MONASTERO DI RUVIANO, MOLTO HA AMATO PERCHE’ E’ STATA AMATA

MOLTO HA AMATO PERCHE’ E’ STATA AMATA




UNDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
2Sam 12,7-10.13; Sal 31; Gal 2,16.19-21; Lc 7,36-8,3
MOLTO HA AMATO PERCHE’ E’ STATA AMATA
L’ironia di Luca in questo passo dell’Evangelo di oggi è grande e drammatica: l’evangelista ci fa
sottilmente comprendere che tra la donna accovacciata piangente ai piedi di Gesù e Simone il fariseo che ha invitato Gesù a pranzo nella sua casa, il peccato di prostituzione lo ha commesso anche e più gravemente Simone. Sì, lui, il giusto si prostituisce perché pretende che Dio gli paghi il suo amore e la sua giustizia, lui da Dio pretende soltanto e per i meriti che accampa…E’ terribile ma è così…la casa di Simone è la casa della Legge, della giustizia che nasce dall’osservanza di precetti e che accampa solo pretese e diritti davanti a Dio; la sua è casa di una giustizia che giudica senza appello e il peccatore e lo stesso Gesù! Infatti Simone si mette non dalla parte di Dio (da lì guarderebbe con amore di misericordia!) ma addirittura al posto di Dio non solo perché pretende di decidere dov’è la giustizia o l’iniquità, ma anche perché pretende di decidere se Gesù sia o meno un profeta; Gesù lo sarebbe se pensasse come lui!

In questa casa della Legge, della giustizia impenetrabile entra una peccatrice e Gesù la fa divenire specchio per il Fariseo, specchio in cui può riconoscere la propria prostituzione e accogliere la misericordia.

Il peccato del Fariseo è l’unico peccato che non può ricevere il perdono perché non riesce a concepire d’averne bisogno. Il perdono, che precede sempre il pentimento, può irrompere nella vita del Fariseo solo se impara, da quella donna che disprezza, a piangere i suoi peccati.

Ad un’altra donna, in un giardino di Gerusalemme, in un’alba dolcissima di Pasqua, Gesù chiederà: Donna, perché piangi? (cfr Gv 20, 15) A questa non fa alcuna domanda; a quella la domanda servirà a farle smettere quel pianto perché pianto su un morto che invece è vivente e vivente per sempre, a questa non servono domande: Gesù sa perché piange! Piange su se stessa ed è pianto che sgorga dall’amore, dalla fiducia, dalla speranza: dall’amore per Gesù in cui ella ravvisa un uomo in cui può porre tutta la sua fiducia, non un uomo che, come hanno fatto tanti, la prenderà per gettarla subito via…si fida di Gesù perché sa che lui la prenderà solo per portarla alla vera vita; da questa fiducia, da questa fede sgorgano lacrime con il dolce sapore della speranza, una speranza radicale in un “novum” che può afferrare la sua vita.

Il Fariseo invece è davvero raggelato, pietrificato nella sua pretesa giustizia: non ama perché non ne ha la capacità in quanto non può amare un Dio tanto perverso da dover essere comprato e rabbonito con opere meritorie, non ha fiducia se non in se stesso e lelle sue osservanze, non spera nulla perché crede di possedere già la giustizia e forse Dio stesso! Come scrive Paolo nella Lettera ai cristiani della Galizia, il Fariseo si fida delle opere della legge…da cui non verrà mai giustificato alcuno. Il Fariseo crede di essere ricco (cfr Ap 3,17) ma invece è terribilmente povero; in questa scena piena di delicatezza e di forza la vera ricca è la donna che è capace di sprecare profumi preziosi per i piedi di Gesù…

Il racconto di Luca non serve per assolvere il peccatore e per condannare il giusto, ma serve a smascherare il peccato di chi si crede giusto…solo se libera il suo volto da quella tremenda maschera di pietra potrà piangere sul proprio peccato di prostituzione e lasciarsi amare dall’Amore, da un Amore gratuito che non si compra in alcun modo.

Anche Davide nel passo del Secondo libro di Samuele è posto dinanzi ad uno specchio in cui deve riconoscersi peccatore; il profeta Natan gli racconta una storia colma di iniquità e gli grida: Tu sei quell’uomo! Davide piange e riconosce di essere perdonato…qui in casa di Simone la prostituta silenziosamente dice a Simone ed ad ognuno di noi che presumesse la sua giustizia: Tu sei come me! Contemporaneamente, però, la donna mostra anche la via della salvezza: è Gesù! Amarlo è la via! Il cristianesimo è questo: amore per Gesù…un amore che è proprio del peccatore perdonato! L’Evangelo di oggi è davvero un evangelo, una lieta notizia: il peccato non distrugge la possibilità della salvezza, al contrario; il peccato perdonato è causa di un amore più grande, di una salvezza che finalmente può irrompere in una vita! Chi è, come Simone fermo nella sua giustizia, non ha bisogno di misericordia (così crede!) ed è quindi uno che, come l figlio maggiore della parabola del Padre misericordioso, si tiene fuori dalla grazia di misericordia di Dio! E’ questa una terribile possibilità…anche qui, come Luca farà pure nella parabola del Padre misericordioso, il finale è “aperto”: entrerà il figlio maggiore alla festa? Simone si convincerà di peccato, si metterà dalla parte della peccatrice spalancandosi al perdono? Accoglierà la donna alla sua mensa, mensa di peccatori perdonati … tutti peccatori, tutti amati, tutti perdonati.

Luca qui non solo ci ha narrato un episodio di misericordia di Gesù ma ci ha detto soprattutto in modo preciso cosa è la fede cristiana: amore per Gesù! La contraddizione per cui in questo passo pare prima che l’amore sia causato dal perdono e poi che sia l’amore causa del perdono è solo apparente: l’amore è effetto ed insieme causa del perdono; poiché la donna è perdonata ama in quanto ha sperimentato d’essere amata gratuitamente (e così cessa la sua prostituzione!) e poiché ama è aperta ad accogliere il perdono che è la più grande forma dell’amore! Un perdono che precede sempre il nostro peccato! Un perdono che già c’è, un perdono che è amore che ci spalanca alla conoscenza del vero volto di Dio e ce ne innamora!

L’Evangelo ci dice che amore e perdono prendono vita l’uno dall’altro senza un prima o un dopo ma in una circolarità che è luogo di salvezza.

La casa della Legge si apre alla misericordia: Gesù ha compiuto così la Legge portandola al suo fine che è smascherare il nostro volto di peccato per lasciarlo baciare dalla misericordia.

 Fonte:monasterodiruviano.it

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