Paolo Curtaz "Vivere da vivi"

Vivere da vivi
Paolo Curtaz  
V Domenica di Quaresima (Anno A) (02/04/2017)
Vangelo: Gv 11,1-45
La sfida, alla fine della fiera, è fra la morte e la vita.

Fra vivere da vivi o da morti. Fra il permettere che la vita contagi e si allarghi fino a superare ogni morte o, viceversa, permettere alla morte di contagiare ogni aspetto della vita.
Il deserto, il Tabor, la sete, la cecità... tutto ci porta all'essenziale, alla scelta.
Scegliere o meno di vivere.
Non vivacchiare, come siamo abituati a fare.
Un po' travolti dalle cose, dalle emozioni, dai limiti, dai giudizi, dai sensi di colpa.
Come la samaritana, appunto. O il cieco nato.
Ma prendere in mano la vita, lasciare che dilaghi, scoprire che l'anima, che spero ci abbia raggiunti in questo ultimo mese, ci permetta di vedere le cose in maniera diversa.
Tipo che la morte di un amico, del migliore amico, è l'occasione finale, per Gesù, di mostrare l'amore che ha per Lazzaro. E per le sue sorelle. E per noi.
E che questo amore lo spingerà a fare ciò che nessuno aveva anche solo immaginato si potesse fare: donare la vita per qualcun altro.
La vita di Lazzaro segna la morte di Gesù.
Il tuo amico
Gesù si è rifugiato ad Efraim.
Tira una bruttissima aria, per lui, a Gerusalemme. Giovanni struttura il suo vangelo come un gigantesco, infinito promesso all'opera di Gesù e Gesù, lo sa, è già stato condannato a morte in contumacia.
Lazzaro, il suo amico Lazzaro, sta male, tanto.
Gesù sa che andare a Betania, a quel punto, equivale ad un vero suicidio.
Aspetta qualche giorno e parte.
Tutto a Betania, la casa del povero, odora di morte.
La fine prematura di una persona giovane e stimata, ancora oggi, ci getta nel panico totale. Nonostante la fede, nonostante tutto.
È Marta ad uscire per prima. È lei che agisce in casa, lo sappiamo bene.
Le sue parole sono un rimprovero sgomento.
Se tu fossi stato qui.
No Marta, non è vero. Se anche Gesù fosse stato presente non avrebbe impedito a Lazzaro di morire.
Anche se Gesù è presente nella nostra vita, anche se siamo suoi amici, se egli ci è amico, non possiamo evitare la morte e il dolore e le prove che egli per primo non ha rifiutato. È normale, istintivo pensare che Gesù ci protegga, ci salvi. E lo fa, ma mai come pensavamo.
Mai come vorremmo.
Gesù invita Marta, e noi, a credere. A credere in una resurrezione e in una vita che avvolgono e riempiono questa nostra vita biologica, terrena, che le danno misura e senso, orizzonte e gioia.
Si fida, Marta. Anche se stenta a capire, anche se non vede come tutto ciò possa accadere.
Sa, come sappiamo noi, che egli è l'acqua di sorgente, la luce. Ma c'è ancora un passio incredibile da affrontare.
Ti chiama
Il maestro è qui e ti chiama.
Così dice Marta a Maria. Così dice Marta a me, oggi.
Maria si alza e, con lei, tutti i famigliari e gli amici. Si ripete la scena, il dolce rimprovero.
Gesù sta per ribattere, come con la sorella. Ma vede le lacrime. Tante. Troppo.
E accade.
Scoppia a piangere.
Come se, per la prima volta, Dio si rendesse conto di quanto dolore possa vivere l'uomo. Di quanto possiamo smarrirci e perderci, deboli e sciocchi che siamo.
Come se Dio, per la prima volta, vedere quanto dolore ci procura il dolore, quanto smarrimento, quanto disorientamento.
Non ci sono parole per spiegare o per consolare. Solo partecipazione. Chiede dov'è Lazzaro.
Vieni a vedere, gli dicono.
Tre anni prima, ai due discepoli del Battista che si erano messi sui suoi passi, aveva detto el stesse parole venite e vedrete.
Loro videro dov'era Dio. Dio, ora, va a vedere dov'è la morte.
E sceglie.
Vieni fuori
Lazzaro, vieni fuori!
Sa bene che quel gesto segnerà la sua fine. Sa bene che alcuni si prenderanno la briga per andare a denunciarlo (per cosa, violazione del regolamento cimiteriale?). Sa bene che le parole non sono più sufficienti.
La sua vita per la vita di Lazzaro.
Ora che ha visto quanto dolore provoca la morte gli resta un ultimo passaggio per poter essere uomo in tutto. Morire.
È piena di gioia e di stupore questa resurrezione.
È pieno di mestizia il cuore del Maestro.
Sì, ora è pronto. Andrà fino in fondo.
Fino all'inimmaginabile. La morte di Dio.
Lazzaro, noi, io siamo vivi perché Gesù ha donato la sua vita.
E ci invita, ancora e ancora, a vivere da vivi.

Fonte:www.tiraccontolaparola.it

Conferenze di Paolo ad aprile: Cuneo 04/04 ore 21 Abitare il dolore, Parrocchia Cuore di Maria, via Dante Livio Bianco; Bari 05/04 ore 19 San Pietro: il percorso di una conversione, Parrocchia Ausiliatrice, via Notarnicola, Turi; Gravina 06/04 ore 20,30 L'ultimo sì di un amore che rimane, Parrocchia S.Pietro e Paolo, via Longo; Lucera 07/04 ore 17,30 Narrare la Parola in catechesi Parrocchia San Fasani - via Nicola Campanile Zurigo 10/11/12/04 ore 19,30: L'ultimo sì: meditare la passione, Neuwiesenstrasse 19 - Uster

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