Wilma Chasseur "Siamo fuoco o cenere?"

Siamo fuoco o cenere?
Wilma Chasseur  
XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (18/08/2013)
Vangelo: Lc 12,49-53 
Fuoco e cenere: ecco i protagonisti delle letture di oggi. Il profeta Geremia fu calato in una cisterna
piena di fango, perché aveva annunziato la verità. E la verità brucia come fuoco, è scomoda, si fa di tutto per toglierla di mezzo, per ridurla in cenere. E togliere di mezzo anche chi la annuncia. Ma, per fortuna, questa volta Geremia per intercessione di un suo amico etiope, fu tirato fuori dalla cisterna e dalla cenere. Povero Geremia: era un tipo mite e delicato; voleva starsene tranquillo: quando il Signore l'aveva chiamato aveva obiettato che lui era troppo giovane, non sapeva parlare, era meglio mandare qualcun' altro.

"Basta! Non parlerò più..."
E anche in seguito, un giorno si era detto: "Basta! Non parlerò più a nome suo". Ma poi un fuoco divorante gli ardeva nel petto e lo costringeva a parlare. C'è niente da fare: quando il Signore chiama, non c'è via di scampo ed è meglio non cercarla la via di scampo, altrimenti si rischia di finire nelle fauci spalancate di qualche balena, com'era successo a Giona. Nessuno può scegliere di fare il profeta come può invece scegliere di fare l'elettricista o il saltimbanco: il profeta viene scelto direttamente dal Signore. Ma quando il Signore sceglie, non c'è scusa che tenga: occorre annunziare la sua parola a tempo opportuno e inopportuno, anche quando diventa segno di contraddizione. Ma la sua Parola, rispetto alle altre parole, ha questo di particolare, che, come Geremia, riesce sempre ad emergere dalla cenere e dalle varie cisterne in cui la si vuole rinchiudere. E a circolare libera e sempre giovane, nonostante i millenni trascorsi e a portare la buona notizia al cuore di chi l'ascolta. Mentre vediamo che tante altre notizie e parole sono subito invecchiate e sono anche sparite dalla circolazione in men che non si dica.

Come fare per accendere il fuoco
Nel Vangelo Gesù annuncia cos'è venuto a fare sulla terra: a portarvi il fuoco. Però si rammarica di una cosa: che non sia ancora acceso. Cosa ci vuole dire? Che il fuoco c'è; l'ha portato Lui, ma per espandersi e divampare ha bisogno di noi. Dobbiamo aiutare il Signore ad accendere il fuoco. Dopo la Sua immersione nella morte che è stata il Suo battesimo di fuoco, lo Spirito Santo è stato effuso sul mondo. Per Gesù la parola "spirare" non significa tanto morire quanto effondere lo Spirito Santo. Quindi quando Gesù spirò, effuse lo Spirito su tutti. Per cui ora lo Spirito di fuoco c'è, ma dipende da noi il riceverlo. Anche il sole splende sulla terra, ma se io tengo le tapparelle abbassate, il sole nella mia casa non entra. Ecco perché Gesù ha bisogno di noi perché il fuoco si espanda: ha bisogno anzitutto che noi gli apriamo il cuore affinché il fuoco venga appiccato e divampi nel nostro cuore. E poi dobbiamo espanderlo negli altri cuori, ancora assiderati nel gelo dell'indifferenza e dell' incredulità; ma per espanderlo, dobbiamo esserlo! Allora: siamo fuoco? O siamo fuoco sotto la cenere? O siamo cenere e basta?

Pensate con la vostra testa!
L'ultima raccomandazione che fa Gesù in questo Vangelo è di pensare con la propria testa! "Sappiate giudicare da voi stessi!" Con quante teste pensiamo oggi? Quelle della pubblicità, degli schermi e teleschermi vari, condizionati e eterodiretti a più non posso. Ma il Signore ci ha dato un maestro interiore, lo Spirito Santo, proprio perché ci lasciamo guidare da Lui, e non dipendiamo da altri che sono lupi rapaci e ci portano dritto nella fossa. Se vogliamo vincere la corsa dobbiamo tenere lo sguardo fisso sull'unico Maestro che ci porterà in salvo perché è l'unico nostro Salvatore.

Fonte:qumran2.net

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