#PANEQUOTIDIANO, «Io sono la porta delle pecore»

 La Liturgia di Domenica 7 Maggio 2017  VANGELO (Gv 10,1-10) Commento:P. Pere SUÑER i Puig SJ (Barcelona, Spagna)
In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Parola del Signore
«Io sono la porta delle pecore»
P. Pere SUÑER i Puig SJ 
(Barcelona, Spagna)
Oggi, nel Vangelo, Gesù usa due immagini riferite a se stesso: Egli è il pastore. Ed Egli è la porta. Gesù è il buon pastore che conosce le pecore. «Egli chiama le sue pecore una per una» (Gv 10,3). Per Gesù ognuno di noi non è un numero; per ciascuno riserva un contatto personale. Il Vangelo non è solo una dottrina: è l’adesione personale di Gesù con noi.

E non solo ci conosce personalmente. Egli ci ama personalmente. “Conoscere” nel Vangelo di san Giovanni non significa semplicemente un atto dell’intelletto, ma un atto di adesione alla persona conosciuta. Gesù, quindi, porta nel suo Cuore ciascuno di noi. E noi lo dobbiamo pure conoscere così. Conoscere Gesù non comporta solo un atto di fede, ma anche di carità, di amore. «Esaminatevi se conoscete —ci dice san Gregorio Magno, commentando questo testo— se lo conoscete non per il fatto di credere ma per il fatto di amare». E l’amore si dimostra con le opere.

Gesù è anche la porta. L’unica porta. «Se uno entra attraverso di me, sarà salvo» (Gv 10,9). E poco dopo ribadisce: «Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6). Oggi un malinteso ecumenismo fa che qualcuno pensi che Gesù è uno dei tanti salvatori: Gesù, Budda, Confucio..., Maometto, che importanza ha? No! Chi si salva si salva per mezzo di Gesù Cristo, sebbene in questa vita non se ne renda conto. Chi lotta per compiere il bene, lo sappia o no, passa attraverso Gesù. Noi lo sappiamo grazie al dono della fede. Siamo dunque riconoscenti, sforziamoci di entrare attraverso questa porta, che, nonostante sia stretta, Egli ci spalanca. E diamo fede che tutta la nostra speranza è posta in Lui.
La voce di un leader di oggi

II cristiano è uno che cammina verso la sua meta nella luce (la strada giusta) e nella fortezza (le forze sufficienti). E luce e fortezza gli provengono da Uno che gli è accanto: Cristo. Il cristiano è uno che non cammina mai solo.
Don Giussani

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