino il regno di Dio"". Essi dovevano andare incontro alle necessità reali della gente, e richiamarla ai valori dello spirito. Così Gesù affida loro lo stesso compito che il Padre ha assegnato a lui. Associa i suoi discepoli al proprio livello e dignità.

E come dovranno comportarsi? Gesù indica loro gli atteggiamenti interiori da assumere. In pratica, fare come faceva lui. Il Signore si guardava attorno, vedeva l'umanità affollata sul nostro inquieto pianeta, gli pareva un immenso campo di grano da mietere. Diceva: "la messe è abbondante". Perciò: "Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!". Pregare, perché ai discepoli occorrerà l'aiuto di Dio.

Poi Gesù suggerisce l'atteggiamento della pace, in mezzo a gente che pacifica non è. "Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi". Proponeva quella che oggi chiamiamo nonviolenza. L'abbiamo riscoperta con Gandhi e Martin Luther King, ma essa ci è venuta da Gesù. I 72 saranno dunque pacifici, e saranno annunciatori di pace.

Il Signore suggerisce loro anche i comportamenti esteriori da adottare, e uno è per lo meno curioso: "Non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada".
Consiglio curioso, ma utile soprattutto allora e da quelle parti. I saluti nell'Oriente erano (e sono…) importantissimi! Ci si incontra, e si fanno salamelecchi a non finire. La parola salamelecchi è quella giusta: ci viene dall'arabo - Salàm aléik - e significa Pace a te. Augurio di pace, ma poi di solito seguìto da tanti lunghi blablablà.
Non è solo una turcheria, si fa così in tutto il mondo: le casalinghe che s'incontrano al mercato, e gli uomini che prendono il caffè al bar. Gesù no, dice che occorre sbrigarsi perché c'è tanto da fare.

Altro comportamento pratico: "non portate borsa, né sacca, né sandali". Noi moderni siamo abituati a viaggiare con bagaglio appresso. E abbondante. Gesù sembra mettere in guardia dalle eccessive preoccupazioni per il futuro, dal bisogno di accumulare. Insomma richiede il distacco dai beni materiali.
Invece siamo così legati alle cose! Il romanziere Jules Renard ha segnalato il ragionamento bizzarro di un bambino ricco, che possedeva un bel giocattolo ed era posseduto da un grande egoismo. Un giorno disse a un altro bambino: "Io ti darei il mio giocattolo, ma non posso. È mio!". Come se fosse una mano o un piede.

Infine Gesù prescrive di portare la pace: "In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa". Se l'ingordigia di possedere suscita le guerre, Gesù propone il distacco, il disinteresse, la cordialità, la condivisione. La base per vivere nella pace.
In sostanza il Signore si aspetta che i discepoli incarnino tutte queste raccomandazioni, che esprimono i suoi valori, e devono essere vissute dai figli di Dio.

ANCHE NOI INVIATI

Che ne fu poi di quella speciale missione? Pare sia andato tutto bene: essi poterono constatare l'effetto liberante della Parola di Dio. Racconta Luca che "tornarono pieni di gioia, riferendo: "Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome!"".
Ma Gesù frena i loro entusiasmi. Dovranno trovare motivo di gioia non nei successi conseguiti, ma perché comportandosi da figli di Dio hanno l'approvazione del Padre celeste. "Piuttosto - conclude - rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli".
Ciò vale per tutti, anche oggi per noi. Forse noi non siamo inviati ai lontani (come succede ai missionari), ma di certo ai vicini. Ai nostri cari, amici, compagni di lavoro, di studio. Ai nostri anziani.

E inviati anche in tempo di ferie. I cattolici sulla Terra sono un miliardo e 200 milioni. Con le altre denominazioni, due miliardi di cristiani. Per tanti la bella stagione è solo occasione per dissiparsi, e vivere - come si dice - in libertà. Libertà in tutti i sensi. Magari libertà dei cinque sensi. Ce ne sarebbe anche un sesto, il buon senso, ma - come qualcuno ha notato - "tra i cinque sensi il buon senso non è compreso". E lo si nota soprattutto in tempo di ferie! Invece il Signore ci vuole con buon senso sempre, e ci manda in missione tutto l'anno.

Don Enzo BIANCO sdb
 Fonte:  www.donbosco-torino.it

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