padre Antonio Rungi"Sempre pronti per incontrare Gesù"

Sempre pronti per incontrare Gesù
padre Antonio Rungi
XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (07/08/2016)
Vangelo: Lc 12,32-48
Nella vita, l'attesa delle cose belle ti apre il cuore alla gioia; mentre l'attesa delle cose tristi e brutte ti
pone di fronte al dramma della paura, dell'incognito, dello sconosciuto, dell'ignoto. Nel qual caso è davvero un salto nel buio. Gesù, invece, è luce, speranza, felicità, serenità.
La parola di Dio di questa XIX domenica del tempo ordinario costituisce per noi un forte richiamo al valore della fede, che è la base di ogni vero discorso cristiano. Senza la fede non si va da nessuna parte.
E l'esempio dell'Antico Testamento che ci viene proposto è quello di Abramo, di cui sentiamo parlare nel testo della lettera agli Ebrei, ma anche la fede degli altri personaggi della bibbia, citati nel brano e che rappresentano modelli di come vivere e testimoniare la fede. Si menziona in particolare la fede di Sara, la moglie di Abramo che ebbe in dono la vita e l'essere madre, nonostante la sua sterilità biologica e l'età avanzata.
L'Autore della Lettera agli Ebrei, di sicura scuola paolina, afferma all'inizio una cosa importante che deve essere alla base di ogni discorso religioso: "la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio".
La fede ci mette in dialogo con il Signore e da questo dialogo c'è l'accettazione di Dio della nostra fragilità e della nostra pochezza; per cui il Signore ci approva, ci accoglie, ci abbraccia e ci stringe al suo cuore di Padre.
Una fede aperta alla vita eterna e che sa valutare con equilibrio ciò che è presente e ciò che è il definitivo futuro, che è l'eternità, verso la quale siamo tutti indirizzati.
E' Gesù stesso a dirci con semplicità che la vita presente è solo un temporaneo viaggio, un itinerario che, per quanto possa durare a lungo e senza sofferenze, alla fine avrà il suo termine e la sua naturale convlusione.
In questo itinerario, potremmo oggi dire, tour turistico spirituale permanente, essendo anche in tempo di vacanze, parte dal giorno della nostra nascita, si sviluppa nei luoghi e nei tempi che il Signore ci ha concesso e ha termine nel momento in cui Egli ritiene che sia giunta la nostra ora e il momento di lasciare questo mondo per l'eternità.
Non a caso ci ricorda nel brano del vangelo di oggi: "Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!".
Non possiamo assolutamente illuderci che stiamo su questa terra per sempre, né cullare l'idea che tutto ci andrà bene.
Dobbiamo essere realisti, essere preparati a tutto e confrontarci con la parola di Dio, la quale ci richiama continuamente alla nostra attenzione ciò che siamo: pellegrini nel tempo in cammino per il cielo, che è la nostra ultima tappa ed il nostro approdo, al quale giungere nel modo più sereno e tranquillo possibile.
Cerchiamo di capire quello che Gesù vuole dirci, senza mezzi termini e senza farci illudere, presentando la realtà della vita per quella che è: "se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo".
Questa affermazione trova un continuo riscontro nella vita di tutti i giorni.
La venuta del Signore è certamente quella definitiva del giudizio universale, ma non va sottovalutata la venuta di Cristo che ci chiama con sé a vita nuova, facendoci passare per la croce e la morte.
Il modello del nostro essere cristiano è il crocifisso, è il Figlio di Dio, che sale sul patibolo della croce e muore per noi, quale vero ed unico salvatore del mondo.
Ci siano di sostegno, nelle difficoltà della vita, come nella malattia, nella perdita di una persona cara o di altre importanti cose della nostra esistenza terrena, quanto ci dice Gesù nel vangelo di oggi: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore".
Il nostro tesoro è Dio e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Dio.
Forti delle affermazioni del libro della Sapienza, abbiamo la certezza che Dio sta dalla nostra parte e sempre ci assiste e protegge, ci libera da ogni male ed oppressione, che rende schiavo l'uomo delle sue paure e delle sue insicurezze, aprendolo ad una visione di felicità vera e duratura.
Leggiamo nel brano della prima lettura di oggi che "la notte [della liberazione] fu preannunciata ai nostri padri, perché avessero coraggio, sapendo bene a quali giuramenti avevano prestato fedeltà".
E' il coraggio della fede, è il coraggio che viene da Dio e che di fronte alle prove più dolorose e dure di essa, si affida pienamente alla volontà di Dio.
Sia questa la nostra umile preghiera di abbadono alla volontà del Signore che vogliamo innalzare a Lui nella speranza e nella certezza che Lui è sempre al nostro fianco e non ci molla neppure per un istante: "Arda nei nostri cuori, o Padre, la stessa fede che spinse Abramo a vivere sulla terra come pellegrino, e non si spenga la nostra lampada, perché vigilanti nell'attesa della tua ora siamo introdotti da te nella patria eterna". Amen.


Fonte:qumran2.net

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