Luca DESSERAFINO sdb"Il tuo amore vale più della vita"

19 giugno 2016 | 12a Domenica T. Ordinario - Anno C | Omelia
Il tuo amore vale più della vita
"Chi dice la gente che io sia?". E' la domanda che Gesù rivolge ai suoi discepoli a Cesarea di Filippo.
L'evangelista non riporta il luogo ma precisa il momento in cui Gesù rivolge queste parole ai discepoli, ossia "mentre egli stava a pregare in un luogo solitario e i discepoli erano con lui". Non si tratta di una sorta di sondaggio; anche se i Vangeli fanno emergere le diversità delle opinioni verso questo singolare profeta di Nazareth. A Gesù non sembra interessare più di tanto il parere della gente; quel che davvero gli sta a cuore è cosa pesano di lui i discpoli.

E il perché si comprende dal seguito del racconto evangelico. Gesù sta per intraprendere un cammino davvero difficile verso Gerusalemme. Egli ha ormai chiaro lo scontro che ci sarà tra la sua predicazione e le autorità religiose e spirituali che dominano Israele. E certamente gli tornano in mente i numerosi brani dell'Antico Testamento ove si parla del servo sofferente o del giusto trafitto, come scrive il profeta Zaccaria. Ma se per lui è chiaro quel che gli accadrà, non lo è affatto per i discepoli. Per questo, Gesù, senza commentare le opinioni della gente, chiede immediatamente ai discepoli: "Ma voi chi dite che io sia?".

E' la domanda centrale del brano evangelico. Essa chiede certamente chiarezza di idee, ma soprattutto adesione del cuore. E Pietro, a nome di tutti, a rispodere: "Il Cristo di Dio". Una risposta che se anche non è del tutto chiara nella mente di Pietro, certamente è piena e limpida sul piano della sua fede. E' ormai chiaro che Gesù per i discepoli non è solo un maestro di dottrine, è l'amico, è il confidente, è la loro vita, è il loro salvatore. La conversazione che si instaura tra Gesù ed i discepoli è un dialogo familiare e confidente. Gesù apre il suo cuore e confida ai suoi più intimi quello che gli accadrà a Gerusalemme. L'annuncio confidenziale della sua passione, morte e risurrezione, certamente sorprende il piccolo gruppo di discepoli. Ma Gesù sa bene che questa è l'essenza del suo Vangelo e non può rinunciarvi. Anzi, chiunque vuole seguirlo deve accoglierla.

Continua perciò, a parlare proponendo alcune indicazioni sulla sequela. La prima e fondamentale condizione, è una adesione piena e totale a lui. Gesù vuole che i discepoli siano tali non solo esteriormente ma con il cuore; non a metà, ma interamente. E proprio all'inizio del suo viaggio verso Gerusalemme dice a coloro che lo ascoltano: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua". Gesù chiede di essere amato sopra ogni cosa; esige di venir prima di ogni affetto e di ogni affare.

O, se si vuole, pretende di essere il primo affetto e il primo affare. Tutto ciò chiede di operare su ciascuno di noi, iniziando appunto dal cuore. Qui è il luogo dove si sceglie a chi affidare la propria vita: se a se stessi, alla propria carriera, a tanti altri idoli, oppure al Signore.

E' ovvio che ogni taglio, richiede sforzo e sacrificio; talvolta, una vera e propria lotta che va combattuta da ogni discepolo. Seguire Gesù significa essere disponibili a percorrere il suo cammino, a prendere su di sé il rifiuto del mondo, l'incomprensione degli altri.

Ma al termine c'è la risurrezione, la pienezza della vita. Gesù lega il discepolo al suo destino personale. E chiude con una frase davvero strana per noi, ma è la sintesi della sua vita: "Colui che vuol salvare la propria vita, la perderà; chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà". Chi "perde" la vita, ossia chi la spende al seguito di Gesù, chi ne fa come lui un dono d'amore, l'ha davvero salvata perché ha la certezza di non averla persa dietro a realtà vane e illusorie.

Luca DESSERAFINO sdb
  Fonte:  www.donbosco-torino.it

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