Don Attilio GIOVANNINI sdb "Vegliate e pregate"

27 novembre 2016 | 1a Domenica di Avvento A | Omelia
Vegliate e pregate
*Vegliate. 
*Non sapete in quale giorno verrà il vostro Signore.
Il vostro Signore! Perché voi avete un Signore. Al di sopra del capoufficio, al di là del direttore
generale, oltre il presidente, avete il Signore, che ha nelle mani tutta la vostra vita, che dispone il vostro destino eterno.
E voi lo sapete che c'è, perché è già venuto. Ha già mostrato il suo volto. Ha già toccato la vostra vita. E ora è con voi. Non potete fare finta che non ci sia o che sia lontano, che lo dobbiate incontrare forse un giorno... chissà quando.
Se siete esortati a vegliare perché non sapete il giorno in cui "verrà", questo si riferisce al momento del compimento del suo incontro, al raggiungimento della statura perfetta, al definitivo congiungimento con lui.
È questo che rischiate di mancare, perché invece di progredire nell'adesione a lui per essere da lui assimilati e di lui partecipi, voi perdete il contatto con lui, regredendo allo stadio inferiore di uomini "carnali".
Eh sì, purtroppo si può fare un passo avanti e due indietro. Le nostre scelte non sono mai una volta per sempre, ma ogni volta da rinnovare. Perché siamo sempre liberi. Allora ci vuole la massima attenzione verso la sua presenza e il massimo impegno a rispondere alla sua chiamata. La nostra mente deve essere concentrata in lui. Non per nulla Gesù ci esorta a pregare sempre, come faceva lui stesso, che passava la notte a parlare col suo Abba:

Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione.

Infatti, quando siamo assillati dal nostro lavoro, siamo tentati di trascurare la preghiera, e dimenticare l'amore di Dio. O quando siamo in vacanza e assorbiti dagli svaghi, viene facile saltare la preghiera. O, viceversa, quando siamo sotto prova e nelle angustie, non abbiamo proprio voglia di pregare. Ma è lì, nei momenti di turbamento e di crisi, che la preghiera deve essere più forte. Perché è con lo Spirito di Dio che superiamo le tribolazioni e rimaniamo fedeli, in modo da giungere pronti al supremo incontro con lui.
Abbiamo bisogno di Dio più dell'aria che respiriamo. Per questo la nostra preghiera si deve configurare come il ritmo del respiro, che fa vivere di puro ossigeno spirituale, perché la nostra anima non soffochi. Inspiriamo invocando il nome di Gesù, espiriamo emettendo amore e lode a lui.
La preghiera deve zampillare incessantemente dal nostro cuore come da una sorgente perenne, che è la fede. La preghiera deve trasfigurare ogni nostra azione, facendone un'offerta d'amore.
Dobbiamo pregare senza scoraggiarci. Se Dio sembra non ascoltarci, è perché vuole allenarci alla preghiera continua, che è già una grazia, perché la supplica ininterrotta ci distoglie da noi stessi e ci porta ad appoggiare la nostra fede unicamente in lui. Quando avremo imparato a pregare senza interruzione, egli ci esaudirà.
Dio è con noi, in noi. Ma se Dio è tanto in me quanto nell'altro, allora anche quando mi incontro con gli altri (i collaboratori, i clienti, i famigliari, ecc.), non smetto di stare con lui, e prego nella misura in cui tengo presente Dio in loro. Così posso pregare sempre.
Concretamente però, non si può raggiungere la preghiera continua che il Signore ci chiede, se non c'è un tempo fisso di preghiera nella nostra giornata. Come non ci sarà calore nel termosifone se non c'è da qualche parte la caldaia.

San Giovanni della Croce ammonisce:

"Poiché al momento della resa dei conti
ti dovrai pentire di non avere impiegato bene
questo tempo nel servizio di Dio,
perché ora non lo ordini e non lo impieghi
come vorresti aver fatto in punto di morte?"

Insomma, siamo svegli!

 Fonte:  www.donbosco-torino.it

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