don Angelo Sceppacerca ("Andate a presentarvi ai sacerdoti")

 Commento su Luca 17,11-19
Agenzia SIR  
XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (09/10/2016)
Vangelo: Lc 17,11-19 
Due parole forti: il comando di Gesù ai dieci lebbrosi ("Andate a presentarvi ai sacerdoti") come se la
guarigione fosse già avvenuta nel fatto stesso di aver incontrato Gesù e di averlo supplicato. La seconda parola forte di Gesù è al Samaritano che torna a ringraziarlo: "Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato". La liberazione si compie quando si ringrazia perché si è stati risanati. Il ringraziamento - l'Eucaristia! - è salvezza.
Fra i dieci guariti, solo lo straniero, il samaritano, ritorna da Gesù. Perché uno solo? È un mistero; se lo chiede anche Gesù. Certo è un avvertimento a Israele e a ognuno - anche oggi, nella Chiesa - a non considerare la salvezza un possesso; essa è - innanzitutto - consapevolezza di essere stati salvati; è sguardo su noi stessi e vederci guariti da Dio e per questo ringraziarlo. La lebbra univa i dieci; dopo la comune guarigione, però, vien fuori la differenza: uno sente il bisogno di riavvicinarsi a Gesù. Tutti siamo salvati, la Chiesa è la sposa che ringrazia. E il Signore continua a cercare ancora gli altri nove che ancora mancano.
È la sola volta che un discepolo chiama Gesù "Maestro"; prima e ancor più della guarigione, il grido è "Abbi pietà di noi!", la preghiera essenziale, il farmaco salva-vita. E il ringraziamento è l'esaltazione perenne, il canto della sposa che onora lo Sposo. Il samaritano che torna indietro, solo fra i dieci, è colui che si è reso conto che c'è una cosa più importante della salute, la relazione con Gesù e l'andargli dietro, da discepolo, fino a Gerusalemme. La malattia serve ad alzare la voce, fino al grido, e supplicare da Gesù misericordia: "Signore, pietà"!
Commento a cura di don Angelo Sceppacerca

Fonte:Agenzia SIR
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