Don Paolo Zamengo, "Nostalgia del giardino"

I Domenica di Quaresima (Anno A) (05/03/2017)
Nostalgia del giardino       Mt 4, 1-11
Oggi ci è ricordato quale è il paese dal quale siamo usciti e al quale dobbiamo tornare. Ci viene
promesso che saremo ricondotti a casa dove ci riposeremo.  Qui ci aspetta Dio nostro Padre

È doloroso non conoscere il volto del proprio padre. In una cultura che ha creduto di dover cancellare il volto dei padri, la parola di Dio ci dà la risposta fondamentale: ciascuno di noi ha una patria e un padre.  Se per le vicende della vita umana non conosciamo il volto di chi ci ha fatto nascere nel tempo, sappiamo comunque che ci ha fatto nascere per l’eternità con un atto d’amore che non avrà mai più fine.

Il libro della Genesi ci ricorda che il frutto che ha aperto gli occhi dei nostri primogenitori nell’Eden ha loro offerto un triste spettacolo, la loro nudità e quella dell’umanità priva del vestito della carità, di quell’amore puro dono di Dio e che a lui ci lega se lo accogliamo. Così abbiamo perso tutto, vestiti e patria, bontà e bellezza, saggezza e regalità.

Ma una cosa ci è rimasta, la paternità di Dio. Nessuno può rubarcela. Fin dal primo istante, Dio ci cerca: “Adamo, dove sei?” Questa domanda ci aiuta ad attraversare il deserto nel quale ci inoltriamo con Gesù, in questi quaranta giorni di quaresima.

Dio non rimprovera l’uomo e potrebbe, ma con un gesto di grande pietà e misericordia, lo aiuta subito a prendere coscienza dell’abisso nel quale è sprofondato. Allora riusciamo a capire da dove viene quella sete di bellezza, di bontà e di sapienza che non si placa nelle cose anche se belle.

Siamo fatti per Dio. Possiamo parlare con Dio. Possiamo riempirci di Dio. Possiamo contenere bontà, bellezza e verità. La verità non è un sentimento, un’impressione ma partecipazione alla vita stessa di Dio che è la bontà, la bellezza e la verità assoluta e che contempleremo quando ritorneremo al nostro paese dove ci riposeremo.

Le letture  ci conducono per mano e ci aiutano a lasciare il paese del visibile per andare oltre, fidandoci della bontà di Dio. Saremo invitati a lasciarci affascinare dal volto del più bello tra i figli dell’uomo, quello di Cristo che ci attende paziente e silenzioso ai pozzi della nostra sete. Ci insegnerà la sapienza di non fermarci mai alle sole apparenze, ma di guardare la realtà vista dagli occhi e dal cuore di Dio.

È un programma impossibile se confidiamo solo sulle nostre forze. Ma il Signore viene e apre le nostre tombe, ci rimette in piedi, ci ridona tutta la nostra dignità di figli di Dio. Ce lo promette attraverso i profeti e lo realizza nel Figlio suo Gesù, nell’oggi della sua parola che la liturgia ci dona.

Non bisogna temere il deserto della quaresima perché ha sempre un prodigio nascosto nel suo seno.

Il regalo del deserto. Una giovane nuvola faceva la sua prima cavalcata nei cieli in mezzo ai nuvoloni gonfi e bizzarri. Quando passarono  sul grande deserto, le nuvole più esperte la incitarono: “Corri, corri, se ti fermi sei perduta”. La nuvola però era curiosa e si lasciò scivolare in fondo al gruppo. “Cosa fai? Muoviti!” le ringhiò, da dietro, il vento. La nuvola aveva visto le dune di sabbia dorata: uno spettacolo affascinante e planò leggera leggera. Le dune sembravano nuvole d’oro accarezzate dal vento. Una di esse le sorrise. “Ciao”. Era una duna molto graziosa, appena formata dal vento. “Ciao: io mi chiamo Ola”, disse la nuvola. “Io Una”, rispose la duna. “La mia vita è molto breve, disse la duna, quando tornerà il gran vento forse sparirò”.  “Ti dispiace?” Aggiunse Ola. “Un po’. Mi sembra di non servire a niente”, confessò Una.” Anch’io mi trasformerò presto in pioggia e cadrò. E’ il mio destino”, sussurrò la nuvola. La duna esitò un attimo e poi disse: “Lo sai come chiamiamo le nuvole?  Speranza!” “Non sapevo di essere così importante”, rise la nuvola. “Ho sentito raccontare quanto sia bella la pioggia. Noi ci copriamo di erba verde e di meravigliosi fiori”. “Oh, è vero: Li ho visti” disse Ola. “Probabilmente io  non li vedrò mai”, concluse mestamente la duna. La nuvola rifletté un attimo, poi disse: “Potrei pioverti addosso io.” “Ma morirai” “Tu però fiorirai”, disse la nuvola e si lasciò cadere, diventando pioggia iridescente. Il giorno dopo, la piccola duna era ricoperta da una miriade di piccoli meravigliosi fiori colorati.  Non abbiate paura del deserto: nasconde sempre un pozzo.

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