Don Paolo Zamengo, "Incontri sulla strada "

XIII DOMENICA DEL T.O. ANNO C 2016 
Incontri sulla strada     Lc 9, 51-62   
Molte pagine del vangelo sono incontri di Gesù o con Gesù e molti avvengono sulla strada. Gesù
attraversa la Palestina in lungo e in largo, Galilea, Samaria, Giudea, Km e Km e non si nega a nessuno. Gesù vede, chiama, parla, invita, annuncia. Vive intensamente la sua missione in piena consonanza con il Padre, senza infingimenti e senza rinvii.

Mi colpiscono queste parole: “Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”. Mi viene spontaneo chiedere: Cosa vai a fare, Gesù, a Gerusalemme?. Glielo voglio chiedere perché, qualche versetto prima, Gesù aveva detto anche: “ Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini” (Lc 9,44). Insomma, Gesù, cosa vai a fare a Gerusalemme?

A Gesù e a chi si fa suo discepolo, non è certo amare Dio che costa fatica, sacrificio e la vita. È amare gli uomini, è consegnarsi in mano agli uomini che costa fatica, sacrificio e la vita. È amare gli uomini in nome di Dio, è amarli come Dio: questo costa ciò che è costato a Dio.

Costa perché, a volte, il mondo degli uomini assomiglia a un inferno fatto di miseria, di violenza, di malattia e di povertà. E Gesù entra in questo inferno e sfama e protegge, guarisce e ama.

Ma c’è un altro inferno, molto più crudo e freddo, dove l’uomo vive di egoismo, nell’esclusione, nel rifiuto, nell’indifferenza verso l’altro.  E in questa indifferenza si barrica, si chiude e respinge tutto ciò che tenta di abbattere le mura dell’egoismo.

Dietro queste sbarre vince la volontà di non conoscere e di vivere amore, responsabilità e comunione con l’altro.  Questa è la condanna, questa l’angosciosa solitudine, questo è il gelido inferno, l’invincibile prigione.

Il vangelo di oggi ci fa alcuni esempi.  È inferno il pregiudizio . “I Samaritani non vollero riceverlo, perché era chiaramente diretto a Gerusalemme”. È inferno la paura di amare e di fare comunione fino alla com-passione con i poveri: Invece “il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”. È inferno quando si vive dentro orizzonti esclusivamente terreni: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti” dice Gesù. È inferno quando l’uomo non sa e non vuole amare, perché non sa o non vuole riconoscere le priorità che meritano anche una faticosa responsabilità. È inferno quando non ci apriamo al totalmente altro e al per sempre: “Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio”.

Gesù va a Gerusalemme perché è grande nell’amore e si sente responsabile dell’uomo. Per questo non lascia nulla di intentato sino a perdere tutto di sé. Va decisamente a Gerusalemme per rompere quella scorza che avvolge il cuore dell’uomo, per salvarlo dalla solitudine che è l’inferno.

Gesù va a Gerusalemme soprattutto per essere paradiso. Per essere cioè la gioiosa manifestazione del cuore del Padre che aspetta il figlio prodigo, che riparare l’infranta relazione d’amore con il figlio presuntuoso, per chi domanda di poter toccare anche solo il lembo del suo mantello e per chi si accontenta delle briciole cadute dalla sua mensa.

Gesù va decisamente a Gerusalemme per ripetere, all’infinito, a qualsiasi di noi: “Oggi sarai con me in paradiso”. Oggi sarai con me che sono il paradiso.

Fonte:Don Paolo Zamengo,

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