fr. Massimo Rossi " Cristo Re dell'universo"


Commento su Luca 23,35-43
fr. Massimo Rossi  
XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) - Cristo Re (20/11/2016)
Vangelo: Lc 23,35-43 
...E con questa domenica, si chiude l'anno liturgico. Domenica prossima saremo già in Avvento. Anno
nuovo, vita nuova, dice il proverbio...
È tempo di bilanci: com'è andato questo Giubileo della misericordia? siete, siamo diventati un po' più misericordiosi? Speriamo di sì!
E tanto per (non) cambiare discorso, il Vangelo di Luca è quello che, dei quattro, insiste di più sulla misericordia che il Signore è venuto ad annunciare: la parabola del figliol prodigo (cap.15) ce l'ha solo il testo di Luca; il breve dialogo di Gesù con il buon ladrone, ce l'ha solo Luca; il particolare delle folle che, scendendo dal Calvario, se ne ritornavano a casa, percuotendosi il petto (vv.48), ce l'ha solo Luca...
Insomma, se non abbiamo capito e imparato che il Padre celeste è misericordioso e che anche noi dobbiamo imparare ad esserlo, con coloro che ci hanno offesi, spegniamo pure i riflettori, usciamo di chiesa e torniamocene alla nostra vita, archiviando per sempre la fede; ci eravamo illusi di credere, ci abbiamo creduto per un po'... Ma poi la vita ha ampiamente smentito la convenienza a confidare nel Dio di Gesù Cristo; e così, anche noi abbiamo scelto il cosiddetto ateismo pratico, quel modo di vivere, purtroppo assai diffuso tra le nostre file, di chi cioè ammette l'esistenza di Dio, ma poi parla e agisce come se Dio non contasse poi così tanto.
Bando alla tristezza, bando alla delusione e al cinismo.
Oggi celebriamo Cristo Re dell'universo, esaltiamo la sua maestà che risplende dall'alto della croce, e in quella mortale immobilità, conquista alla fede il centurione romano, la già citata gente che, prima, aveva accolto Gesù come Messia, poi aveva chiesto a Pilato la Sua testa, e ora si struggeva di dolore perché era stato crocifisso un giusto.
E c'è anche lui, il buon ladrone, il quale, dall'alto della sua croce, mette a segno l'ultimo colpo, il più grosso, un vero colpo da maestro... si mette in tasca il Paradiso. Perdonate la vena sarcastica... Il perdono dato dal Signore a un criminale costituisce il punto più alto dell'amore infinito di Dio, rivelato al mondo dal Figlio.
Ma già le prime parole pronunciate dal Maestro di Nazareth, dall'alto del suo trono, "Padre, perdona loro...", creano il clima di tutta la vicenda. In contrasto con il comportamento dei soldati, dei capi del popolo e del popolo stesso, Gesù invoca, dunque, su tutti il perdono del Padre.
Pensate, alcuni manoscritti che riportano la narrazione di Luca, hanno censurato questa prima preghiera di Gesù sulla croce, forse perché sembrava troppo indulgente nei confronti dei Giudei: nella polemica antigiudaica dei primi cristiani, la presa di posizione di Gesù poteva destare scandalo e creare non poche difficoltà.
Ma l'invocazione di Gesù è l'ultima proposta di conversione offerta ai suoi persecutori.
Anche nelle prediche (di Pietro) riportate sempre da san Luca negli Atti degli Apostoli, nelle quali si insiste in modo particolare sulla responsabilità dei giudei, l'autore ispirato accenna pure alla loro ignoranza, cioè all'incapacità di comprendere e seguire il progetto salvifico di Dio che passa attraverso lo scandalo della croce (cfr. 3,17 e 13,37). Il riconoscimento di questa ignoranza del piano divino è il presupposto della conversione.
Nel progetto teologico del terzo evangelista, Gesù è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto, a chiamare i peccatori a conversione (5,32); ha condiviso la mensa dei clandestini e dei malfattori; ha accolto la testimonianza di amore dell'anonima peccatrice; è entrato in casa di Zaccheo, capo dei pubblicani... Ora muore tra due criminali e ne condivide il destino di esclusione e di infamia.
Possiamo dire che il Figlio dell'uomo muore, così come era vissuto.
È con questo ultimo, estremo gesto di solidarietà che Gesù dà la salvezza a chi crede e si converte. In altri termini non c'è situazione umana di miseria e di peccato che sia esclusa a priori dalla salvezza; anche per il ladrone che muore a causa dei suoi delitti c'è la speranza di un futuro di redenzione.
La morte di Gesù segna l'inizio del cambiamento, della conversione di coloro che assistono, preludio della prima comunità cristiana: il centurione, che riconosce l'azione di Dio e come testimone ufficiale, proclama per l'ultima volta l'innocenza di Gesù; poi la folla, che ora ritorna dalla collina della croce mostrando visibilmente i segni della sua conversione.
Infine i parenti, i conoscenti di Gesù e le donne che stavano in disparte ad assistere alla tragedia. Luca ha risparmiato gli apostoli, stendendo un velo pietoso sulla loro fuga; menziona invece la presenza degli amici del Signore...forse si tratta proprio di loro, dei Dodici, o di alcuni dei Dodici - certo mancava Giuda -. Per ora questi sono testimoni muti della morte del loro Maestro e rimangono in attesa che si compia la sua promessa: "Dopo tre giorni risorgerò.".
Passata la Pasqua di risurrezione, la nuova comunità si ricomporrà intorno al nucleo di questi pochi fedelissimi che avevano accompagnato il Signore fino alla sua ultima prova.
Del resto, era la Passione di Gesù... doveva attraversarla da solo.
Fuggiamo la tentazione di giudicare il comportamento di Pietro & co.
Non perdiamo tempo ad indagare se l'abbandono dei Dodici sia stato una mancanza di fede, un oltraggio contro il loro Signore, un riprovevole peccato...
Ebbene, anche per un residuo di comunità spaventata e demoralizzata c'è una speranza di futuro, fino a quando essa rimane legata a Gesù, il martire salvatore. Se c'è per quei poveri e meschini pescatori di Galilea, la speranza della salvezza c'è anche per noi.

Fonte:http://www.qumran2.net/

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