don Angelo Sceppacerca,"Questo non ci rende poveri, ma liberi"

Commento su Luca 14,25-33
XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (04/09/2016)
Vangelo: Lc 14,25-33 
Una parola severa di Gesù, rivolta a tutti, riduce una folla numerosa a un solo discepolo. Il Maestro
chiede ai suoi di lasciare tutti - persino le persone più care - e tutto per potergli andare dietro. La traduzione della parola di Gesù attenua la durezza della lettera ("chi non odia il padre e la madre...") per una variante più accessibile ("se non mi ama più che il padre e la madre") facendone questione di misura, a chi più e a chi meno. In realtà più che di "quantità", si tratta di "qualità" dell'amore. Gesù non vuole che odiamo i familiari, neppure che lo amiamo più di loro. Lui semplicemente mostra il volto del vero discepolo, quello che stringe la propria croce dietro a lui, che fa un cammino di morte e risurrezione, il cammino della vita nuova che porta ad amare tutti e tutto in Lui. In parole semplici e antiche è il primo e più grande comandamento: amare Dio con tutto se stessi e il prossimo come se stessi. Gesù comanda l'amore e la sua Pasqua ne è il paradigma.
Unica è la legge dell'amore (morire per l'altro) ma per ognuno la croce è data dalla storia delle relazioni, degli affetti, delle vicende e dei sentimenti. In ogni storia, anche la più ordinaria e piccola, riconduce all'amore pasquale di Gesù.
Il Vangelo vissuto assomiglia ad una torre enorme costruita senza ricchezze, ad una guerra vinta in modo eroico (pochi contro tanti). La grande impresa e la grande battaglia sono l'immagine del discepolo di Gesù che deve rinunciare a tutti i suoi mezzi, avendo forza nel totale abbandono alla potenza di Dio. Una cosa così grande non è umanamente possibile, per questo l'essere discepoli è dono di Dio, guadagno della sua grazia. Non si è discepoli per quello che sappiamo, possiamo e riusciamo a fare, ma perché Lui viene a salvarci e a guidarci nella vita dello Spirito.
Prendere la croce, affidarci a Dio è desiderare con tutto il cuore di fare la volontà di Dio Padre. Scegliere Dio e farne il tutto della vita. Questo non ci rende poveri, ma liberi e accompagnati dalla promessa di una ricchezza straordinaria di una nuova famiglia e doni moltiplicati per cento nel presente e la vita eterna nel mondo che non finisce.
Commento a cura di don Angelo Sceppacerca

Fonte:http://www.qumran2.net/

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