Juan J. BARTOLOME sdb Lectio Divina "Che non le verrà tolta"

17 luglio 2016 | 16a Domenica T. Ordinario - Anno C | Lectio Divina
Lectio Divina: Lc 10,38-42
Con una vita in continuo movimento, Gesù ha dovuto ricorrere abitualmente all'ospitalità di amici e
conoscenti. Ricordando un episodio concreto, Luca lo elabora fino a convertirlo in una descrizione paradigmatica del discepolo di Gesù. Non è casuale che i due atteggiamenti abbiano per protagoniste due donne che ricevono in casa Gesù: una lo serve, l'altra lo ascolta. I due atteggiamenti sono logici; nessuna viene criticata da Gesù; è quella che si affanna che si sente trattata peggio. Quando rende pubblico il suo rifugio, Gesù si preoccupa di indicare come gli piace essere ospitato: preferisce attenzione alle attenzioni. Gli piace trovare ascolto alla sua parola più che festeggiamenti alla sua persona. Ciò che deve dire interessa più di quanto lo si voglia festeggiare; il resto è inquietarsi per cose non cattive, quanto piuttosto inutili. L'attenzione migliore che si può offrire a Gesù che si ospita nella propria casa è ascoltare la sua parola e rimanere, affascinati, del suo insegnamento. Più che il discredito di Marta, la scelta di Gesù sottolinea la preferenza di Maria: nella visita, non è la sua persona ciò che è importante, ma il suo messaggio; quando cerca ospitalità tra gli uomini, è Dio e la sua volontà che cerca ospitalità nei cuori. Ogni fatica è inutile se si dimenticano i desideri dell'ospite. Vuole essere tenuto in considerazione perché lo si ascolta e non tanto perché lo si serve.
In quel tempo, Gesù 38entró in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.
39 Questa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola. 40 Marta era presa a far fronte al servizio, fino a quando si alzò e disse:
"Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille che mi dia una mano".
41 Ma il Signore le disse:
"Marta, Marta, tu ti affanni e ti innervosisci per tante cose; 42 solo una è necessaria. Maria ha scelto la parte migliore, che non le verrà tolta".
1. LEGGERE: capire quello che dice il testo facendo attenzione a come lo dice
Gesù ha già iniziato la sua "salita a Gerusalemme": il tempo della sua partenza da questo mondo è giunto (Lc 9,51). In continuo spostamento, deve ricorrere abitualmente all'ospitalità di amici e conoscenti. Ricordando un fatto concreto, Luca lo presenta come una descrizione paradigmatica della natura del discepolato di Gesù.
L'episodio è raccontato molto brevemente. Essendo scarsa l'informazione che viene data, bisogna concentrarsi maggiormente su ciò che dice. Il centro del messaggio sta nel dialogo iniziato da Marta. Non sappiamo, né possiamo immaginare perché Gesù ha accettato di essere ospitato da Marta. Essere ricevuto in una casa dove c'erano solo donne (solo in Gv 11, 1-3 si menziona Lazzaro e si identifica il paese con Betania) dovette attirare l'attenzione nel paese: era un gesto insolito.
Sono due donne le protagoniste dell'accoglienza. "Casalinghe", sono le responsabili dirette dell'ospitalità. Le due sorelle lo accolgono bene e si mettono totalmente a sua disposizione anche se in modo diverso. Sono definite dall'invitato per quello che fanno, per come reagiscono alla sua presenza. Mentre Marta è completamente dedicata a servirlo, Maria si concentra ad ascoltarlo. Ma non bisogna dimenticare che è Marta, non Maria, quella che interviene di più: è lei che invita Gesù, quella che lo serve, quella che è troppo occupata (Lc 10,40), gli chiede che sua sorella la aiuti. Maria appare nel racconto, piuttosto, come 'ospite di pietra': se Marta si dà da fare per accogliere Gesù, Maria lo ascolta solamente.
Marta era ansiosa, oppressa; Maria si libera dalle occupazioni per occuparsi solo di Gesù: ascoltare la parola è molto più di un semplice occuparsi dell'ospite, si tratta di accogliere il suo messaggio (Luca 5,1, At 13,7.44; 19.10 ); seduta ai piedi di Gesù, la posizione di apprendista, Maria lascia sua sorella sola a lavorare, per ascoltare solo il maestro. Marta fa quello che deve come casalinga. Maria, quello che ci si aspetta da un discepolo: stare ai piedi del maestro, fare attenzione a quello che ha da dire, accoglierlo accogliendo la sua parola. Marta preoccupata di ricevere bene l'ospite, non pensa a come Gesù ama essere ricevuto. E con tutta la buona volontà si impegna in molte attività tanto da non avere tempo da passare con l'ospite, come sua sorella.
I due atteggiamenti sono logici, per chi accoglie, e complementari. Nessuna delle due è criticata da Gesù. E' Marta che obietta, non a Gesù, ma a sua sorella. E, tutto sommato, sembra che chi più si affanna è quella che si sente peggio trattata, meno ricompensata. Quando manifesta il suo rimprovero, Gesù si incarica di indicare come gli piace essere ricevuto: preferisce l'attenzione alle attenzioni. Gli piace trovare ascolto alla sua parola più che ossequio per la sua persona. Quello che vuole dire è più importante di quanto lo si voglia festeggiare; il resto è preoccuparsi di cose non cattive, ma meno importanti. Impegnarsi ad ascoltarlo è il modo migliore per accoglierlo.
 2. MEDITARE: applicare alla vita quello che dice il testo!

Oggi il Vangelo ci ricorda un semplice episodio della vita di Gesù: un giorno, che era in viaggio, ha trovato ospitalità in casa di una famiglia amica. E' logico che chi, come Gesù, si trovava abitualmente per le strade predicando il Vangelo, avesse ogni tanto bisogno di ospitalità. Il fatto di per sé non avrebbe importanza, se non fosse perché il suo cronista ce lo ha voluto presentare come esempio dell'accoglienza che Gesù si aspettava tutte le volte che, portando gli uomini a Dio, vuole essere accolto lui stesso. Luca ha così trasformato un fatto normale della vita di Gesù nella legge dell'esistenza cristiana. Dall'incidente possiamo imparare qualcosa noi che vogliamo che Gesù venga finalmente a visitarci, o perché davvero è quello che ci manca, o per onorarlo come merita. Per stimolarci, il racconto ci suggerisce che Gesù continua oggi a cercare amici che gli offrano alloggio, una casa e una famiglia. Per prepararci al meglio ci dice prima come gli piace essere ricevuto.
Gesù ha avuto bisogno di essere ospitato da amici e benefattori perché, vivendo per predicare il regno di Dio, non aveva una casa propria. Non avendo un posto dove appoggiare il capo né addirittura una tana per riposare, secondo quanto ha detto a coloro che volevano seguirlo, dipendeva sempre dalla buona volontà di coloro che volevano ospitarlo. Dio e il suo regno lo avevano privato della casa e della famiglia. Ma se il regno lo aveva fatto pellegrino, il regno gli ha dato anche amici: i suoi ascoltatori sono stati i suoi ospiti. Riceveva ospitalità da chi accoglieva la sua parola. Accettava di essere accolto nella casa di coloro che accettavano il vangelo di Dio nel loro cuore. Era la sua tattica missionaria: identificava i suoi amici con chi si identificava con il suo Vangelo e si lasciava servire da coloro che, dopo aver ascoltato, mettevano la loro vita al servizio di Dio. Gesù non ha separato la missione dall'amicizia, la vita pubblica dalla vita privata. Ha fatto amicizie lì dove la sua predicazione trovava seguaci. Si dava a quelli che avevano ricevuto il suo vangelo.
Se vogliamo un giorno avere Gesù in casa, se desideriamo che ci consideri suoi amici, se vogliamo veramente guadagnarcelo, non abbiamo altra scelta che accettare il suo Vangelo. Chiunque voglia ricevere Gesù deve accogliere la sua predicazione. Dal momento che non si dà a coloro che sfuggono da Dio, visto che evita tutti coloro che non credono di aver bisogno di lui, dal momento che viene per coloro che si riconoscono peccatori, non sarà troppo difficile incontrarci con lui. Continueremo ad attenderlo invano, mentre non diamo spazio e tempo al Vangelo: Gesù continua ad essere assente dalla nostra vita, perché ci siamo chiusi all'ascolto della sua Parola. Se non ha niente da dirci, se non ci dice più niente la sua persona, perché dovrebbe preoccuparsi di venire da noi, perché dovrebbe preoccuparsi se noi non vogliamo ascoltarlo? Se non ha alcuna importanza nella nostra vita, che importanza potrebbe avere averlo nelle nostre case? Non sappiamo perché Marta ha invitato Gesù; forse erano amici (Gv 1,3.11). Il fatto è che ha avuto il coraggio di farlo, permettendo a Gesù di trasformare la casa che lo accolse nella cattedra del suo insegnamento. Di cosa ci stiamo privando non osando accogliere Gesù in casa? Prima di lamentarci di essere stati abbandonati, guardiamo se non lo abbiamo abbandonato. Invece di lamentarci di non godere delle attenzioni di Dio, vediamo quanta attenzione gli stiamo prestando. Come a Betania quel giorno, Gesù spera di essere ben ricevuto dai suoi amici. Non gli dobbiamo rinfacciare che eviti chi rifiuta di ascoltare Dio. Perché avremmo dovuto averlo come ospite a casa, se non permettiamo che la sua parola sia il nostro alimento e il nostro impegno? Ma sapendo che cosa porta a casa, non tutto è perduto: invece di rimproverarlo, invece di lamentarci per la sua assenza, ascoltiamo la sua parola; facendo nostro il suo vangelo, lui non tarderà a venire presto da noi. Occuparci del Vangelo ci farà, prima o poi, occupare di Gesù in persona. E se per averlo con noi, non dovremmo più sentire altri messaggi o convivere con altre persone, ne sarebbe valsa la pena. Che Gesù desideri, e cerchi, di essere ospitato non rende indifferente il modo di essere ricevuto. Il Gesù senzatetto non è un Gesù senza attese e senza preferenze; il fatto di essere bisognoso non lo fa meno esigente. Il racconto evangelico ruota appunto intorno alla doppia reazione delle sorelle che hanno ospitato Gesù; una si preoccupa di servirlo, preparando la casa e il cibo, mettendo quanto ha a disposizione dell'amico appena arrivato; l'altra si occupa di lui, ascoltando quanto ha da dire e rimanendo in sua compagnia. Anche se divergenti, le due posizioni sono logiche in chi ama colui che è arrivato. Non bisogna, allora, identificare l'una o l'altra come migliore o preferibile; affannarsi per cercare di soddisfare l'invitato o servirlo senza altro affanno è tutto ciò che ci si aspetta da coloro che accolgono una persona cara. Marta e Maria hanno fatto quello che Gesù voleva, gli hanno dato quello di cui aveva bisogno; si sono comportate come si aspettava da loro.
Il disagio di Marta è più che logico. Non è giusto lasciare che la parte più pesante dell'accoglienza ricada solo su una. Gesù le fa scoprire che la sua preoccupazione per servirlo le sta portando via la gioia di averlo in casa. La sua presenza, piuttosto che riempirla di gioia, la sta allontanando da sua sorella. Non è bene averlo a casa e non goderselo. Senza rendersene conto Marta sta chiedendo più attenzione per lei, solo perché si sforza di servire meglio. Non le dispiace servire molto, le dà fastidio farlo da sola. Si sente in svantaggio, perché invece di concentrarsi su chi serve, si concentra sul fatto che lei serve da sola. A Marta, che non ha notato i gusti dell'ospite, non piace che non si prendano in considerazione i suoi sforzi. Non le provoca malessere quanto deve lavorare, ma che deve farlo da sola. Non è Gesù che contrappone - nemmeno sceglie - l'azione all'adorazione, l'attività alla contemplazione.
E' l'occupatissima Marta, viva immagine di molti stupendi apostoli di oggi che, chiusi in una febbrile attività e agitati interiormente, si lamentano della solitudine in cui lavorano, si inquietano per l'indifferenza che raccolgono i loro molti sforzi e non riescono a godere per l'onore di servire il loro Signore, che hanno in casa. Si preoccupano di più per quello che "costa" servire il Signore che per il Signore che servono. Marta è la figura dell'apostolo che fa i salti mortali per fare ciò che vuole senza preoccuparsi molto - o anche chiedere - ciò che Gesù preferisce. La sua generosità, grande, la porta a dare il meglio di sé, ma non ha tempo per ricevere nemmeno una parola da Gesù: lo accoglie dandosi, non "ricevendolo". Dare del proprio è caratteristica di chi si sente ricco. Ricevere ciò che viene dato, invece, è tipico di chi si riconosce povero.
Gesù non sarebbe intervenuto nella discussione se Marta non si fosse lamentata del lavoro. Costretto dalla critica giusta, più che ragionevole, della industriosa sorella, Gesù manifesta le sue preferenze: la migliore attenzione che gli può prestare chi lo ha in casa è quella di ascoltare ciò che lui vuole dirgli; essere ascoltato, quando parla di Dio, è preferibile all'essere alimentato, quando sta in casa altrui. Gesù non loda Maria perché non fa nulla, la difende perché ha fatto di Gesù la sua unica occupazione; non lo ospita meglio chi gli offre di più, ma chi meglio lo serve; chi si dedica ad ascoltarlo, lo ospita meglio; non sono le cose che si hanno, ma il proprio tempo e il cuore ciò che gli si deve offrire; lui non vuole dare maggiori preoccupazioni con la sua presenza, ma che la sua presenza occupi del tutto coloro che visita. Marta non viene corretta per ciò che fa, ma per quello che non fa; affannarsi per dare una buona accoglienza al visitatore è un dovere sacro, autentico onore verso chi ama, ma non dovrebbe portarla a non ascoltarlo, a non prestargli attenzione: pensando a cosa preparare e quello che gli darà, rimane senza ricevere ciò che Cristo le dà, venendo a casa sua.
La parte migliore la ottiene Maria, che non facendo altro che stare con Gesù ascoltandolo, lo fa diventare il centro di interesse e il protagonista. Come non poteva preferire Gesù chi, in casa di amici, gli permette di aprirsi e di sfogarsi, dopo tanto cammino fatto tra estranei e tante controversie con i nemici? Dargli l'attenzione che cerca, è il modo di accoglierlo. Per Gesù lo riceve meglio chi più riceve da lui. E in effetti, invece di sollecitare Maria perché aiutasse la sorella, invita Marta ad unirsi a loro: a chi ha scelto la parte migliore non gli sarà tolta. Servire Gesù è buono, ascoltarlo è meglio. La migliore attenzione che può essere data a Gesù, che soggiorna a casa, è fare attenzione alla sua parola e rimanere, affascinato, dal suo insegnamento. Più che il discredito di Marta, Gesù vuole indicare le sue preferenze: nella visita, non è importante la sua persona, ma il vangelo. Ogni fatica, per quanto motivata da buone intenzioni, risulta inutile se si dimenticano le preferenze dell'ospite: Gesù vuole essere preso in considerazione, perché lo si ascolta e non perché lo si serve; quando viene ricevuto, Gesù preferisce dare piuttosto che ricevere.
Lasciamo, quindi, che Gesù ci parli quando viene da noi; facciamo in modo che diventi colui che riempie il nostro tempo; non viene a darci più lavoro, viene a darci riposo. Non preoccupiamoci di cosa possiamo dare, ma se ci stiamo dando a lui; che non ci interessi quanto ci ha lasciato la sua visita, ma se, in effetti, gli abbiamo concesso, e per tutto il tempo che vuole, tempo e cuore, attenzione e ascolto. Ne usciremo vincitori: otterremo il meglio e la promessa di non perderlo mai. Così è amabile il Gesù amico.
Juan J. BARTOLOME sdb
Fonte:  www.donbosco-torino.it

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