Paolo Curtaz, Commento al Vangelo del 10 luglio 2016 – "Memento"


Commento al Vangelo del 10 luglio 2016 – Memento
Memento
Nel cuore dell’estate lo Spirito ci consegna ancora questa parola urticante e fondante, destabilizzante
e consolante che ci ha accompagnato in questo anno della misericordia che si avvia alla sua ultima fatica.
Un anno per riappropriarci del Dio raccontato di Gesù, per chiarire, anzitutto a noi stessi, in chi crediamo, chi annunciamo, chi aspettiamo.
Perché nessuno proietti l’ombra delle sue paure e dei suoi fantasmi addosso a Dio.
E che sia chiaro per tutti, almeno per noi che a Cristo ci ispiriamo, chi è veramente il Dio che egli è venuto a raccontare.
Un Dio padre che si fa samaritano.
Fatti di cronaca
Un fatto di cronaca, uno dei tanti.
Nel tratto di ventisette chilometri che separano la capitale dalla città di Gerico, mille metri di dislivello nel roccioso deserto di Giuda, si viaggia in carovana per non cadere in mano ai briganti.
Un tale, imprudente, viaggia da solo, viene rapinato e ferito, lasciato morente a bordi della strada.
È “un uomo” che scende da Gerusalemme. Non sappiamo nulla di lui né nulla sapremo.
Di che religione è, se è una persona onesta o un malandrino, se è una vittima o un carnefice.
Per caso passano di là prima un prete, poi un cantore/lettore.
Per caso: l’incontro col fratello bisognoso è sempre casuale, lo incrociamo mentre prendiamo il treno o per strada.  I due, probabilmente, hanno appena concluso il servizio al tempio. Un’intera settimana passata a lodare Dio e a chiedere misericordia.
Misericordia che negano al malcapitato.
Fanno finta di non vedere, tirano dritto.
Che ne sanno di chi è quel tale e cosa è successo? E se fosse un regolamento fra bande? E se avesse l’AIDS? E se i briganti tornassero?
(Mi raccontava un barelliere che in certe città se si soccorre un ferito da arma da fuoco bisogna andarci cauti: se doveva essere ammazzato è meglio che spiri. Un suo collega è stato picchiato a sangue per avere salvato uno che non doveva essere salvato).
Hanno Dio nel cuore, sulle labbra, fanno discorsi sensati, prudenti.
Non sono malvagi, brava gente. Sono solo paurosi. Far finta di non vedere è meglio.
Gesù non li biasima, né li condanna: sono figli del loro tempo.
E del loro Tempio.
E del loro Dio da venerare e omaggiare con incensi e olocausti.
Nel Tempio.
Perché fuori il mondo non esiste, è brutto e cattivo, è un covo di vipere.
Invece
Invece un samaritano.
Il dottore della legge, a questo punto, è svenuto.
Un po’ di anticlericalismo andava di moda anche allora.
Tutti si aspettavano che Gesù facesse entrare in scena un pio devoto laico, un credente adulto e motivato, non bigotto e formale, magari simile a qualcuno presente fra la folla.
Chiunque, ma non un samaritano.
La Samaria era la figlia sgualdrina di Israele, la prima ad essere caduta in mano agli Assiri, sette secoli prima. Una terra meticcia e impura, in cui si professava una fede che, pur accogliendo la Torà, non riconosceva i profeti né tantomeno il culto del tempio o la Legge orale.
Dire “samaritano” ad un ebreo era un insulto e l’odio fra i due popoli era radicato.
Un samaritano scende per caso.
Siamo noi ad averlo chiamato “buono”. Non sappiamo nulla di lui, magari è un delinquente.
Ma è ciò che fa che è “buono”.
Non va a cercarsi la persona da aiutare, è la vita che ce la mette in mezzo ai piedi continuamente. Il samaritano vede un uomo, non un nemico, non uno dell’altra squadra.
Un uomo che ha bisogno. E il suo è anzitutto un bisogno di compassione.
Di patire insieme.
Di condividere.
Si ferma, agisce, si prende cura di lui e all’albergatore, pagato, chiederà di fare lo stesso.
Il sentimento diventa azione. Azione che gli fa perdere tempo, soldi, che gli fa correre dei rischi.
Non fa il salvatore della patria, ha la sua vita, continua il suo viaggio impegnandosi, di ritorno, a fermarsi per saldare eventuali debiti. Accompagna ed affida.
Non può risolvere tutti i problemi.
È l’obiezione che mi sento rivolgere continuamente:
a che serve salvare i povericristi che arrivano con i barconi? È un intero continente a fuggire!
Vero: io, però, ho davanti agli occhi quella bambina annegata che galleggia.
Cosa vuoi che faccia la mia protesta di cittadino se intorno tutti rubano e se ne fregano?
Giusto: io, però, voglio consegnare a mio figlio un mondo migliore e mi comporto onestamente.
Ha ancora senso cercare di accogliere i nostri ragazzi, fare degli inutili corsi pre-matrimoniali ora che il mondo occidentale disprezza il cristianesimo?
D’accordo: io, però, continuo a parlare del magnifico volto di Dio sperando che qualcuno se ne accorga.
La mia è solo una goccia nell’oceano.
Una sola.
Ma questa non è una buona ragione per non farla cadere nell’acqua.
Mi immagino l’uditorio.
Silenzio assoluto.
E Gesù conclude: tu di chi vuoi essere prossimo? A chi vuoi avvicinarti? Chi scegli come tuo fratello?



Fonte:tiraccontolaparola.it


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