Padre Paolo Berti, “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato”


IV Domenica di Pasqua          
Gv.10,1-10 
“Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato”
Omelia   
La parabola dell’ovile è centrata sulla figura del pastore vero che entra per la porta dell’ovile, aperta
dal guardiano, mentre i ladri e i briganti vi entrano scavalcando il muro di cinta e immobilizzando, di conseguenza, il guardiano. Ma le pecore non seguono la voce di estranei e quindi si agitano e non li seguono.
Una realtà non difficile da comprendere, anche per noi, che in definitiva di greggi e di pastori ne abbiamo visto pochi e forse nessuno.
Il vero pastore è riconosciuto dalle pecore, che lo seguono, mentre messosi in testa al gregge le dirige verso buoni pascoli. Noi piuttosto abbiamo visto che il pastore sta dietro il gregge, ma questo avviene sul tratturo già definito; ed è quando si tratta di indirizzare il gregge verso un pascolo nuovo che il pastore si pone davanti e le pecore lo seguono.
I pastori veri entrano per la porta dell’ovile e Gesù dichiara di essere lui la porta, il che vuol dire che i pastori d’Israele non passando attraverso la porta di un’autentica attesa messianica, e di un’autentica lettura del Messia, della sua regalità autentica, presentata dalle Scritture, sono diventati dei ladri e dei briganti. Le pecore si sono sbandate; ma ecco esse ora odono la voce del Buon Pastore, la voce che dice la verità, e lo seguono.
Ora egli raccoglie le pecore sbandate, senza pastore: “Erano come pecore senza pastore”, si legge nei Vangeli (Mt 9,36; Mc 6,34).
Così il Buon Pastore, raduna il gregge dando la vita per esso, e lo salva e lo affida a pastori nuovi (Cf Gr 3,15; 23,4; Ef 4,4), i quali dirigono il gregge uniti a lui, il Pastore Supremo (Cf. 1Pt 6,4), e le pecore sentono nei nuovi pastori la presenza del Buon Pastore, poiché essi agiscono passando attraverso di lui, cioè agendo con Cristo, per Cristo e in Cristo.
I ladri e i briganti, cioè le guide cieche di Israele, hanno portato morte e rovina nell’ovile, ma Gesù è venuto per portare vita in abbondanza, e le sue parole e opere lo testimoniano. I ladri e i briganti cercheranno di uccidere il Buon Pastore, e lo faranno, ma non riusciranno ad altro che a far risplendere la Vita, la quale inattaccabile, vincente, gloriosa uscì dalla tomba e si innalzò alla destra di Dio, inviando poi sulla Chiesa lo Spirito che dà la vita (Cf. Gv 6,63; Ap 21,6; 22,1s; Credo).
La gloria che il Figlio aveva dal Padre, era l’amore col quale eternamente, senza cominciamento, egli è generato; quell’amore che nel mistero dell’unità di Dio è il fuoco dello Spirito Santo, che procede dai due ed è il tramite tra i due, glorificava eternamente il Verbo. La gloria che uno riceve è fatta di lode, di stima, d’amore. Così negli eterni splendori della Trinità, il Figlio era glorificato dal Padre mediante lo Spirito della gloria (Cf. 1Pt 4,14), per quel sì pronunciato da tutta l’eternità alla sua incarnazione e morte. Ma il Figlio, abbassatosi a noi in una kenosis (Cf. Fil 2,7) vertiginosa e insondabile per caricarsi delle nostre colpe, e che il Padre ha trattato da peccato (2Cor 5,21; 1Pt 2,24), ha raggiunto, nel durissimo concreto dell’esperienza della morte di croce, l’assoluta perfezione dell’obbedienza, e il Padre lo ha reso gloriosissimo, annientando per lui la morte e facendolo sedere alla sua destra. Il Padre non gli ha ridato la gloria che aveva presso di lui “prima che il mondo fosse” (Cf. Gv 17,5) - in quanto futuro Verbo incarnato - ma gliel’ha data moltiplicata.Noi, fratelli e sorelle, che contempliamo, nella fede, la gloria del Pastore eterno (Cf. Gv 17,24) non dobbiamo esitare ad imitarlo, non dobbiamo esitare a percorrere la strada della vittoria.
“Cristo patì per voi lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme”. Agli oltraggi nessuna risposta di oltraggio. Alle sofferenza nessuna risposta di vendetta, ma un rimettere la sua causa “a colui che giudica con giustizia”.
Ecco il profilo del vero pastore, di ogni battezzato che diffonde il Vangelo nel suo stato di vita e di ogni sacerdote ordinato. Ecco il modello, e chi si modella in esso nella grazia dello Spirito Santo, esprime il Buon Pastore.
Il vero pastore entra in contatto con gli uomini per mezzo del Buon Pastore che ha dato la sua vita per dare vita, e li unisce al gregge, che è la Chiesa, presentando lui, “porta di ingresso”; e guida il gregge, la porzione di gregge che ha di fronte, ai pascoli di vita.
Vediamo Pietro, diventato buon pastore, come chiama a Cristo gli uomini. Il suo messaggio è espresso con franchezza, non sgusciante. Egli parla al cuore degli uomini e li responsabilizza delle proprie colpe. Veramente, fratelli e sorelle, non è un servizio agli uomini rendere sempre più blando il senso del peccato, magari in nome della misericordia di Dio. No, il peccato è peccato, e questo fa risaltare il perdono della misericordia divina. Molti ostacolano un vero pentimento banalizzando il peccato, rendendolo un semplice rimbalzo psicologico in una determinata situazione. Noi cristiani tutte le volte che pecchiamo crocifiggiamo di nuovo Cristo (Cf. Eb 6,6) e dobbiamo, come gli ascoltatori di Pietro, sentirci “trafiggere il cuore” per averlo fatto; ma senza cadere nello sconforto o, peggio, nella disperazione, poiché il Signore è ricco di misericordia e ci aspetta per la riconciliazione.
Ma, poi, perché peccare? Il peccato non ha nessuna ragione di essere posto. Ma poi, perché peccare, noi che conosciamo il Signore? Perché dubitare di lui, visto che il peccato trova la nostra accoglienza in concomitanza all’assenso ad un dubbio circa l’amore di lui?
Egli è il Buon Pastore, perché dubitare di lui? Lui che è fedele e dà sicurezza, come magnificamente esprime il ritornello ripreso dal salmo 22: “Anche se vado per una valle oscura,non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza”.
Quanta pace procura la parabola dell’ovile! Quanta pace comunica il salmo! E quanto disagio, raccapriccio, produce l’immagine dei ladri e dei briganti che scavalcano il recinto per portare morte e distruzione!
In una valle oscura, dice il salmo, buia, perché non vi entra neppure il raggio della luna e per questo il cammino è ricco di insidie per buche profonde o in insidie di uomini. Il bastone in mano al Buon Pastore indica la forza con la quale egli difende il suo gregge, e i lievi colpetti dati con il vincastro richiamano alla retta via qualora si fosse tentati di deviare, finendo così tra gli spini o in una buca profonda.
Un cammino con la prospettiva di una mensa di pace e di letizia, che ci aspetta, sempre pronta anche davanti ai nemici. E, fratelli e sorelle, quella mensa della letizia e della pace noi la possediamo; è l’altare, è la Celebrazione Eucaristica; è Cristo, il capotavola, che si dona, dandoci da mangiare e bere il suo Corpo e il suo Sangue. Amen. Salve Regina, mater misericordiae.

Fonte:http://www.perfettaletizia.it

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