Wilma Chasseur "Via d'uscita o via d'entrata?"

Via d'uscita o via d'entrata?
Wilma Chasseur  
XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)
Vangelo: Lc 16,19-31 
Chi aveva le chiavi del Paradiso prima che passassero a San Pietro? Le aveva Abramo: infatti è lui
che accoglie il povero Lazzaro nell'al di là. Ed è lui che risponde al ricco nel dialogo serrato che questi instaura nel tentativo di carpirgli anche una sola goccia d'acqua. Niente da fare, doveva pensarci prima.. .

"Potessi tornare indietro..."
Sapete che riflessione mi suscita questo dialogo? Che la vita è una sola per tutti. Bella scoperta, mi direte voi, ma pensateci seriamente: abbiamo una sola possibilità di salvarci. Abbiamo una sola via d'uscita, o meglio: abbiamo una sola via d'entrata (entrata in Paradiso naturalmente) che è questa vita presente, finita la quale, nessuno ricomincia: Non si torna indietro. Chi di voi, siate sinceri, almeno una volta non si è detto: "Ah potessi tornare indietro per non rifare quella o quelle scemenze che hanno rovinato tutto". Niente da fare: di vita ne abbiamo una sola. Non ne abbiamo una per fare le scemenze e un'altra per ripararle: certo che nella seconda vita saremmo tutti bravissimi a non ripetere gli stessi sbagli, ma si dà il caso che quella seconda vita non esiste. Quindi sapete cosa vi dico? I rimorsi fateveli venire PRIMA di commettere gli sbagli, non dopo. Chiedete il dono del consiglio per evitare più disastri possibile. Quando ormai il pasticcio è combinato, come fare per disfarlo? Meglio non rompersi il naso piuttosto che doverlo poi riparare in seguito.

Al di là o al di qua?
Sapete perché è importante insistere su questo punto? Perché Gesù raccontava questa parabola ai farisei e loro ritenevano che un certo benessere terreno equivalesse a una benedizione di Dio. Se ti comporti bene Dio ti ricompensa già in questa vita, il che portava a concludere che se tutto ti andava bene eri sulla strada giusta; se tutto ti andava male eri su una strada sbagliata. Per i farisei la questione dell'al di là era molto secondaria. I sadducei poi, non ci credevano affatto: tutto si giocava di qua. Gesù con questa parabola corregge questa concezione sbagliata della retribuzione. Il ricco, nella vita, era apparentemente fortunato, ma il benedetto da Dio fu il povero Lazzaro, sfortunato nella vita, ma salvo per l'eternità. Quindi con questa parabola Gesù rivela l'esistenza certa dell'al di là, soprattutto ai sadducei che non ci credevano per niente. E rivela che la tribolazione, non solo non è segno di abbandono da parte di Dio, ma vissuta bene, può essere segno sicuro di salvezza eterna.

I nostri nomi scritti lassù
E le sorti ora sono rovesciate: se in vita l'unico a poter aiutare il povero Lazzaro era il ricco, ora l'unico che può aiutare il ricco dandogli una goccia d'acqua è il povero Lazzaro. Nome che deriva da "el azar" che significa: Dio ha aiutato.

Da notare che il ricco, che in vita era certamente stimato e riverito con grandi titoli, qui non viene neppure chiamato per nome. Mentre il povero, non solo ha un nome proprio, ma anche un titolo onorifico che lo precede: il nome è Lazzaro, il titolo è "povero". Ecco l'unico titolo onorifico per entrare dalla porta stretta. E affrontare le varie tribolazioni che la vita ci presenta.
Ma poi ci sarà il Paradiso, perché il Signore ci vuole tutti lì. E' andato a prepararci un posto lì, non altrove. Ha scritto i nostri nomi lassù, non altrove. C'è già la sedia pronta: non può ancora scriverci il nostro nome perché poi... dovrebbe cancellare se non ci arrivassimo, ma ha già la penna in mano... Forza dunque: avanti tutta per raddrizzare anche la nostra "Concordia" vacillante (la nostra volontà) e andare poi dritti in Cielo.

Fonte:http://www.qumran2.net/

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