padre Antonio Rungi"Vedere e testimoniare Cristo, Messia e Redentore"

Vedere e testimoniare Cristo, Messia e Redentore
padre Antonio Rungi
II Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (15/01/2017)
Vangelo: Gv 1,29-34 
Dopo il periodo di Avvento e di Natale, conclusosi con la festa del battesimo del Signore,
continuiamo il nostro cammino spirituale, da un punto di vista liturgico, per realizzare la nostra personale santificazione, nel contesto della vita della comunità dei credenti. Come assemblea convocata per rendere lode al Signore, siamo chiamati ad ascoltare la sua parola e renderla efficace nella vita di tutti i giorni, rispondendo con intenso amore a ciò che il Signore ci chiede e si aspetta da noi. In questa seconda domenica del tempo ordinario, questa parola ci interpella di vari aspetti della nostra vita.
La prima lettura, tratta dal profeta Isaia, che ci sta accompagnando nella riflessione in tutti questi mesi, si concentra nuovamente sulla persona del Messia, presentato qui come luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino agli estremi confini della terra. Cristo Signore, infatti, è venuto a portare la salvezza, vera ed eterna, a tutti i popoli della terra. Nessuno è escluso da questo progetto di redenzione centrato sulla figura dell'unico messia atteso dai secoli e identificato su Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio, venuto sulla terra per portare luce e giustizia ovunque manchi l'una e l'altra realtà. Che questo progetto sia stato pienamente realizzato, sappiamo benissimo che non è così. La risposta dell'uomo all'amore gioioso e misericordioso di Dio è stata parziale e ancora, oggi, a distanza di 2017 dell'era cristiana siamo alla ricerca di soluzioni di problemi di verità e giustizia di cui l'umanità ha sempre avuto bisogno e che ora maggiormente ne avverte l'urgenza per i tanti drammi che si vivono in un mondo lacerato da guerre e divisioni senza quartiere e frontiere. A questo tema della giustizia da difendere e da estendere fa riferimento anche il Salmo 39 nel quale leggiamo parole come queste, che ci spingono nella direzione giusta ad operare per il bene di tutti: Ho sperato, ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido. Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo, una lode al nostro Dio". Ed aggiunge: "Ho annunciato la tua giustizia nella grande assemblea; vedi: non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai".
Il Vangelo di questa domenica, con una versione più soggettiva ed individualizzata nella forma della testimonianza diretta di Giovanni Battista, ritorna su Gesù, il Messia atteso, l'Agnello sacrificale che offre la sua vita in riscatto dell'umanità. Giovanni Battista, in questo brano del vangelo, tratto dall'evangelista Giovanni, ci conferma, meditante la sua testimonianza oculare che in Gesù Cristo, nel momento del battesimo al Giordano, egli ha "contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui". Ed aggiunge: "Ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Vedere e testimoniare, sono i due verbi e le due azioni su cui concentrarsi per rendere efficace la nostra vita in Cristo. Se non abbiamo gli occhi della fede difficilmente possiamo vedere in Gesù Cristo chi effettivamente è, cioè il salvatore, redentore e il Figlio di Dio. Chi non ha occhi di fede limpida e vera, vede in Gesù altra persona o personaggio, non coglie l'essenza della sua missione e del suo venire ed essere nel mondo. Dal vedere scaturisce la testimonianza. Non a caso anche nella giurisprudenza di tutti i tempi i testimoni oculari, quelli che sono presenti ai fatti, sono quelli più credibili, in quanto sono i diretti trasmettitori della notizia e del fatto verificatosi. Giovanni che battezzava nel Giordano, nel momento in cui ha amministrato il battesimo di penitenza a Gesù ha visto quello che realmente è successo e ha reso la testimonianza di quel fatto, ma soprattutto, proprio convinto della figura di Gesù, l'Agnello di Dio, ha poi reso a Lui la testimonianza suprema con il martirio. E su questa scia di testimonianza e di martirio che si colloca anche il breve brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi, in cui Paolo si classifica "come apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio", e si rivolge con parole certe ai cristiani "che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro", con il saluto ben noto alla cristiani e che fa parte della liturgia della messa, utilizzato per rivolgersi ai fedeli: "grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!".
E facendo tesoro di questi testi biblici di portata universale, ci rivolgiamo al Signore con queste parole di orazione: "O Padre, che in Cristo, agnello pasquale e luce delle genti, chiami tutti gli uomini a formare il popolo della nuova alleanza, conferma in noi la grazia del battesimo con la forza del tuo Spirito, perché tutta la nostra vita proclami il lieto annunzio del Vangelo".
Portatori e annunciatori di gioia e speranza, questi sono i veri cristiani di ogni tempo e soprattutto lo devono essere quelli del nostro tempo. Non può essere un vero cristiano chi annuncia morte e disperazione e non sa portare segni di vita e di vitalità, oltre che di speranza nel proprio cuore e in quello dei propri fratelli nel Signore e in umanità.
Fonte:http://www.qumran2.net/

Commenti

Post più popolari