fra Damiano Angelucci, "NEL DOLORE DI OGNI UOMO"

Commento al Vangelo della Domenica delle Palme, 9 aprile 2017
NEL DOLORE DI OGNI UOMO
TESTO (estratto dal racconto della Passione: Mt 27,45-54)

A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a
gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

COMMENTO

“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Secondo l’evangelista Matteo sono le ultime parole di Gesù prima di morie. Se Gesù stesso nel momento della morte si è sentito abbandonato dal Padre, come non potremo, e come non potremmo, esserlo anche noi nei tanti momenti di difficoltà, di dolore o di qualsiasi altra prova? Gesù, nel momento di estremo dolore, in realtà prega il Padre con le parole del Salmo 22 intitolato: “Sofferenze e speranze del giusto”.

La morte ha impedito a Gesù di continuare questa preghiera, questa invocazione che continua poi al versetto 6 con queste parole: “…i nostri padri a te gridarono e furono salvati, in te confidarono e non rimasero delusi”. Se la morte ha soffocato queste ultima parole, dall’altra essa ha letteralmente aperto e inaugurato l’attuazione della speranza del salmista. “i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono”. Proprio quei santi che uscirono dai sepolcri nel momento della morte del Cristo … furono i primi a non restare delusi della speranza che avevano posto nella salvezza di Dio. I santi sono la parola di Cristo che continua nella storia.

 Da quel momento, da quel giorno preciso in cui è avvenuta la morte di Cristo la speranza ha continuato a portare il suo stesso volto: il volto di un’umanità sofferente ma che nel grido di dolore di Cristo trova la voce, la direzione del compimento e dell’esaudimento della sua richiesta di giustizia e di salvezza. Anche la disperazione non è più assoluta, dal momento che è accompagnata e assunta da quel grido di Cristo Signore, morto e risorto per noi.
Fonte:http://fradamiano.blogspot.it/

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