Don Gianni MAZZALI SDB"TRA CIELO E TERRA"

28 maggio 2017 | 7a Domenica di Pasqua - A | Omelia

TRA CIELO E TERRA
Ci sentiamo fortemente e saldamente uomini e donne di questa terra, di questo tempo, di questi
costumi. C'è in tutti noi quasi una bramosia, un fremito di assaporare in modo pieno, fino a sazietà, tutti i frutti della nostra terra. Eppure quanto spesso scrutiamo il cielo, come una realtà che ci supera, che ci attira, ma che non riusciamo a possedere, a conquistare! Oggi si leggono tanti segni nel cielo e le stelle sembrano orientare prepotentemente le nostre giornate, le nostre aspettative, anche le nostre delusioni. Ci esalta l'appartenenza alla nostra terra, vorremmo sperimentare tutto, godere di ogni bene, ma non riusciamo a non guardare il cielo, a non sognare ed attendere un "oltre" che sia compimento e realizzazione totale, perenne, indistruttibile. E' successo agli Apostoli di rimanere incantati a guardare il cielo: "Uomini di Galilea perché state a guardare il cielo?". C'è una voce, c'è una Parola autorevole che ci invita ad essere uomini di questa terra, ma ad essere pellegrini verso il Cielo, verso Qualcuno che ci attende per un'eternità felice.

TESTIMONI FINO AI CONFINI DELLA TERRA

Gli ultimi preziosi momenti che gli Apostoli hanno condiviso con Gesù Risorto sono densi di promesse e di consegne da parte del Signore. La grande promessa che Gesù ribadisce e riafferma riguarda il dono dello Spirito: "(…) voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo". C'è un collegamento diretto tra la "partenza" di Gesù e "l'arrivo" dello Spirito. Sembra paradossale che Gesù ci debba lasciare. Perché non resta sempre con i suoi, con noi? Lo riconosceremmo e tutto sarebbe così semplice, così immediato. Sembra che la nostra fede sia costituita da tante complicazioni e da ciò che ci appare anche contraddittorio. Eppure la credibilità di Gesù vero uomo e vero Dio esige la sua partenza, la conclusione della sua esistenza terrena. Seguendo questa logica comprendiamo il dono dello Spirito, lo Spirito del Padre e di Cristo, che ci incalza ad assumere in pienezza la nostra responsabilità, la responsabilità della comunità dei credenti, della Chiesa. Nel dono dello Spirito ci vengono consegnati i segni tangibili, efficaci della presenza di Cristo che salva l'uomo. Gesù sale al cielo e ci affida la terra, perché attraverso la nostra testimonianza, tutti gli uomini possano essere salvati: "ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra". L'Ascensione prepara il tempo della testimonianza universale in ogni angolo del mondo; si sta per schiudere il tempo dello Spirito, il tempo della Chiesa.
Il cielo non è un'alienazione, una diminuzione di valori e di responsabilità umana. Il cielo non è un'illusione, il nulla. Il cielo è la pienezza della nostra umanità, è l'approdo. Il cielo è Cristo Risorto che ci attende.

IL NOSTRO CAPO

Paolo conferma, nello scrivere ai cittadini di Efeso, che Gesù, che siede alla destra del Padre nei cieli, è il nostro capo: "e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose".
Il mistero dell'Ascensione ci conferma in primo luogo nel nostro essere Chiesa, corpo di Cristo, addirittura la realizzazione piena dello stesso Cristo. La nostra testimonianza in ogni angolo della terra completa la salvezza di Gesù. Come comunità e come singoli siamo il completamento, il prolungamento di Cristo in ogni realtà terrena. Cristo è il nostro capo, la nostra mente, l'ispirazione fondamentale di ogni nostro sforzo, il conforto dei nostri limiti, delle nostre debolezze, dei nostri peccati. Per noi guardare il cielo significa riconoscere la nostra limitatezza, il nostro bisogno esistenziale di compimento, contemplare fin d'ora un "tesoro di gloria", "la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l'efficacia della sua forza e del suo vigore". Il cielo per noi è Cristo, il nostro capo.

E' SEMPRE CON NOI

Quando battezzo un bambino leggo volentieri il brano di Matteo al capitolo 28 che viene proclamato oggi. C'è un paradosso che risuona di pienezza e di mistero: "(…) io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo". Gesù, te ne stai andando, stai per ritornare al Padre e ci dici che sarai con noi tutti i giorni, per sempre. Ma è una presa in giro, un'amara contraddizione? Sentiamo che non è così, che non ci stai ingannando. Ci vuoi dire che il tuo cielo e la nostra terra si congiungono, che il tuo essere "là" significa che tu sei sempre "qui". Senza di te questa terra non ha il sapore del cielo.

"L'Ascensione è segno della benedizione.
Le mani di Cristo sono diventate il tetto che ci copre
e, insieme, la forza che apre la porta del mondo verso l'alto.
E' benedicendoli che egli se ne va, ma vale anche il contrario:
benedicendoli egli resta".
(Benedetto XVI)
Don Gianni MAZZALI SDB
Fonte:http://www.donbosco-torino.it

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