Bruno FERRERO sdb, "CERCARE DIO E' IL COMPITO PIU' IMPORTANTE..."

6 gennaio 2017 | Epifania di Gesù - A | Omelia
CERCARE DIO E' IL COMPITO PIU' IMPORTANTE...
Oggi è una giornata bellissima: celebriamo la festa dei cercatori di Dio. Cercare Dio è il compito più
importante della nostra esistenza e bisogna decidersi con urgenza:
"Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce"
abbiamo sentito, ma presi dalle tante preoccupazioni quotidiane rischiamo concretamente di essere come la signora Babushka: rimandare la decisione ad un vago "domani" che non arriva mai.
Quella della signora Babushka è una delle più significative leggende popolari fiorite intorno al Natale:
Babushka aveva la casa più pulita, lavata e meglio tenuta del villaggio. Il giardino era bellissimo, la cucina superba. Dall'alba al tramonto, Babushka era occupata a strofinare, lucidare, ordinare. Così non vide la stella luminosa che illuminò la notte. Non vide la linea di luci tremolanti che avanzavano verso il villaggio. Non udì il suono delle zampogne e dei tamburi, e quello delle campane che diventava sempre più forte. Non udì le voci e i sussurri dei suoi compaesani. Ma il bussare alla porta, questo non poteva non sentirlo.
"Che c'è?" chiese, mentre apriva uno spiraglio della porta. Vide la faccia rugosa di un pastore, con il naso paonazzo per il freddo e fiocchi di neve nei capelli. "Puoi farci scaldare un po' al tuo fuoco, per favore?" chiese il pastore.
Babushka pensò ai suoi pavimenti lucidi, alla sua tranquillità messa a soqquadro, ma li fece entrare. I pastori spalancarono gli occhi alla vista del pane fatto in casa, dei dolci, delle marmellate e delle conserve di Babushka. E lei, che aveva buon cuore, li rifocillò.
"Dove andate?" chiese Babushka, mentre li serviva. "Seguiamo la stella. Ci guida verso un neonato re, il più grande che sia mai nato, il re del Cielo e della Terra" rispose un pastore.
"Perché non vieni con noi?" disse un altro pastore. "Gli puoi portare un dono anche tu".
"Oh", disse Babushka, "non sono sicura che mi accoglierebbe bene. E quanto al dono...". Fece una pausa. I suoi occhi si riempirono di tristezza. "Ho un canestro pieno di giocattoli" disse tristemente. "Il mio bambino, il mio piccolo re, è morto piccolissimo".
"Allora vieni con noi?" chiesero i pastori.
"Domani" tagliò corto Babushka, "domani". I pastori partirono e Babushka si mise a riordinare e ripulire.
La notte successiva passarono altri pastori. "Sei pronta, Babushka?".
"Verrò... verrò domani" gridò Babushka. "Vi raggiungerò. Devo ancora pulire, trovare un dono, prepararmi".
Lucidava, spolverava, batteva cuscini e tappeti. Così passò un'altra notte. Infine si decise: tirò fuori i giocattoli del suo bambino. Ma, santo cielo, com'erano polverosi! Non erano certo adatti ad un bambino re del Cielo e della Terra: cominciò subito a ripulirli. Lavorò a lungo. Ad uno ad uno i giocattoli si fecero lucenti, scintillanti e lucidi.
Dopo un altro giorno, finalmente, partì. Camminava in fretta, di villaggio in villaggio. Chiedeva se avevano visto i pastori.
"Sì, sì" rispondevano "li abbiamo visti, sono andati di là".
Passarono i giorni. Babushka non si fermava mai, né la notte né il giorno. Infine giunse a Betlemme. Chiese del regale bambino a tutti. Solo un albergatore sapeva: "Se vuoi vedere dov'era il bambino" disse rapidamente, "devi cercare la stalla, che sta sulla collina. Non avevo posto per loro, qui. L'albergo era pieno".
Babushka fece il sentiero di corsa. Ma quando arrivò, vide che la stalla era vuota.
Pensate che si sia scoraggiata? Nemmeno per sogno. Si dice che Babushka sia ancora alla ricerca del Bambino Gesù, perché il tempo non significa niente nella ricerca delle cose vere. Anno dopo anno va di casa in casa chiedendo: "Si trova qui? È qui il Cristo Bambino?".

I Magi invece ci vengono proposti come modello.
Vengono da Oriente, un luogo misterioso per il mondo biblico, incarnano l'universale bisogno che l'umanità intera ha di salvezza.
Non sono ebrei, ma Dio non chiede la tessera a nessuno, non guarda le etichette e soprattutto si fa trovare. Dio ha disseminato il mondo di segni per indicare la strada. A tutti.
"Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo"
dicono i Magi. La stella è tutto ciò che ci porta a Gesù. Esistono molte stelle che portano a Gesù. Nella vita di tutti i giorni è facile smarrirle. I Magi ci sono di esempio con la loro tenacia nel non desistere nella ricerca.
Il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme…
I potenti sui troni e i superbi nei pensieri del loro cuore cominciano ad agitarsi e ad avere paura: l'inno di Maria comincia ad avverarsi. Sono i primi di una schiera che continua ad ingrossarsi anche ai nostri giorni. I segni di Dio non sono facilmente percepibili. Erode e i saggi ebrei sanno esattamente dove trovare il Messia, ma non si muovono, anzi, escogitano piani per eliminarlo. Sono pieni di preconcetti e pregiudizi, soprattutto non vogliono essere disturbati nel tranquillo e arrogante modo di vivere che hanno architettato.
I Magi invece fanno un lungo viaggio, certamente disagevole, vanno dritti alla meta, sono pronti alle sorprese, come il Re dei Re in una stalla, seguono la loro guida con abbandono sereno, si fidano (sono pronti a fidarsi addirittura di Erode) e sono premiati

Al vedere la stella provarono una gioia grandissima.
Ci capita così di rado di provare una gioia totale non sciupata da contrattempi e non offuscata dal timore della breve durata. Per quanti, oggi, avvicinarsi a Gesù è una vera gioia, un profondo piacere?
I Magi sono i veri puri di cuore delle Beatitudini di Gesù e perciò vedono Dio. Sono l'avanguardia del grande popolo di cui ci ha parlato San Paolo:
le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.

Sono la nostra avanguardia e non arrivano a mani vuote. Sentono tutta la forza del mistero: Dio si dona totalmente in modo discreto e silenzioso, vuole condividere la nostra vita. Attraverso il dono noi esprimiamo la condivisione reale con una altra persona: grati per quello che abbiamo ricevuto, anche noi doniamo. Non è una forma di commercio, ma la forma dell'amore vero.
Che cosa possiamo donare a Dio in cambio della vita e della vita eterna?
I doni dei Magi sono simboli di sentimenti e realtà molto più profonde.
Tra poco, nell'Offertorio, faremo lo stesso gesto, simbolico certo, ma simbolico non significa vuoto o formale. Sull'altare poniamo tutta la nostra umanità, le gioie e i dolori, nella speranza che la grazia di Dio ne faccia qualcosa.

Offriamo il pane. Pensiamo alle prepotenze, allo sfruttamento e all'inquinamento dell'uomo e della natura che accompagnano il pane; tutta l'amarezza della competizione e tutto l'egoismo organizzato delle tariffe e dei prezziari, tutto lo strano e perverso meccanismo della distribuzione che porta nel mondo abbondanza ad alcuni e fame ad altri.
E anche il vino: frutto della vite e del lavoro dell'uomo, il vino della convivialità e delle feste. Ma il vino è anche la causa di alcune delle più tragiche forme di degradazione umana: alcolismo, famiglie distrutte, lussuria, debiti.
È in un pane e vino simili che Cristo si incarna, e riesce a dar loro un senso, a umanizzarli. Niente di umano gli è estraneo. Portando il pane e il vino alla mensa del Signore ci impegniamo a prepararci per offrire a Dio tutto quello che essi significano.

Sull'altare poniamo soprattutto le nostre stesse vite, le nostre ansie, paure e fallimenti, nella speranza che Dio ci accetti, in qualche modo, per quello che siamo, ci benedica e ci santifichi.
Sull'altare poniamo la nostra vita, con i suoi vicoli ciechi e i suoi goffi tentativi di amare, frammento di una storia in cui tutto viene da Dio e a Dio ritorna.
Monsignor Claverie dice che dobbiamo mettere sull'altare il nostro risentimento, la nostra rabbia e la nostra amarezza, perché Dio ci guarisca.

Non facciamo come la signora Babushka, prendiamo una decisione: cerchiamo Gesù subito per adorarlo e fargli dono della nostra vita, con l'oro della sua preziosità unica, l'incenso della preghiera piena d'amore e la mirra delle nostre paure e dei nostri errori.
Dio trasformerà tutto questo in Vita Eterna.

Don Bruno FERRERO sd
 Fonte:  www.donbosco-torino.it

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