Monsignor Nunzio Galantino, "CON GIOIA E FIDUCIA PREPARIAMO LA VIA AL SIGNORE"

CON GIOIA E FIDUCIA PREPARIAMO LA VIA AL SIGNORE
III domenica d’Avvento, 11 dicembre 2016
Le letture di questa terza Domenica di Avvento ci restituiscono parole ed esperienze che devono far
parte del vocabolario della vita di ogni uomo e di ogni donna credente: gioia e dubbio, invito alla gioia e consapevolezza che la vita contempla anche momenti in cui si fa fatica a credere.

Così, all’esplicito invito alla gioia della prima lettura – “Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa” –  fanno da contrappunto la domanda ed  il dubbio di Giovanni: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”.

Gioia e dubbio! Due temi, o meglio due esperienze, solo apparentemente in contrasto.

“Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa”.       Questo invito che Isaia rivolge al popolo di Israele fiaccato dalla dolorosa esperienza dell’esilio, oggi viene rivolto a noi. Un invito alla gioia che potrebbe cozzare con mille motivi personali e comunitari che lo rendono ingiustificato, se non proprio offensivo e frustrante. Dinanzi a tante faticose situazioni, non sarebbe più giustificato un grido di rivolta o un silenzio dignitoso e significativo? “… Poco alla volta – scrive Papa Francesco nella Evangelii gaudium – bisogna permettere che la gioia della fede cominci a destarsi” (n.6). Ed è proprio a questa fede che rimanda Isaia, quando esorta Israele: “Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa”.

Una gioia che non deriva da qualche effimera conquista;  una gioia, invece, che si costruisce giorno per giorno, a contatto con la vita e immersi nella storia concreta. É la gioia di chi, vivendo nel cuore di questa storia, fatta di grandi conquiste e di cocenti sconfitte,  non smette di interrogarsi. La gioia del credente è frutto dell’interrogarsi che sempre accompagna le scelte di chi vuole giocarsi seriamente la vita su qualcosa o su qualcuno che non inganna. Come ha fatto il Battista che, dal carcere, luogo nel quale si trova per la sua fedeltà a Cristo, manda a chiedere a Gesù: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?”. Un interrogativo colmo di carica umana e di  forza da parte di Giovanni, che ora è in carcere e vive quindi il momento della prova. Come la prova che, prima o poi, tocca chiunque cerca di dare un volto concreto alla propria attesa, alla propria speranza, al proprio cammino e al proprio amore.

Al dubbio di Giovanni, reso ancora più drammatico dalla sua condizione di carcerato, Gesù fa giungere, in fondo, questa risposta: andate a riferire di me a Giovanni non parole … ma fatti e gesti concreti che liberano. Quasi a dirci che, anche nella nostra vita, ciò che aiuta a venire a capo dei dubbi e delle inevitabili perplessità è l’impegno concreto, quello che nasce dall’incontro sincero con Gesù, con i suoi gesti e, quindi, con il suo Vangelo.
Fonte:http://www.nunziogalantino.it/

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