Monache Benedettine di Citerna Commento DOMENICA DI PASQUA

DOMENICA DI PASQUA
(Monache Benedettine di Citerna)
Da poche ore ha avuto termine la grande, solenne Veglia di Pasqua, nella quale abbiamo celebrato,
cioè reso misteriosamente presente l'evento centrale, culmine di tutta la storia della salvezza e perciò del disegno d'amore del Padre, realizzato finalmente dal Figlio, il Signore Gesù. Ma è anche l'evento centrale di tutta la storia umana, che segretamente va trasformandosi in storia della salvezza per tutta l'umanità. Il mistero che abbiamo celebrato questa notte, infatti, è il cardine portante, intorno a cui si è mossa e si muove l'intera vicenda umana.
La Chiesa, che questo conosce, e sa qual è l'insondabile ricchezza di questo mistero, per 50 giorni, in attesa del suo compimento perfetto nella Pentecoste con il dono dello Spirito, lo celebrerà di domenica in domenica, di giorno in giorno, con instancabile entusiasmo: l’Alleluia che riecheggia in ogni Liturgia, ne è l'espressione.
Oggi, Domenica di Pasqua, è il primo e più solenne momento di questo traboccare, con l'Eucaristia che celebra l'ingresso del Figlio, l'Uomo-Dio, nella gloria del Padre, il ritorno nel suo seno. In Lui l'umanità entra per sempre nel seno stesso della Trinità.
La melodia gregoriana dell’antifona d'ingresso della celebrazione suggerisce in modo ineguagliabile la "pace" dopo la "fatica" vittoriosa della passione, lo shalom divino di cui è ormai in possesso il Figlio diletto, riaccolto per sempre nell'abbraccio del Padre: "Sono risorto e sono sempre con te, tu hai posto su di me la tua mano; è stupenda per me la tua sapienza".
La prima orazione ci riporta al momento centrale per il cristiano della attualizzazione celebrativa di questa notte: il rinnovato impegno battesimale. Coinvolti nella morte-resurrezione del Signore, nel "bagno" dello Spirito siamo rinati ancora una volta alla "vita nuova", partecipazione alla vita del Risorto. L'orazione ci fa chiedere al Padre di confermare in noi con la grazia dello Spirito questa nuova vita sgorgata con il Battesimo.
Qual è il messaggio della triplice proclamazione delle Letture ?
L' evento pasquale si è reso presente questa notte durante la Veglia. Sin da questo primo giorno la Chiesa ne attualizza il kerigma, cioè l'annuncio, servendosi della parola di Pietro (prima lettura): "Voi conoscete.... Noi  siamo testimoni.... Ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che Egli è il giudice dei vivi e dei morti"; quindi egli è il Kyrios, il Signore: "tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in Lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo Nome". Tutti i profeti, cioè il Primo Testamento che attraverso la voce profetica lo aveva annunciato, oggi testimonia che le profezie si sono avverate.
La risposta dell'Assemblea con il canto del salmo responsoriale, è un tripudio di gioia: "Questo è il giorno di Cristo Signore, alleluia, alleluia". Il salmo 117, come in ogni celebrazione della Pasqua ebraica, fu cantato anche da Gesù durante l'Ultima Cena. Quale "verità" sulle sue labbra certamente commosse, assumono queste parole con le quali ha preannunciato l'imminente "sanguinosa lotta" del successivo venerdì: "Non morirò, resterò in vita e annunzierò le opere del Signore (il Padre), la pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo". Il canto passa oggi dalle sue labbra alle nostre per esaltare la sua vittoria!
Dal kerigma (la catechesi ai neobattezzati), a noi che in questa notte abbiamo riattualizzato il nostro Battesimo. La parola di Paolo della lettera ai Corinzi, con allusione al rito della Pasqua ebraica, ci esorta con limpida radicalità: "Togliete il lievito vecchio per essere pasta nuova". La nuova vita, l'uomo nuovo, che la Pasqua di Cristo ha generato e il Battesimo ha innestato in ciascuno di noi, non può crescere se il lievito dell'uomo vecchio dovesse ancora sussistere: togliete via il lievito vecchio, siate azzimi! Un imperativo carico di tutto l'entusiasmo di chi sente nel cuore il fremito dello Spirito, "divino lievito” della Vita nuova!
Segue lo splendido, delicatissimo canto della Sequenza, che dovrebbe essere ascoltato nell'insuperata bellezza della melodia gregoriana.
Victimae paschali laudes immolent christiani.
L'Agnello immolato ha redento il suo gregge!
L'Innocente ha riconciliato i peccatori al Padre!
La morte e la Vita si sono affrontate in duello
il Signore della Vita ha riportato il trionfo!"

E poi il dialogo bellissimo tra l'assemblea e Maria di Magdala:
Dic nobis, Maria, quid vidisti in via?
Ho visto il sepolcro lasciato vuoto dal Vivente,
ho visto la gloria risplendere sul volto del Risorto.

E infine l'annuncio che Lui, l'Amato, le ha affidato per tutti i fratelli, perché se ne facciano eco attraverso i secoli: Cristo, mia speranza, è risorto!
Il tripudio dell’Alleluia dell'Assemblea le risponde: "Cristo, nostra Pasqua, è immolato!" È Lui il vero Agnello pasquale del nostro esodo verso la Pasqua eterna.
E mentre gli Alleluia si ripetono, viene solennemente recato all’ambone l'Evangeliario. È il momento più solenne di questa liturgia pasquale della Parola.
La voce di Maria di Magdala (cfr. Gv 20,1-9) torna di nuovo nel racconto di quel primo mattino dopo il sabato - la sua ansiosa corsa alla tomba quando ancora l'alba non aveva imbiancato il cielo. La pietra del sepolcro è manomessa e il corpo del suo Gesù è scomparso! Il precipitoso ritorno dai discepoli e il suo grido: "Hanno portato via il Signore! Non sappiamo dove l'hanno posto". Questo plurale allude alla presenza di altre donne, come del resto dicono gli altri evangelisti. Quale significativa parte di protagoniste hanno le donne in questa mattina di Pasqua! È il loro posto nella vita della Chiesa!
Pietro e Giovanni, increduli, corrono al sepolcro. Era vero! Ma Giovanni, il discepolo prediletto, che aveva potuto ascoltare il battito di Vita eterna del cuore del Maestro quando era adagiato sul suo petto in quell'ultima Cena, entrando nel sepolcro: "vide e credette!". Gli occhi del suo cuore amante vedono al di là delle bende lasciate ripiegate; il suo "vedere" diventa certezza di fede: la Vita ha trionfato sulla morte, il suo Maestro è risorto!
Questo racconto così vibrante di drammatica emozione, per la potenza divina dell’attualizzazione liturgica, ci interpella. Anche noi in questa mattina siamo accorsi a "vedere" con il cuore e a credere, o meglio, sono gli occhi del nostro cuore, lavati dall'acqua battesimale di questa notte, che oggi vedono più chiaro e la nostra fede è cresciuta!

Commenti

Post più popolari