Mons.Antonio Riboldi, "Andate …"

Omelia del 3 Luglio 2016
Domenica XIV del Tempo ordinario
Andate …
Si rimane sconcertati dalle continue violenze che sentiamo ogni giorno, o per le guerre nel mondo o
per la solitudine in cui troppi vivono, pur essendo tra tanta gente.

Un vuoto del cuore che spesso entra nelle famiglie, rendendo, quella che dovrebbe essere ‘un’oasi d’amore’, un vero calvario senza resurrezione.

Ci assale un’infinita tristezza nel vedere l’uomo calpestato ovunque ed in ogni modo; l’uomo che privilegia alcuni ed emargina tanti altri e con la violenza impone la sua volontà con ogni mezzo, con il disprezzo dei più elementari diritti.

Una vera ‘mappa’ di insulti al diritto alla felicità, come frutto dell’amore, che non dovrebbe lasciare tranquilla la coscienza, poiché ognuno di noi sperimenta ogni giorno che senza l’Amore libero e gratuito, la vita non è più vita, anche se cerchiamo di mascherare questo nostro vuoto con il chiasso che ci offre il mondo: una vera evasione dalla nostra origine.

Quante lacrime versiamo tutti, senza eccezioni, nel vederci ignorati o emarginati o non amati o dimenticati.

Che senso ha vivere senza amare e, soprattutto, senza essere amati?

E’ molto bello leggere l’inizio della missione che Gesù affida a ciascuno di noi, che, in quanto suoi discepoli, da Lui chiamati in forza del nostro Battesimo, desideriamo seguirlo nelle vie della nostra storia e dell’umanità intera, ossia portare la Buona Novella del Vangelo a chi ci fa incontrare lungo il nostro pellegrinaggio quaggiù.

“Diceva loro: ‘Andate: Io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. … In qualunque casa entriate, prima dite: ‘Pace a questa casa!’”.

Bello questo andare per il mondo, anche di casa nostra, a portare la Buona Novella del Vangelo; terribile il rifiuto che si può incontrare: ‘Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: ‘Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi: sappiate però che il Regno di Dio è vicino’. Io vi dico che in quel giorno Sodoma sarà trattata meno duramente di quella città’. (Lc. 10, 1-20)

È ancora necessario, nei nostri ambienti, in cui tanti si dicono cristiani – una qualifica che dovrebbe esprimersi in segni di appartenenza a Gesù nella vita quotidiana ed è già questa testimonianza una missione nel nostro mondo senza fede – portare il Vangelo!

Che sia necessario lo dice l’incredibile ignoranza di troppi.

Non conoscere la Parola di Gesù reca il grande danno di non poterla vivere. E allora su quale parola si fonderà la nostra vita, che ogni giorno è chiamata a dare risposte alla volontà di Dio che si esprime in mille modi?

Bisogna sperimentare la gioia di nutrirsi della Parola e fin dove possiamo e come possiamo donarla a chi ci è vicino.

In fondo è fare sentire a tanti che Dio ci vuole bene e chiede solo che questo Bene venga conosciuto e accolto. Perché è triste non godere di un bene, perché non lo si conosce, quando può essere a portata di mano.

Mi permetterei di dire, a quanti sono superficiali, a quanti credono di vivere impunemente il rifiuto della Parola di Dio, trovando rimedio alla propria solitudine nella compagnia inaffidabile del mondo: carissimi ascoltate Dio che dichiara la sua amicizia, un’amicizia che è pronta a farsi piena condivisione di santità, è felicità già qui e beatitudine futura.

Ma a chi già crede vorrei anche dire che è Notizia capace di ricreare la vita, quando ci si sente veramente bisognosi di essere infinitamente amati, trovando nell’amore l’annuncio della verità: ‘Dio ti vuole infinitamente bene, più ancora di tua madre e di qualsiasi persona’

Solo nell’Amore divino si può vivere un senso di gioia come quella cantata dal profeta Isaia:

“Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa quanti la amate.

Perché così dice il Signore: ‘Ecco, io farò scorrere verso Gerusalemme, come un fiume, la prosperità; come un torrente in piena la ricchezza dei popoli; i suoi bimbi saranno portati in braccio, sulle ginocchia saranno accarezzati. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò: in Gerusalemme sarete consolati”. (Is. 66, 10-14)

Voglio ricordare l’ultimo incontro con mia mamma, pochi giorni prima che morisse.

Ero indeciso se starle vicino, perché gravemente ammalata, o adempiere a un impegno che avevo preso presso una parrocchia. Ho ancora negli occhi la sua volontà decisa che ritenne ‘inutile’ il mio starle vicino, dicendomi: ‘Antonio, va. La gente che ti aspetta ha bisogno di qualcosa di più, ha bisogno della Parola di Dio’.

Mamma, che grande testimonianza di fede e di amore hai sempre saputo donarmi: Grazie.

Antonio, Vescovo

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