padre Raniero Cantalamessa, "Vegliate e state pronti"

Vegliate e state pronti
padre Raniero Cantalamessa
XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) 
Vangelo: Lc 12,32-48 
Dopo avere, nel Vangelo di domenica scorsa, istruito i discepoli sul corretto uso delle cose, nel brano
evangelico di questa domenica Gesù li esorta sul corretto uso del tempo. Siamo davanti a una serie di immagini e parabole con cui Gesù esorta alla vigilanza nell'attesa del suo ritorno. La cintura ai fianchi è la tenuta di chi è pronto per mettersi in viaggio, come gli ebrei durante la celebrazione della Pasqua in Egitto (cfr. Es 12, 11), ed è anche la tenuta da lavoro. La lucerna accesa indica uno che si appresta a passare la notte vegliando in attesa di qualcuno. Gesù illustra la necessità della vigilanza con un'altra immagine ancora, quella del ladro di notte.
Vorrei proseguire nella linea di Gesù e aggiungere anch'io un'immagine e una parabola. Si tratta dell'Inno della perla che risale alla letteratura medio-orientale del primo o secondo secolo dopo Cristo e ci è stato tramandato dall'apocrifo Atti di Tommaso. Racconta di un giovane principe inviato dal padre dall'oriente (la Mesopotamia) in Egitto a recuperare una certa perla caduta nelle mani di un crudele drago che la custodisce nella sua caverna. Giunto sul posto, il giovane si lascia sviare; mangia un cibo preparatogli con inganno dagli abitanti del luogo, che lo fa cadere in un sonno profondo e senza fine. Il padre, allarmato dal prolungarsi dell'attesa e dal silenzio, invia, come sua messaggera, un'aquila che reca una lettera scritta di suo pugno. Quando l'aquila vola sopra il giovane, la lettera del padre si tramuta in un grido che dice: "Déstati, ricòrdati chi sei, ricorda che cosa sei sceso a fare in Egitto, e da chi devi tornare!". Il principe si desta, riprende coscienza, lotta e vince il drago e, con la perla riconquistata, fa ritorno alla reggia dove è preparato per lui un grande banchetto.
Il significato religioso della parabola è trasparente. Il giovane principe è l'uomo mandato dall'oriente all'Egitto, cioè da Dio nel mondo; la perla preziosa è la sua anima immortale tenuta prigioniera dal peccato e da satana. Egli si lascia ingannare dai piaceri del mondo e sprofonda in una sorta di letargo, cioè nell'oblio di sé, di Dio, del suo destino eterno, di tutto. A ridestarlo, in questo caso, non è il bacio di un principe o di una principessa, ma è il grido di un messaggero celeste. Per i cristiani, questo messaggero inviato dal Padre è Cristo che grida all'uomo, come fa nel Vangelo di oggi, di svegliarsi, di essere vigilante, di ricordare perché è al mondo. Il grido dell'Inno della perla lo si ritrova quasi tale e quale nella lettera agli Efesini: "Svégliati, o tu che dormi, déstati dai morti e Cristo ti illuminerà" (Ef 5, 14).
L'esortazione: "State pronti, tenetevi pronti!" non è un invito a pensare ogni momento alla morte, a passare la vita come chi sta sull'uscio di casa con la valigia in mano in attesa della corriera. Significa piuttosto "tenersi in regola". Per il proprietario di un ristorante o un commerciante, tenersi pronto non vuol dire vivere e lavorare in continuo stato di ansia, come se da un momento all'altro dovesse esserci una ispezione dei NAS. Significa non aver bisogno di preoccuparsi della cosa perché si tengono abitualmente i registri in regola e non si praticano per principio frodi alimentari. Lo stesso sul piano spirituale. Tenersi pronti significa vivere in modo da non doversi preoccupare della morte. Si narra che alla domanda: "Cosa faresti se sapessi che tra poco devi morire?", rivolta a bruciapelo a S. Luigi Gonzaga mentre stava giocando con i suoi compagni, il santo rispose: "Continuerei a giocare!" La ricetta per godere della stessa tranquillità: è vivere in grazia di Dio, senza pendenze gravi con Dio o con i fratelli.

Fonte:qumran2.net/

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