Michele Antonio Corona La "peccatrice"

Commento su Luca 7,36-8,3
Michele Antonio Corona
XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (12/06/2016)
Vangelo: Lc 7,36-8,3
Domenica scorsa erano due i cortei a confronto. Questa domenica il vangelo di Luca sembra
accentuare la focalizzazione della propria telecamera fino a concentrare l'attenzione non più all'esterno della città, ma dentro una casa; non più su due gruppi ma su tre persone; non più su atteggiamenti disparati, ma sulle intenzioni del fariseo e della donna.
Gesù riesce a scorgere ciò che si trova nel cuore dei due fino a rendere evidente la sostanza del loro interno. In qualche modo la donna avrebbe potuto attendere l'esternazione del proprio amore quando il Maestro si fosse spostato in un'altra città. Ma l'amore non ha orari, non ha ritegno, non vive di diplomazia. Chi ama non sopporta paratie e argini. Chi ama lo fa completamente e non teme il giudizio di nessuno.
La "peccatrice" è audacemente convinta del suo amore e non teme critiche, giudizi e indici puntati. Non ha timore di essere giudicata come tale, poiché si conosce, si accetta, si vede peccatrice.
Che fortuna! Una persona che conosce se stessa, ancor più se lo fa davanti a Dio, è la persona più realizzata di questo mondo. Non teme giudizi che la possano impoverire, non aborre rimproveri sinceri, non fugge davanti a qualcuno che possa aiutarla a migliorare.
Il fariseo, agli antipodi della donna, è pieno di se stesso, si sente e vuole sentirsi giusto; ama gloriarsi di piccole cose e di magri successi; si attornia di persone che possano non contraddirlo e che lo facciano sentire al giusto posto.
Chissà che questa pagina evangelica non ci interroghi con forza e audacia inaspettata! Perché non permettere a Gesù di porre a noi le domande poste al fariseo e scuoterci dai nostri piccoli altari auto costruiti? Bastano forse abiti particolari per sentirci i migliori? Sono sufficienti titoli specifici per farci sentire diversi e salvati? Quanto valgono gli appellativi onorifici di cui molti si fregiano per "decorarci al merito"?
Ciò che ci cambia nel profondo è l'amore pieno e totale da cui siamo capaci di farci modificare. Non solo l'amore che doniamo, ma quello che sappiamo di ricevere, che riconosciamo nell'altro, che sentiamo per noi da parte di Dio.

Fonte:qumran2.net

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