Don Paolo Zamengo,SDB" Incontrare l’amore"

Incontrare l’amore       Lc 7, 36-8,3
XI DOMENICA DEL Tempo Ordinario ANNO C 
Un fariseo ha invitato Gesù con la segreta speranza di una verifica. Forse Gesù era davvero un uomo
di Dio. Che delusione! Un incidente lo ha subito squalificato. Una peccatrice, dal comportamento eccessivo, aveva creato un certo imbarazzo che Gesù pareva gradire come preso in trappola. Il giudizio di condanna non tarda: “Se Gesù fosse un profeta, saprebbe chi è questa donna che lo tocca”.

Questo fariseo troppo preoccupato di sapere cosa Dio pensa e vuole, divide gli uomini in due categorie, giusti e ingiusti, puri e impuri.  Pertanto, se Gesù ha accettato da una donna questi gesti ambigui, ha dimostrato di essere un impostore.    Ma per Gesù non è così, anzi è esattamente il contrario. Ciò che pesa sulla bilancia di Dio non è il peccato ma l’amore.

Dall’inizio della cena, la donna esprime la sua venerazione per Gesù e Gesù la accoglie per questo suo amore. Che questo amore possa essere giudicato torbido, come suppone il fariseo, vuol dire semplicemente che può anche essere ritenuto sincero e puro. Gesù coglie in questa donna la nostalgia di un non dimenticato candore.  Sentimento che esiste in ogni creatura anche se ferita e decaduta.

Questa donna, capace di amare e di manifestarsi così, è accolta da Gesù non come una creatura perduta. È successo in lei qualcosa che l’ha rigenerata nella sua dignità e purezza. Cosa?

Gesù cerca di spiegarlo al fariseo che è, invece, convinto che sia la sua bontà di uomo e la sua condotta l’origine e la causa dell’amore di Dio. Gli hanno sempre insegnato che una vita irreprensibile è la prova da dare a Dio. Come se l’amore di Dio dipendesse dalle nostre azioni. Come se l’amore di Dio si mettesse in moto grazie ai nostri meriti.

Per far comprendere cosa è l’amore di Dio, Gesù racconta una storia di debito e di condono. Gesù non ha un’altra scelta. La strada dell’amore passa necessariamente per la strada del debito insolvibile e del condono immeritato.  Sarà proprio questa sorpresa inaudita e inimmaginata a generare la riconoscenza e la confessione dei peccati.

Il fariseo pesa il peccato senza accorgersi che è proprio il peccato  l’opportunità colta da quella donna. Gesù lo dice chiaramente: “Se ama così tanto è perché tanti peccati le sono stati perdonati”. Questa donna deve tutto al suo peccato. Non solo l’more di Dio passa attraverso il perdono, ma anche la qualità dell’ amore dipende dalla grandezza del perdono ricevuto.

“A chi si perdona poco, poco ama”. Chi ha avuto un condono importante sa, meglio di chiunque altro, fino a che punto è stato amato. Alla peccatrice occorrevano il peccato e il perdono ma anche a Dio, lo dice S. Paolo, occorreva la colpa dell’uomo per manifestare il suo amore.  “Quando eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5,8). Quando eravamo ancora peccatori, Dio ci ha amato.

Questo vuole Dio. Il suo amore non è una ricompensa per chi è giusto e non ha bisogno di perdono, ma è una forza che lava, rinnova, sana, guarisce, sorprende, trabocca, invade, colma e riempie la distanza che il peccato ha scavato tra noi e Dio.

Per essere ammessi al banchetto dell’amore, dobbiamo ricordarci che non siamo degni di riceverlo ma che una sola parola è sufficiente a salvarci e a rivelarci il suo amore. “Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato”.

Dio ci ama e ci accoglie ogni giorno e sempre, perché siamo peccatori. Peccatori sempre più perdonati e rinnovati dal suo amore.

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