#PANEQUOTIDIANO, «Io sono il buon pastore»


La Liturgia di Lunedi 8 Maggio 2017  VANGELO (Gv 10,11-18) Commento:+ Rev. D. Josep VALL i Mundó (Barcelona, Spagna)
In quel tempo, Gesù disse:
«Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è
pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Parola del Signore
«Io sono il buon pastore»
+ Rev. D. Josep VALL i Mundó 
(Barcelona, Spagna)
Oggi, ci dice Gesù: «Io sono il buon pastore» (Gv 10,11). Commentando san Tommaso d’Aquino quest’affermazione, scrive che «è evidente che il titolo di “pastore” conviene a Cristo, giacché allo stesso modo che un pastore conduce il gregge al pascolo, così pure Cristo ristora i fedeli con un alimento spirituale: il suo proprio corpo ed il suo stesso sangue». Tutto cominciò con l’Incarnazione, e Gesù lo compì lungo la sua vita, portandolo a termine con la sua morte redentrice e la sua resurrezione. Dopo di essere risuscitato, affidò questa pastorizia a Pietro, agli Apostoli ed alla Chiesa fino alla fine dei tempi.

Per mezzo dei pastori, Cristo da la sua Parola, distribuisce la sua grazia nei sacramenti e conduce il gregge verso il Regno: Lui stesso si offre quale alimento nel sacramento dell’Eucaristia, imparte la Parola di Dio ed il suo Magistero, e guida con sollecitudine il suo Popolo. Gesù ha provvisto la sua Chiesa di pastori secondo il suo cuore, cioè, uomini che, rappresentandolo per mezzo del sacramento dell’Ordine, donino la propria vita per le loro pecore, con carità pastorale, con umile spirito di servizio, con clemenza, pazienza e fortezza. Sant’Agostino parlava frequentemente di questa esigente responsabilità del pastore: «Questa dignità di pastore mi preoccupa (...), ma anche se mi spaventa il fatto che ho questa responsabilità di voi, mi è di sollievo il fatto che sono tra voi (...). Sono vescovo per voi, sono cristiano con voi».

Ed ognuno di noi, cristiani, lavoriamo aiutando i pastori. Preghiamo per loro, li amiamo e li ubbidiamo. Siamo anche pastori per i fratelli, arricchendoli di grazia e di dottrina che abbiamo ricevuto, condividendo preoccupazioni ed allegrie, aiutando tutti con tutto il cuore. Ci struggiamo d’affetto per tutti quelli che ci circondano nel circolo familiare, sociale e professionale fino a dare la vita per tutti con lo stesso spirito di Cristo, che è venuto al mondo «non è venuto per essere servito, ma per servire» (Mt 20,28).
La voce di un monaco

Risultati immagini per Enzo BianchiDopo i tempi dell'attesa, nella pienezza dei tempi, avendo Dio educato il suo popolo a cercarlo non negli idoli falsi, non nelle immagini manufatte dall'uomo, non nei falsi antropologici da cui gli uomini sono sedotti, ecco l'esaudimento della ricerca del volto di Dio, un esaudimento non ancora pieno: il volto di Dio, infatti, è riconoscibile "in aenigmate" (1Cor 13,12), non in un vero faccia a faccia, perché Dio, del quale l'uomo poteva parlare solo in linguaggio umano, in termini umani, si manifesta in un uomo, Gesù. La parola di Dio si fa carne (cf. Gv 1,14), si umanizza; il Dio-con-noi (Is 7,14; Mt 1,23) si fa uno di noi; il Tutt'altro (cf. Is 6,3) si fa il tutto nostro. Dio ha un volto umano, quello di Gesù di Nazaret, il figlio di Maria; Dio abita in un corpo in tutto uguale a noi (cf. Eb 4,15). Diranno i discepoli coinvolti nella sua vicenda: Noi l'abbiamo visto, dunque un volto; i nostri orecchi lo hanno udito, dunque un volto che parla; le nostre mani lo hanno palpato, dunque un corpo d'uomo.

Enzo Bianchi

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