Dalla «Lettera ai Filippesi» di san Policarpo," Indossiamo le armi della giustizia"

Dalla «Lettera ai Filippesi» di san Policarpo, vescovo e martire
(Capp. 3, 1 - 5, 2; Funk, 1, 269-273)
Indossiamo le armi della giustizia

    Non è per mia iniziativa, fratelli, che vi scrivo riguardo alla giustizia, ma perché voi stessi me lo
avete richiesto, e lo farò dicendovi non cose mie, ma di Paolo. Effettivamente né io, né altri come me potrebbe mai giungere alla sapienza del beato e glorioso apostolo. Egli, quando si trovava in mezzo a voi, parlando di persona agli uomini del suo tempo, trasmise con sicurezza e con forza il messaggio di verità e, anche dopo la sua partenza, vi indirizzò lettere, che vi edificheranno sempre nella fede ricevuta, se le mediterete attentamente. Vi faranno cioè crescere in quella fede che è la nostra comune madre (cfr. Gal 4, 26), cui segue la speranza che è preceduta dalla carità verso Dio, verso Cristo e verso il prossimo. Chi possiede queste virtù ha adempiuto il comandamento della giustizia, perché chi ha l'amore è lontano da ogni peccato.
    «L'attaccamento al denaro è la radice di tutti i mali» (1 Tm 6, 10). Consapevoli, dunque, che «non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via» (1 Tm 6, 7), armiamoci con le armi della giustizia e impariamo noi per primi a camminare nella via dei comandamenti del Signore.
    Insegnate alle vostre mogli a camminare nella fede ricevuta, nell'amore e nella purezza, ad amare i loro mariti in tutta fedeltà e tutti gli altri ugualmente in tutta castità e a educare i figli nel timore di Dio (cfr. Ef 5, 23 ss.).
    Le vedove siano compenetrate di fede nel Signore, intercedano incessantemente per tutti, si tengano lontane da ogni calunnia, maldicenza, falsa testimonianza, dalla cupidigia del denaro e da qualsiasi specie di male; siano consapevoli di essere un altare di Dio, il quale scruta attentamente ogni cosa e nulla ignora dei nostri pensieri, sentimenti o segreti del cuore (cfr. 1 Tm 5, 3-16).
    Ben sapendo, dunque, che «non ci si può prendere gioco di Dio» (Gal 6, 7), dobbiamo camminare in modo degno dei suoi comandamenti e della sua gloria. I diaconi camminino nella santità sotto lo sguardo di Dio santo, quali ministri suoi e del Cristo, e non si curino degli apprezzamenti degli uomini. Non siano calunniatori, non falsi; non siano attaccati al denaro (cfr. 1 Tm 3, 6 ss.).
    Saggi in ogni cosa, compassionevoli, solleciti, camminino secondo la verità del Signore che si fece servo di tutti.
    Se a lui saremo graditi nel tempo presente, egli ci darà in cambio i beni futuri, quando ci risusciterà dai morti come ci ha promesso. Se ci comporteremo in modo degno di lui, «con lui anche regneremo» (2 Tm 2, 12), purché restiamo saldi nella fede.

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