Don Paolo Zamengo, "Pregare è avere un amico"

Pregare è avere un amico           Lc 11, 1-13
24 luglio 2016 | 17a Domenica T. Ordinario - Anno C | Omelia
La vera amicizia si misura nel tempo del bisogno. “Se uno di voi ha un amico e va da lui di notte…”
Gesù racconta un caso insolito per insegnare a pregare.

Un uomo esce di notte, cammina nel buio fino a casa del suo amico, bussa preoccupato alla sua porta, con insistenza e chiede aiuto. Sa che non è il momento, sa che sta disturbando ma sa anche che non sta bussando per sé ma per dare ospitalità a un altro amico giunto all’improvviso.

In questa parabola Gesù descrive la nostra vita, fatta di povertà, di bisogno, di imprevisti, di pane e di amicizia, in una notte di affanno.  Quando nel nostro cuore scende l’oscurità della notte, si mette in moto la preghiera. La mappa dei bisogni, dei desideri è ampia e Gesù li compendia tutti nella richiesta del pane e di amici.

Avere il pane e un amico vuol dire toccare la felicità. Nella notte di cui parla Gesù, in questa notte di affanno e paura fiorisce un reticolato di strade che portano nella casa degli amici a trovare conforto e il profumo del pane.

Non c’è gioia più grande che donare a chi si ama, il padre al figlio, lo sposo alla sposa, l’amico all’amico. E la gioia condivisa significa fare la gioia dell’altro. I regali vicendevoli testimoniano e ravvivano l’amicizia e la gioia che ne deriva è uno dei frutti più disinteressati e più puri dell’amore.

Dio non ignora questa gioia, lui che è amore e misericordia irresistibile. Sua gioia è dare a chi chiede, aprire a chi bussa e si lascia trovare da chi lo cerca. Dio non può esistere senza questa gioia. Per questo ama chi lo prega, chi bussa alla sua porta, chi lo cerca senza stancarsi. Dio ha sete di essere desiderato.

La preghiera di Gesù era la gioia del Padre, il più bel dono che la terra poteva offrire al cielo. E la nostra preghiera si immerge nella sua e la prolunga senza fine. La preghiera non ha altro scopo che dare gioia a Dio, di permettergli di essere pienamente Padre, di poter dispiegare tutta la sua tenerezza e donargli la gioia di ascoltarci e di esaudirci.

E se qualche volta Dio non ci esaudisce? È possibile questo dopo tante promesse? Noi abbiamo l’impressione che la nostra preghiera, a volte, cada nel vuoto e sia senza risultato. Ed è la prova più dura per la nostra fede.

Forse tutto questo è necessario e molto più spesso di quanto crediamo. Dio non si lascia sempre amare nel modo in cui vorremmo. La nostra preghiera, qualsiasi sia il suo ardore e la sua insistenza, non può mai sequestrare il cuore di Dio. Ci viene chiesto di lasciare ogni pretesa e di affidarci e abbandonarci  alla misericordia per incontrarci con la volontà di Dio.

Ecco la nostra preghiera: "Dio nostro Padre, tuo è il desiderio in noi. Tua volontà è trasformare le nostre notti che sono tue in giorni che sono ugualmente tuoi. Non possiamo chiederti nulla, perché conosci i nostri bisogni prima ancora che nascano. Dio, sei tu il nostro bisogno e nel donarci te stesso, ci doni tutto".

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