Don Paolo Zamengo"Mostraci il Padre "

Mostraci il Padre      Gv  14, 1-12

Un bambino chiede a suo padre: “Papà, mi fai un regalo?”. Il padre lo guarda pensieroso, si aspetta di
tutto. Ma il bambino lo sorprende: “Mi porti sulla luna? Poi non ti chiedo più nulla. Te lo prometto!”. Il bambino pensava di chiedere una cosa piccola, insignificante, semplice. Ma chiese l’impossibile. Bene! Filippo, oggi, chiede la stessa cosa. Guarda Gesù e gli dice: “Signore, mostraci il Padre e questo ci basta”.
Se Filippo buttasse indietro lo sguardo si accorgerebbe di quanta gente, prima di lui, nutriva lo stesso desiderio. I patriarchi, i profeti, Abramo, Isacco, Mosè… avevano solo immaginato il volto di Dio. I profeti avevano insegnato a scrutare l’orizzonte. E poi arriva lui, Filippo, che dice: “Mostraci il Padre. Ci basta!”.
Gesù avrà allargato le braccia, sconsolato: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?” E gli racconta di nuovo tutta la sua storia. Miracoli e guarigioni; discorsi e profezie; parabole e beatitudini; passione, morte e risurrezione. Tutto. Discorsi di terra, di cielo e di eterno. “Filippo, come puoi dire: mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre?”.
Vale a dire: “Tutti sognarono di vedere il Padre ma non lo videro. Tu sei vissuto con me e non te ne sei accorto? Hai strani occhi, Filippo!”. E Gesù cominciò a legare insieme alcune storie e alcune coincidenze: quella di Filippo poi quella dei due discepoli di Emmaus e infine quella di Tommaso. Che fatica riconoscere Cristo!
A proposito di Tommaso! Uomo realista com’era, di una concretezza quasi sfacciata, se ne esce con questa provocazione: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?” Ma Gesù, che ben conosceva il cuore di Tommaso, ripaga questo discepolo critico ma appassionato con una delle più belle definizioni che passerà alla storia: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”.

Tommaso non aveva mai sentito dare indicazioni di percorso, di svolte a destra o sinistra, o di proseguire sui rettilinei del lungomare di Tiberiade, di rotatorie per il cielo o per la terra. Perciò chiede. Era fatto così Tommaso. Voleva solo vederci chiaro. Voleva vedere tanto chiaro che gli occhi non gli bastarono quel giorno, volle usare persino le mani per vedere.

Pagine di vangelo come questa ti mettono una grande carica dentro il cuore. E scopri che il vangelo ti dice che è giusto e legittimo voler vedere Dio ma anche che è esaltante compito e missione, nelle nostre mani ora, quella di far vedere Dio all’uomo di oggi, parlandogli di Gesù e, soprattutto, vivendo come Gesù.

Ricordo una mamma che diceva al suo bambino: “Guarda, qui c’è Dio” e la sua voce tremava quando pronunciava quella parola. E il bambino cercava il Dio sconosciuto sugli altari, sulle vetrate delle chiese sulle quali il sole giocava a essere fuoco proiettato sui mosaici degli altari, ma non vedeva Dio, non lo vedeva. E la madre continuava: “Figlio mio, non cercare Gesù fuori: chiudi gli occhi, senti il suo battito? Sei tu la Cattedrale più bella”.

Mi raccontava un missionario della Nuova Guinea che uno dei sui cristiani convertiti, un fiero capo della tribù Kanaka, alla fine di ogni messa andava davanti al tabernacolo e vi rimaneva a lungo, dritto come una palma, a dorso nudo, in silenzio. Il missionario lo osservava incuriosito. Un giorno gli chiese cosa facesse, così fermo e silenzioso davanti al tabernacolo, a torso nudo. Il Kanako, sorridendo, rispose: “Tengo la mia anima al sole”.
Tra poco, nel momento della comunione, per grazia, saremo davanti e a contatto con questo Sole. Potremo finalmente immergerci, anche noi, nella grandezza di Dio.

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