ERMETE TESSORE SDB, "IL BUON PASTORE: COSA DIREBBE OGGI?"

7 maggio 2017 | 4a Domenica di Pasqua - A | Omelia
IL BUON PASTORE:  COSA DIREBBE OGGI?
L'immagine di Gesù che balza fuori dall'odierno racconto evangelico è inquietante per chi considera
le fede come una dolce camomilla da centellinare tranquillamente accovacciati in poltrona mentre si ruminano considerazioni e pensieri infarciti di perbenismo e di curiale indignazione moralistica.
Dopo aver ridato la vista al cieco nato (Giovanni 9) ed aver suscitato l'indignazione piccata e risentita dei farisei, Gesù scioglie gli indugi, entra decisamente a gamba tesa nella querelle ed ha l'ardire di presentarsi come il buon pastore del gregge di Israele.

Il parlare diventa essenziale e franco, abbandona le sfumature diplomatiche, si carica di urticante ironia ed accusa apertamente i farisei, nevrotici maniaci della purità rituale e del legalismo, di essere schiavi del peccato (Gv 9,41) e, quindi, assolutamente inadatti ad essere pastori e guide. Il vero buon pastore è arrivato e spazza via le loro illusorie pretese di leadership.
Li sorprende mentre furtivamente cercano di scalare le pareti dell'ovile per introdurvisi abusivamente; li qualifica come ladri e banditi; loro, così seri compiti e sussiegosi, vengono sbertucciati davanti a tutti. Senza giri di parole li avverte che il loro tempo è finito: Lui si riprenderà il suo gregge, chiamando le sue pecore per nome e le condurrà fuori da quell'ovile ridotto a spelonca di ipocrisia e falsità. Chi è chiamato ad essere guida non può essere o vivere da estraneo.

Le pecore hanno bisogno di presenza, di vicinanza, di condivisione di vita, di familiarità che renda loro possibile riconoscere la voce di chi è messo a loro custodia. Le parole dei preti, dei vescovi e dei papi che non ascoltano la voce della gente, e non ne condividono i problemi esistenziali, non toccano il cuore, non suscitano speranza, solamente ingenerano soggezione e timore.

A loro, magari, apparentemente si presta riverenza e plauso, ma non li si ascolta. Le prediche, le esortazioni, le lettere pastorali, le encicliche non ricevono riscontri e vengono inesorabilmente fagocitate dalla palude dell'insignificanza. La denuncia di Gesù è diretta. Non si può non capire. Eppure, amaramente Giovanni (10,6) lo sottolinea, i farisei "non capirono ciò che egli voleva dire".

Sono talmente tronfi, gli inglesi li chiamerebbero gas-bag, così convinti di essere le genuine guide di Israele, da non rendersi conto di essere loro i bersagli degli indignati strali di denuncia. Hanno trasformato l'ovile in un campo da concentramento circondato dal filo spinato del legalismo, dell'asservimento, del conformismo con tanto di kapò votati al controllo, alla repressione, alla paura fondata sull'onnipresenza del peccato che ha come sbocco finale i forni crematori eterni dell'inferno. Completamente diverso è il recinto prospettato da Gesù.
Le porte sono spalancate e presidiate solo dalla presenza amorosa del buon pastore. Il cibo fornito non è lo stantio ed ammuffito fieno dell'ideologia e del moralismo, ma la fresca erba verde prodotta dai prati irrigati dall'amore e concimati dalla libertà e dall'intelligenza dei figli autentici di Dio.

Lo spazio esistenziale non è caratterizzato dal crepuscolo generato dal compromesso, dall'adulazione e dalla doppia vita, ma è illuminato dal trasparente desiderio di verità da ricercare nella testimonianza della giustizia e nella pratica della solidarietà verso tutti. Già Ezechiele (34) aveva scorticato i cattivi pastori paragonandoli a "bestie feroci".
Gesù va oltre: li depenna dall'albo dei pastori e li assegna alla categoria dei mercenari che hanno come datore di lavoro Mammona.

Ed oggi Gesù cosa farebbe?
Se ne starebbe silenzioso davanti al fatto di Castellamare di Stabia dove, tempo fa, una processione mariana ha fatto doverosa sosta di venerazione davanti alla casa del locale capo camorra con tanto di autorizzazione vescovile?
Approverebbe la vellutata e silenziosa prudenza al cospetto di tutti gli scandali, morali e civili, di certi politici che si dicono cattolici, e militano sotto le più disparate bandiere, caratterizzati da cinismo etico e blindati in ingiusti privilegi di ogi genere?
Siamo sicuri che Lui, Buon Pastore, assisterebbe impassibile alla selvaggia tosatura, di ogni tipo, a cui da troppo tempo, nella chiesa e nella società, sono sottoposte le sue povere pecore per cui non ha esitato a sacrificare la sua stessa vita?

Ermete TESSORE SDB
Fonte:http://www.donbosco-torino.it/

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