mons. Antonio Riboldi"Convertitevi, perché Dio è vicino"
Convertitevi, perché Dio è vicino
mons. Antonio Riboldi
II Domenica di Avvento (Anno A)
Vangelo: Mt 3,1-12
Nel cammino verso il Natale - questo Dono incredibile e meraviglioso che il Padre ci ha fatto, Gesù,
uomo tra noi, che condivide tutto di noi, per riportarci come figli a Casa - Dio ci chiede un cambiamento totale. Conosciamo tutti per esperienza come è facile oscurare Dio in noi, fino quasi ad ignorarne la Presenza. A volte la nostra debolezza, che si manifesta nel peccato o in uno stile di vita puramente umana, ma senza la fede che ci eleva a Dio, è simile ad un oscuramento dell'anima.
E tutti dovremmo sapere che questa 'tenebrà ci rende insoddisfatti: sentiamo la nostalgia del vero bene e della felicità, ma rischiamo di cercarla là dove c'è solo un pericoloso effimero.
Credo che nessuno di noi senta una vocazione all'infelicità. Noi cerchiamo la felicità e la sentiamo come il solo senso del vivere, ma poi ci affidiamo a quello che felice non è.
È la solita tentazione che ebbero i nostri progenitori, ingannati da Satana. Ma la vera Gioia, profonda e duratura, dono che Dio ci ha dato creandoci e a cui aspiriamo, chiede che prendiamo le distanze dal male, ogni male, e ci facciamo autori di bene, che non scende mai a compromessi con il male. È questo compromesso con il male - tante volte presente anche in chi ama la gioia di Dio e vorrebbe ricrearla in sé - che la Chiesa oggi con Giovanni Battista ci invita a rompere.
L'evangelista Matteo ci presenta la figura di questo grande profeta, precursore di Gesù, che ci invita a tagliare ogni legame con il compromesso con il male.
"In quei giorni comparve Giovanni il Battista, a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: 'Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino. Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse: 'Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico. Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano: e confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel Giordano. Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: 'Razza di vipere!...Fate frutti degni di conversione... Io vi battezzo con acqua per la conversione, ma Colui che viene dopo di me è più potente di me e io non sono degno di neanche sciogliere i suoi calzari. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco". (Mt. 3, 1-12)
Fa davvero impressione la forza e la durezza di Giovanni nel rivolgere l'invito alla conversione. Aveva lasciato alle spalle il suo mondo e si era scelto il deserto, come a prendere le distanze dal nostro mondo lontano da Dio. Il suo invito è perentorio: 'Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino'. Ed aveva ed ha ragione. Non si può entrare nello stile di chi aspira al Regno, portandosi addosso realtà e storture che nulla hanno a che fare con il Cielo.
Lo sappiamo tutti come il 'mondo' cerchi di ingannarci, proponendoci 'cosé che ci allontanano dal Regno. Per il nostro bene è urgente e necessario un cambiamento interiore ed è realizzabile se seguiamo la Parola di Dio, volendola accogliere con Gioia, per fare verità.
Scrive il nostro Paolo VI:
"Sappiamo tutti che la parola 'conversioné indica un senso di cambiamento, di rinnovamento interiore. Ora - ed è ciò che più conta - tale cambiamento non tocca tanto le cose esteriori, le abitudini, le vicende a cui è legata la nostra esistenza, bensì la cosa tanto nostra: il CUORE.
E c'è non poco da cambiare dentro di noi: è necessario il rimodellamento della nostra mentalità, avere il coraggio di entrare fin nel segreto della nostra coscienza, dei nostri pensieri e là operare un cambiamento. E allora ci chiediamo, per ottenere tale risultato, cosa fare?
Entrare in noi stessi, riflettere sulla nostra persona, acquisire una nozione chiara di quello che siamo, vogliamo e facciamo e alla fine rompere qualche cosa di noi, spezzare questo o quell'elemento, che magari ci è molto caro ed a cui siamo abituati.
Ma come si fa a convertirci? Il primo passo consiste nell'ascoltare il richiamo e orientare la nostra mente là da dove parte la voce. La voce è la Parola di Dio, quale eco personale che il Signore suscita nelle nostre anime"... - ed aggiunge un desiderio che ogni sacerdote o vescovo condividerebbe - "Come piacerebbe sostare in conversazione con ciascuna delle persone presenti e chiedere se hanno questa capacità di udito, se ascoltano la Parola di Dio, e con essa quella sete di bontà che è il sospiro che il Padre ci fa udire". (Marzo 1965)
Tutto questo potrebbe sembrare difficile, eppure, se siamo onesti con noi stessi, sentiamo davvero una grande nostalgia o desiderio di essere buoni, di spogliarci da tutto ciò che inquina la nostra felicità ed è il male, che ci fa davvero... 'stare male'!
Non resta che vivere questo tempo di attesa di Gesù, mettendosi in cammino, come fecero Giuseppe e Maria verso Betlemme e ascoltando, come i pastori, il canto degli Angeli: 'Pace in terra agli uomini che Dio ama'.
"In quel giorno - sembra risponderci il profeta Isaia - un germoglio spunterà dal tronco di «Tesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo Spirito del Signore, Spirito di sapienza e di intelligenza, Spirito di consiglio e di fortezza, Spirito di conoscenza e di timore del Signore". (Is. 11, 1) Se ci guardiamo intorno è facile rintracciare una grande esigenza di 'sapore e nostalgia del Padre'. Ci dà fastidio il 'buio', che è causato dalla scomposta impostazione della nostra vita: 'oscurità'che ci impedisce di vedere al di là della confusione e della inquietudine interiore, per scoprire che c'è Qualcuno che è la vera Luce ed è l'Unico che può dare senso alla nostra vita.
L'Avvento, questo Santo Tempo, che ci accosta al Natale, può essere il momento in cui Dio si fa vicino, se lo vogliamo, e ci prende per mano, per ritrovare la Sua Luce, che è Lui stesso!
Non resta che, non solo desiderare, ma incamminarci verso la Gioia di Dio che ci viene incontro con il Suo Santo Natale. Ce lo auguriamo tutti.
mons. Antonio Riboldi
II Domenica di Avvento (Anno A)
Vangelo: Mt 3,1-12
Nel cammino verso il Natale - questo Dono incredibile e meraviglioso che il Padre ci ha fatto, Gesù,
uomo tra noi, che condivide tutto di noi, per riportarci come figli a Casa - Dio ci chiede un cambiamento totale. Conosciamo tutti per esperienza come è facile oscurare Dio in noi, fino quasi ad ignorarne la Presenza. A volte la nostra debolezza, che si manifesta nel peccato o in uno stile di vita puramente umana, ma senza la fede che ci eleva a Dio, è simile ad un oscuramento dell'anima.
E tutti dovremmo sapere che questa 'tenebrà ci rende insoddisfatti: sentiamo la nostalgia del vero bene e della felicità, ma rischiamo di cercarla là dove c'è solo un pericoloso effimero.
Credo che nessuno di noi senta una vocazione all'infelicità. Noi cerchiamo la felicità e la sentiamo come il solo senso del vivere, ma poi ci affidiamo a quello che felice non è.
È la solita tentazione che ebbero i nostri progenitori, ingannati da Satana. Ma la vera Gioia, profonda e duratura, dono che Dio ci ha dato creandoci e a cui aspiriamo, chiede che prendiamo le distanze dal male, ogni male, e ci facciamo autori di bene, che non scende mai a compromessi con il male. È questo compromesso con il male - tante volte presente anche in chi ama la gioia di Dio e vorrebbe ricrearla in sé - che la Chiesa oggi con Giovanni Battista ci invita a rompere.
L'evangelista Matteo ci presenta la figura di questo grande profeta, precursore di Gesù, che ci invita a tagliare ogni legame con il compromesso con il male.
"In quei giorni comparve Giovanni il Battista, a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: 'Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino. Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse: 'Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico. Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano: e confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel Giordano. Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: 'Razza di vipere!...Fate frutti degni di conversione... Io vi battezzo con acqua per la conversione, ma Colui che viene dopo di me è più potente di me e io non sono degno di neanche sciogliere i suoi calzari. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco". (Mt. 3, 1-12)
Fa davvero impressione la forza e la durezza di Giovanni nel rivolgere l'invito alla conversione. Aveva lasciato alle spalle il suo mondo e si era scelto il deserto, come a prendere le distanze dal nostro mondo lontano da Dio. Il suo invito è perentorio: 'Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino'. Ed aveva ed ha ragione. Non si può entrare nello stile di chi aspira al Regno, portandosi addosso realtà e storture che nulla hanno a che fare con il Cielo.
Lo sappiamo tutti come il 'mondo' cerchi di ingannarci, proponendoci 'cosé che ci allontanano dal Regno. Per il nostro bene è urgente e necessario un cambiamento interiore ed è realizzabile se seguiamo la Parola di Dio, volendola accogliere con Gioia, per fare verità.
Scrive il nostro Paolo VI:
"Sappiamo tutti che la parola 'conversioné indica un senso di cambiamento, di rinnovamento interiore. Ora - ed è ciò che più conta - tale cambiamento non tocca tanto le cose esteriori, le abitudini, le vicende a cui è legata la nostra esistenza, bensì la cosa tanto nostra: il CUORE.
E c'è non poco da cambiare dentro di noi: è necessario il rimodellamento della nostra mentalità, avere il coraggio di entrare fin nel segreto della nostra coscienza, dei nostri pensieri e là operare un cambiamento. E allora ci chiediamo, per ottenere tale risultato, cosa fare?
Entrare in noi stessi, riflettere sulla nostra persona, acquisire una nozione chiara di quello che siamo, vogliamo e facciamo e alla fine rompere qualche cosa di noi, spezzare questo o quell'elemento, che magari ci è molto caro ed a cui siamo abituati.
Ma come si fa a convertirci? Il primo passo consiste nell'ascoltare il richiamo e orientare la nostra mente là da dove parte la voce. La voce è la Parola di Dio, quale eco personale che il Signore suscita nelle nostre anime"... - ed aggiunge un desiderio che ogni sacerdote o vescovo condividerebbe - "Come piacerebbe sostare in conversazione con ciascuna delle persone presenti e chiedere se hanno questa capacità di udito, se ascoltano la Parola di Dio, e con essa quella sete di bontà che è il sospiro che il Padre ci fa udire". (Marzo 1965)
Tutto questo potrebbe sembrare difficile, eppure, se siamo onesti con noi stessi, sentiamo davvero una grande nostalgia o desiderio di essere buoni, di spogliarci da tutto ciò che inquina la nostra felicità ed è il male, che ci fa davvero... 'stare male'!
Non resta che vivere questo tempo di attesa di Gesù, mettendosi in cammino, come fecero Giuseppe e Maria verso Betlemme e ascoltando, come i pastori, il canto degli Angeli: 'Pace in terra agli uomini che Dio ama'.
"In quel giorno - sembra risponderci il profeta Isaia - un germoglio spunterà dal tronco di «Tesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo Spirito del Signore, Spirito di sapienza e di intelligenza, Spirito di consiglio e di fortezza, Spirito di conoscenza e di timore del Signore". (Is. 11, 1) Se ci guardiamo intorno è facile rintracciare una grande esigenza di 'sapore e nostalgia del Padre'. Ci dà fastidio il 'buio', che è causato dalla scomposta impostazione della nostra vita: 'oscurità'che ci impedisce di vedere al di là della confusione e della inquietudine interiore, per scoprire che c'è Qualcuno che è la vera Luce ed è l'Unico che può dare senso alla nostra vita.
L'Avvento, questo Santo Tempo, che ci accosta al Natale, può essere il momento in cui Dio si fa vicino, se lo vogliamo, e ci prende per mano, per ritrovare la Sua Luce, che è Lui stesso!
Non resta che, non solo desiderare, ma incamminarci verso la Gioia di Dio che ci viene incontro con il Suo Santo Natale. Ce lo auguriamo tutti.
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