Paolo Curtaz, "Una fede che non trema!

Una fede che non trema
Commento al Vangelo di domenica 2 ottobre 2016 - Paolo Curtaz
Trema la nostra fede.
Scossa dai terremoti e dagli eventi, dalle paure e dalla sensazione di abitare un tempo che si sta
spegnendo, di un cambiamento epocale, radicale, che cogliamo da mille segnali quotidiani.
Il mondo come lo abbiamo conosciuto sta rapidamente cambiando e noi italiani ci accorgiamo di non essere più al centro della scena, ma sempre più ai lati, inutili comparse rispetto al ribollire degli eventi.
E la fede, in questo, rischia di ritrovarsi inadeguata, zoppicante, di non sapere dire nulla di veramente credibile.
È come ritrovarsi in mano un telefono che ha sempre funzionato dignitosamente ma che, di colpo, scopri essere un pezzo da museo. Così, per molti, è il rapporto con la fede cristiana: qualcosa che ha sempre funzionato, che serve dignitosamente al suo scopo ma che, alla fine, non ti connette col mondo reale.
Sì, crediamo, certo. Ma non sappiamo cosa dire davanti al dolore, o alla violenza di chi si appella alla religione per uccidere, o davanti ad una logica di mercato che sembra un lupo travestito da agnello.
La Parola, oggi, ci viene in soccorso, ci aiuta a definire e a riflettere sulla fede, in questo anno giubilare dedicato alla compassione.

Fiducia
La fede è legata alla fiducia, al fidarsi, all’affidarsi.
Dio ci chiama a fare alleanza, a scoprire la nostra natura profonda, il nostro destino inserito nel suo grande progetto d’amore.
La risposta affermativa che gli diamo è la fede: noi crediamo in ciò che ci rivela, che ci dice, ci fidiamo delle sue scelte, anche se molte cose non le capiamo. Ci fidiamo perché Dio è affidabile, perché abbiamo sperimentato concretamente che egli è compassione e misericordia e ci ama teneramente.
La fede nasce quando scopriamo di essere pensati e attesi, accolti e amati, rispettati e considerati da Dio.
Crediamo. Credo. Mi fido.

Abacuc
Abacuc è sconfortato, come non capirlo? Il piccolo e ostinato popolo di Israele deve continuamente lottare per sopravvivere in mezzo ai giganti: gli egiziani e gli assiri prima, i babilonesi poi… tutta la storia è un susseguirsi di invasioni e colpi di stato, di tragedie e di ingiustizie.
Ora ai confini di Israele premono i Caldei.
Il re d’Israele, un idiota, pensa solo a farsi costruire un palazzo.
Il profeta, esasperato, rivolge la propria preghiera a Dio: ha un bel difenderlo di fronte al popolo, ma come si fa a suscitare la fede in un popolo esasperato?
Dio risponde invitando Abacuc e Israele alla fede, a conservare la fede, la fiducia.
Come Lazzaro domenica scorsa, Dio promette di stringere tra le proprie braccia con immenso affetto il giusto che vive a causa della fede.
Profeti di ieri e di oggi si scontrano continuamente con la stessa disarmante obiezione: dov’è Dio quando l’uomo scatena la propria violenza? Quando prevale la tenebra? Quando il giusto è irriso e disprezzato?
E la Parola oggi risponde: solo con la fede possiamo osare.

Fidarsi
Abacuc è invitato a fidarsi, Timoteo riceve una commovente lettera da Paolo incarcerato ed è invitato a fare memoria della propria vocazione episcopale, gli apostoli, dopo un primo galvanizzante momento di euforia per i successi conseguiti dal Nazareno, cominciano a scontrarsi con il proprio limite e con l’ostilità di alcuni farisei e sentono la fiammella (timida) del credere lentamente vacillare.
Fidatevi, dice la Parola, fidati, affidati, diffida delle tue presunte certezze.
La fede è il ragionevole abbandonarsi nelle braccia dell’amato, nel gesto incosciente e ovvio del bambino che si getta fra le braccia del padre.
Non siamo chiamati a fidarci di un mistero imperscrutabile, a seguire ciecamente gli ordini della divinità, ad abbassare la testa alla volontà ostica e incomprensibile di una moloch a cui dobbiamo credere.
Il Dio di Israele chiede fiducia, il Dio che ha camminato nel deserto e sofferto, amato e sorretto.
Il Dio che ha dimostrato milioni di volte quanto seriamente e intensamente ama.

Fiducia in Lui
Fiducia nel Nazareno rivelatore del padre, figlio del Dio benedetto che ha sconvolto la vita dei suoi discepoli svelando il volto del Padre morendo sulla croce.
Fidatevi almeno quanto un granellino di senapa, dice il Maestro.
Allora vedremo gli alberi sradicarsi, le cose inamovibili smuoversi.
Abacuc non lo sa, ma l’ennesimo scontro con una cultura straniera obbligherà Israele a riscoprire le proprie radici e diventare (tornare ad essere?) segno nel mondo.
Paolo non lo sa, ma le sue parole doloranti e aspre saranno prese dallo Spirito Santo e riempite di Dio così che noi, oggi, leggiamo la Parola di Dio sulle labbra screpolate di Paolo lo scoraggiato e irrequieto apostolo.
Pietro e Giovanni e gli altri non lo sanno, ma la loro fede, più piccola di un granellino di senapa, crescerà e diventerà un immenso albero alla cui ombra ci riposiamo noi, pavidi discepoli del terzo millennio…
anche quando i cristiani smontavano la credibilità della Chiesa pezzo per pezzo…

Leggerezza
La nostra non è la fede dei meriti, come quella dei farisei. Non possiamo porre una dogana alla porta della Chiesa facendo entrare solo coloro che se lo meritano. Siamo tutti servi che fanno il proprio dovere, non esistono, agli occhi di Dio, migliori o peggiori.
Dio dona a ciascuno secondo la propria necessità, non secondo il proprio merito.
Siamo solo dei servi della Parola. Cioè il mondo è già salvo, non dobbiamo salvarlo noi.
A noi è chiesto di vivere da salvati, a guardare oltre, al di là e al di dentro.
A noi Gesù chiede di vivere come uomini di fede, a camminare nel nostro cammino con un cuore compassionevole e gravido di pace, fecondo e accogliente. Con leggerezza.
Siamo servi inutili che Dio rende preziosi. Ed annunciare il Regno è talmente bello che ci dimentichiamo delle nostre necessità.
Per il resto lasciamo a Dio fare il suo mestiere.

Fonte:http://www.tiraccontolaparola.it/



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