Don Mario MORRA sdb"Siamo stati chiamati alla libertà!"

26 giugno 2016 | 13a Domenica T. Ordinario - Anno C | Omelia
Siamo stati chiamati alla libertà!

È stupenda l'affermazione di S. Paolo nella lettera ai Galati che troviamo nella 2a lettura. È come un
inno di giubilo, un'esplosione di gioia incontenibile: "Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi (5, 1) Voi, fratelli, siete stati chiamati alla libertà" (5, 13)
A) Paolo si rivolge alla comunità della Galazia, annunciando che i cristiani sono liberi dalle prescrizioni della legge ebraica; ormai non contano più le opere secondo la legge di Mosè (come ad es. la circoncisione) e le varie osservanze giudaiche riguardanti i cibi e le tante usanze. Ciò che conta ormai per la salvezza è solo Gesù Cristo e la fede in Lui, ma una fede operosa mediante la carità, mediante l'amore.
La libertà, infatti, a cui Gesù ci ha conquistati, non è licenza o libertinaggio, non deve diventare "pretesto per vivere secondo la carne" (v. 13) afferma con vigore S. Paolo; cioè non è un pretesto per vivere in modo materialistico, seguendo la logica del mondo e facendosi schiavo delle proprie passioni disordinate.
Siamo stati riscattati a libertà da Gesù per praticare l'amore fraterno e l'aiuto vicendevole: "mediante la carità fatevi servi gli uni degli altri"."Poiché, - precisa Paolo - tutta la legge di Dio trova la sua pienezza in un solo comando: amerai il prossimo tuo come te stesso"(v. 14).
Libertà dunque dalla schiavitù del1'egoismo, per un servizio di amore verso tutti i fratelli. E siccome all'interno della comunità della Galazia ci sono discordie e divisioni, S. Paolo aggiunge ironicamente: "Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!" (v. 15).
B) Per vivere la libertà dei figli di Dio che Gesù ci ha donato, e praticare l'amore vicendevole, bisogna lasciarsi guidare dallo Spirito di Dio, bisogna "camminare secondo lo Spirito", ci insegna ancora S. Paolo; così "non si sarà portati a soddisfare i desideri della carne", cioè a soddisfare i desideri della natura, schiava dei vari istinti (della lussuria, dell'orgoglio, dell'ira, ecc.), perché la natura, corrotta dal peccato, ha "desideri contrari allo Spirito, e lo Spirito ha desideri contrari alla carne" (vv. 16-17).
Dobbiamo allora chiederci:
- Noi viviamo veramente nella libertà a cui Gesù ci ha ricuperati, o siamo ancora schiavi delle nostre passioni?
- Ci amiamo, all'interno della nostra famiglia e della nostra comunità, oppure "ci mordiamo" a vicenda, come facevano i Galati?
- Ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo, camminiamo secondo lo Spirito di Dio, o ci comportiamo ancora secondo lo spirito e la mentalità di questo mondo?
Sono questi interrogativi importanti che la Parola di Dio ci pone oggi, e che attendono una risposta sincera da parte nostra; attendono soprattutto un serio impegno di coerenza!
C) Il brano del Vangelo odierno, poi, con i tre brevi episodi della seconda parte, ci insegna che cosa Gesù richieda dai suoi discepoli, da chi decide di seguirlo, cioè dal cristiano.
Può sembrare, il suo, un linguaggio un po' duro, quasi disumano, ma non lo è; è un linguaggio molto esigente, questo sì, ma tutto il Vangelo è esigente.
- Gesù esige dai suoi di non riporre la propria fiducia esclusivamente nelle cose terrene, ma di porre la propria sicurezza in Dio, e la propria ricchezza nel possesso del suo Regno. ("Le volpi hanno le loro tane - Egli ci dice - e gli uccelli del cielo il loro nido, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo").
- Gesù esige dai suoi una disponibilità completa e assoluta a seguire Lui e a fare il bene, senza trovare scuse o pretesti per rinviare la decisione, tentennare e tergiversare ("Lascia che i morti seppelliscano i loro morti, tu va' e annuncia il Regno di Dio").
- Gesù esige di non concedersi incertezze o ripensamenti, una volta che si è visto ciò che si deve fare per la propria salvezza ("nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volta indietro è adatto per il Regno di Dio").
Sono, in fondo, le stesse disposizioni d'animo che il Signore chiede anche ad Eliseo, chiamato a continuare l'opera profetica del grande Elia, come ci viene riferito dal I° libro dei Re (la lettura).
In definitiva Gesù pone se stesso e il suo Regno, il suo messaggio di salvezza, come il valore assoluto, al quale tutto il resto va subordinato; tutto il resto ha significato solo in ordine a questo valore supremo. Allora dobbiamo chiederci se il Signore è davvero il nostro "unico bene", il valore più importante della nostra vita, come abbiamo ripetuto nel salmo responsoriale: "Sei tu, Signore, l'unico mio bene".
- O non siamo, forse noi, ancora troppo attaccati alle cose terrene e in esse poniamo la nostra sicurezza esclusiva?
- O non siamo, forse, ancora tentennanti e indecisi quando il Signore ci chiede di seguirlo sulla via del bene e dell'onestà, senza incertezze?
- O non abbiamo, forse, anche noi dei ripensamenti, dei rimpianti, delle incertezze nel seguire gli insegnamenti di Gesù?
La Madonna ci aiuti e ci dia coraggio per seguire sempre la legge dell'amore che Gesù ci ha insegnato: ci sentiremo più buoni e più sereni.

Don Mario MORRA sdb

 Fonte:  www.donbosco-torino.it  

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