Wilma Chasseur,"Cosa abbiamo perso oggi?

Cosa abbiamo perso oggi?
Wilma Chasseur  
XXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) 
Vangelo: Lc 15,1-32 
In questa domenica il Vangelo ci pone davanti due categorie di persone che accostavano Gesù: i
pubblicani e i farisei, cioè i peccatori e i perfetti. I peccatori lo ascoltavano e i perfetti lo criticavano.

I peccatori e i perfetti
I farisei erano parecchio scocciati che Gesù frequentasse certi tipi e mormoravano in cuor loro: "ma perché si lascia avvicinare da questi furfanti matricolati (forse facevano il confronto col Battista che era molto più severo): se fosse veramente il Messia saprebbe che razza di gente è questa e farebbe piazza pulita in un sol colpo".

Il colmo è che proprio questi "furfanti"stavano ad ascoltare Gesù, mentre i farisei pretendevano che Lui ascoltasse loro e desse ragione del suo comportamento. Ma Gesù non spiega il suo comportamento, non si giustifica; si limita a raccontare tre parabole, una più sconcertante dell'altra, che hanno però una caratteristica in comune: in tutt'e tre si è perso qualcosa. Il pastore ha perso una pecora, la donna, una moneta e il padre ha perso un figlio.
Ma che logica è questa?
Certo che un pastore di cento pecore leggendo questa pagina, sicuramente penserebbe in cuor suo "sì certo, povera pecora si sarà anche persa, mi fa pena, ma me ne rimangono 99: non metto certo a rischio la sicurezza di tutte queste abbandonandole col rischio che arrivi il lupo e le sbrani tutte, per andare a cercare quella smarrita: che logica è mai questa?". Non è certamente una logica umana, quindi non può essere che logica divina.

Quanto alla donna, la moneta persa è una, su un totale di dieci e non di cento. Però la dramma equivaleva alla paga di una giornata lavorativa, quindi era una certa somma e ritrovarla, era importante. Quanto al padre, aveva perso addirittura un figlio che valeva più di tutte le pecore e le monete di questo mondo, quindi era indispensabile ritrovarlo.
Il concetto chiave è dunque che si è perso qualcosa. Facciamo la trasposizione ai giorni nostri: cosa si è perso oggi di così importante che bisogna assolutamente ritrovare per non essere esclusi dal Regno? Si è perso il senso del peccato. Ci si sente tutti salvi. Alla coscienza del peccato è subentrato un senso sproporzionato della propria rispettabilità.
SMS o SOS?
Non ci si riconosce più colpevoli; al massimo malati o squilibrati, ma comunque sempre innocenti. Non mandiamo più nessun SOS. Non si ricorre più a nessun salvatore e così si rimane nel proprio pantano senza neanche sapere che è pantano. Il pericolo di questa anestesia generalizzata è questo: non chiedere aiuto. Ed è anche quello di non saper più chiamare il male con il proprio nome, ma di camuffarlo e considerarlo un bene. Ma quando uno affonda nelle sabbie mobili, non è né negando che le sabbie sono mobili, né afferrandosi per i capelli che si tira fuori, ma chiedendo l'aiuto a qualcun altro che venga a tirarlo su. Non si lanciano più SOS ma solo SMS. Mentre è urgente riscoprirsi bisognosi di salvezza e quindi di un salvatore. Perché finché non ci si sente persi non si ricorre proprio a nessun salvatore: non se ne sente per niente il bisogno! Solo quando ci si sente bisognosi di salvezza si lanciano gli SOS. A chi? A Colui che solo ci può salvare perché è l'unico che ha dato la sua vita per le pecore. Di Salvatore ce n'è uno solo, tutti gli altri sono ladri e briganti. Ma solo quando ci sentiamo bisognosi di salvezza lo riconosciamo come tale e lo chiamiamo col suo vero nome. Allora e solo allora lo incontreremo veramente come nostro Dio e Salvatore.

Fonte:http://www.qumran2.net/

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