D. Gianni Mazzali SDB,"INCONTRARE IL VIVENTE"

30 aprile 2017 | 3a Domenica di Pasqua - A | Omelia
INCONTRARE IL VIVENTE
"Per questo dolore che mi angoscia me la prendo con Gesù", mi diceva una signora recentemente. Mi
è venuto spontaneo dirle che la Bibbia è piena di gente, di credenti, anche di campioni della fede che se la prendono con Dio. Giobbe, nella sua sofferenza maledice il giorno della sua nascita e Geremia quasi rinfaccia a Dio di essere stato sedotto da lui.
La fede non è uno scudo protettivo, non ci rende dei privilegiati, non illumina le ombre che ci rendono la vita difficile, a volte insopportabile. La fede è la scommessa che, nel Dio della vita, anche ciò che ci appare più assurdo ha un senso.
La fede ci consente di incontrare, lungo il cammino, a volte faticoso, a volte insopportabile, il Vivente, Gesù il Risorto. La Parola di questa domenica ci incoraggia a non annegare nelle nostre contraddizioni, a non soccombere nella dura lotta del quotidiano.
Gesù si accompagna a noi, nel cammino, ci prende dove e come siamo e si svela a noi nel segno del pane.

TESTIMONI DELLA RISURREZIONE

Ci impressiona il coraggio di Pietro dopo la Pentecoste. Ascoltiamo la sua parola robusta, semplice e percepiamo il suo cuore. Vuole protestare tutto il suo amore, la sua riconoscenza a Gesù. Il fluire del suo discorso sembra rispondere a quanto Gesù gli aveva detto, dopo la sua ennesima e fatua protesta di fedeltà: "Quando ti sarai convertito, potrai confermare i tuoi fratelli".
Forse la voce gli trema quando dice: "(…)voi, per mano di pagani, l'avete crocifisso e l'avete ucciso".
Anche tu, Pietro, con la tua viltà, hai concorso alla passione, all'abbandono, alla solitudine con cui il tuo Maestro ha patito ed è morto. Ti sentiamo uno di noi, nei nostri tradimenti, nelle nostre schiavitù, nelle nostre umilianti meschinità. La tua parola ci provoca e ci conforta: "Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni".
L'incontro con Gesù fa di noi testimoni della risurrezione. La Parola si prolunga in noi, nella nostra vita di ogni giorno, nella volontà di essere fedeli, nell'impegno di lasciare uno spazio in cui tutti possano incontrare il Vivente. Gesù non è per noi un mito lontano, un grande della storia. E' la nostra vita, è la forza del nostro essere ed operare, è la prova suprema che il male non può devastare definitivamente il nostro mondo e che la morte non ci ha soggiogati. Consapevoli, a volte fiaccati e fragili, sentiamo che la luce della Pasqua fa di ciascuno di noi il testimone della vita che trionfa, della risurrezione. Vogliamo essere come Pietro: consapevoli e fieri di una verità che costantemente rinnova il cuore dell'uomo.

LIBERI DI CREDERE E DI SPERARE

La Parola continua in queste domeniche a farci sentire la voce e il pensiero di Pietro. Non è una indigestione, ma piuttosto la sensazione autenticamente umana che Pietro ci rappresenti tutti e quindi le sue parole e il suo incoraggiamento ci risultano più credibili: "(…) foste liberati dalla vostra vuota condotta (…) con il sangue di Cristo". L'esperienza della Pasqua è nella sua essenza dono di libertà, di liberazione.
Lo è stato per gli Ebrei, lo è stato per Gesù nel suo passaggio dalla morte alla vita, lo è per ciascuno di noi, specie quando abbiamo la netta sensazione di soccombere al male, alle insinuazioni di una cultura che ci tiene legati, che ci condiziona in tanti aspetti del vivere.
E poi la Pasqua, è lo stesso Pietro a suggerircelo con convinzione, è soprattutto un inno alla fede e alla speranza: "(…) in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio".

NEL SEGNO DEL PANE

In effetti il cammino spesso non è privo di ostacoli e la vita, quando meno ce lo aspettiamo, ci riserva soprese e prove che ci disorientano e, in molti casi ci tolgono la gioia, la serenità e la stessa voglia di vivere. Ci sentiamo rappresentati dalla disillusione dei due discepoli che, con amarezza e sconforto, hanno deciso di allontanarsi da Gerusalemme e trovare pace altrove. Sembra loro che tutto sia finito con il triste epilogo della morte del Maestro e quindi la fine di ogni speranza. Forse vorrebbero poter annullare questa deludente esperienza dalla loro vita, cancellarla del tutto: un sogno che si è spento nella tragedia, nella negazione, nel nulla. Hanno bisogno di una Parola nuova per la mente e per il cuore e di un Pane che ridoni forza e vigore: "Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero".
Pasqua è per noi oggi Parola e Pane. Non ci sono luoghi privilegiati dove incontrare Gesù Parola e Pane. Gesù discretamente ci si mette accanto sul sentiero della nostra vita. Si fa riconoscere e noi torniamo sui nostri passi per comunicare la gioia di un incontro.

"Un amico mi ha chiesto:
"Ti prego in nome della nostra amicizia
di dirmi in una parola che cos'è l'uomo nuovo".
Gli ho risposto: "La risurrezione"".

(Matta el Meskin, monaco egiziano)
Don Gianni MAZZALI SDB
Fonte:www.donbosco-torino.it

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