Paolo Curtaz, "Viandanti"


Commento al Vangelo di venerdì 6 gennaio 2017 - Paolo Curtaz
Viandanti

La benedizione che Dio ci rivolge, il sorriso di Dio che siamo chiamati a sperimentare, a vedere nelle
nostre fragili vite, li possiamo cogliere solo quando abbiamo il coraggio di fare come Maria, di ritagliarci uno spazio di silenzio e di interiorità nelle nostre vite.

Allora tutto diventa possibile.

Il Dio diventato uomo, il Dio fatto sguardo e sorriso, il Dio accessibile e presente, si lascia incontrare, si lascia stringere fra le braccia.

Tutto, allora, cambia. Possiamo anche tornare a fare il nostro schifoso lavoro di pastore, disprezzato da tutti, perché il nostro sguardo è cambiato. E vediamo angeli che salgono e scendono sulle nostre vite. E gloria augurata agli uomini che orientano la loro volontà alla pace.

Gloria luminosa che illumina la notte.

E che diventa stella nel cielo.

Stella che orienta, stella che guida, stella che conduce.

Ma solo per chi sa alzare lo sguardo.


Stelle

Come hanno fatto quegli strani personaggi, i magoi.

Con pudicizia abbiamo tradotto questo termine, nelle nostre bibbie, con magi. Ma sarebbe più corretto tradurre con maghi.

Non quelli che ti predicono il futuro e che fanno gli oroscopi, per carità. Ma quelli orientati ad una comprensione maggiore, quelli che non si fermano all’apparenza, senza per questo diventare dei creduloni che corrono dietro agli esoterismi da quattro soldi.

Hanno alzato lo sguardo, hanno osato andare oltre.

Hanno acceso il desiderio. Desiderio, un termine che ha a che fare, di nuovo, con le stelle, con il cielo. Hanno seguito la loro intuizione, hanno fatto una scommessa. Sono ricchi, possono permettersi di affrontare un lungo viaggio per verificare una loro teoria.

Sono costanti, perché la verità la si trova solo dopo un lungo cammino fatto di deserti e di steppe.

E sono arrivati.

Non c’è più una stella ad attenderli. Ma una corte, un re sanguinario, dei preti arroganti e presuntuosi, la gente dei Gerusalemme incuriosita dal corteo di cammelli e cavalli.

Dalle stelle agli uomini. Questi, piccini, goffi, contradittori e che, pure, sanno dare indicazioni.

La reazione scomposta e intimorita di Erode, che di eredi al trono ne ha fatti uccidere tre, tutti suoi figli, dice che ci hanno visto giusto.

L’indicazione degli scribi e dei sacerdoti, immobili custodi della Parola che tengono nei cassetti, ha svelato loro il luogo dove è nato il re Messia.

Lo stupore della folla dice una cosa quanto mai vera: non hanno bisogno di un Messia. Anzi, in questo momento è un immenso intralcio; c’è il tempio, perché mai dovrebbe venire un Messia?

Segni claudicanti, come lo siamo noi, come lo sono i cristiani, come lo è la Chiesa.

E che pure indicano.

Ripartono, smarriti e fiduciosi.

Nella città di Davide.

Betlemme

Nessun re li attende. Solo una coppia.

Una giovane popolana stringe fra le braccia un neonato. Simile a tutti i neonati.

Eppure è quello il mistero. Quella la rivelazione.

Dio è nascosto fra le piccole cose, fra gli sguardi di chi abbiamo accanto.

Il cielo è mischiato con la terra, con la nostra terra, questa contraddittoria e piena di sassi.

Allora cedono, i magi.

Capiscono.

Offrono all’infante dei regali improbabili (ci sarà dietro la forzatura teologica di Matteo?), pieni di verità e di stupore: l’oro per chi riconosce nel bambino il re; l’incenso per chi riconosce nel bambino la presenza di Dio; la mirra, unguento usato per pulire i cadaveri, che chi già vede in questo bambino il crocefisso, il segno di contraddizione che ci costringe a scegliere.


Viandanti

Mai come in questi tempi siamo chiamati a metterci in strada, a seguire il desiderio di pienezza che ci abita, l’arsura di felicità che ci tormenta.

Il desiderio muove il cuore degli uomini.

Oggi è la festa del desiderio che non si arrende, la festa che vede protagonisti alcuni cercatori che passano il proprio tempo a scoprire nuove teorie e a verificarle.

Oggi è la festa dell’essenza dell’essere umano che, in fondo, spogliato di ogni condizionamento, si riscopre, semplicemente, un cercatore.

Questo siamo, questo sono.

Cercatori.

Si conclude questo tempo di Natale.

Con l’invito a lasciare le nostre presunte certezze, anche nella fede, per osare, per seguire le tante stelle che Dio mette sul nostro cammino.

Stelle che a volte scompaiono, sostituite dalle indicazioni di uomini claudicanti, peccatori, vili, violenti ma che, senza nemmeno saperlo, realizzano il loro compito di essere dei segnali.

Siamo ciò che desideriamo.

Siamo se abbiamo il coraggio, ogni anno, ogni istante, di essere dei viandanti.

Non dei vagabondi che vivono alla giornata (e possiamo esserlo anche se abitiamo comodi appartamenti riscaldati) ma viandanti che cercano, che anelano, che scommettono.

Buon cammino. Buona vita.

Fonte:http://www.tiraccontolaparola.it/



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