D. Gianni Mazzali SDB"OLTRE IL PANE"

18 giugno 2017 | 11a Domenica: Corpus Domini- A | Omelia
Corpus Domini: OLTRE IL PANE
Oggi la Parola ci "costringe" a dilatare il nostro sguardo, gli occhi della nostra mente, per sentire il
respiro di ogni uomo, in un orizzonte infinito. Pane oggi, spesso in modo scandaloso, significa da una parte spreco insensato e dall'altra fame e morte. La nostra società opulenta e consumista è per definizione società dello spreco, dell'esagerazione, del capriccio. La moda imperante ci espone alla piaga della miseria più disonorante quasi per un vezzo, per quell'eccesso di comunicazione che tutto snatura e tutto livella. I nostri figli oggi sono spesso viziati, isolati e fragili. L'eccesso di bene ci opprime, ci svuota e inaridisce il nostro spirito, il nostro cuore. Abbiamo davvero bisogno di una Parola che viene dall'alto che ci incalzi, che ci schiodi da una cultura ossessiva. Cristo è pane per chi muore di fame, attraverso l'amore concreto, la solidarietà viva, incarnata. Cristo è cibo per i cuori svuotati dall'opulenza, è riscatto dello spirito sullo spesso guscio delle cose. Il dono totale di Cristo raggiunge ogni uomo: nella miseria più degradante e nel vuoto spirituale più disumano.

UN CIBO NEL DESERTO

Il cibo che Dio dona al suo popolo vagante nel deserto è un'immagine forte, provocante e certamente per molti aspetti contemporanea. Gli Ebrei sono stati liberati dalla schiavitù e nel loro vagabondare sembra che, di fronte ad ogni disagio o difficoltà, rimpiangano la loro condizione di schiavi. E' una dialettica che impegna Mosè in uno snervante compito di mediazione, di rappacificazione, di dialogo rinnovato. Il deserto è un forte richiamo anche alla nostra situazione attuale. Che senso ha dire che Dio procura il cibo per milioni di persone che vivono nella miseria più devastante e muoiono di fame, di stenti, di assenza di igiene? Come interviene Dio nella tragedia di innumerevoli famiglie di profughi sradicati dalla loro terra, abbandonati a sé stessi, in balia di pochi amici e di tanti nemici? Ci rendiamo davvero conto che per tanti aspetti il deserto cresce, si dilata sulla terra. Le domande che ci siamo fatte però non riguardano Dio, ma noi stessi. Il deserto cresce perché sempre più si riduce lo spazio per Dio nella vita dell'uomo. Senza Dio l'uomo perde i valori più autentici della sua umanità e nel deserto nascono i mostri: l'ingiustizia, la miseria, l'aridità del cuore, l'egoismo più sfrenato, le tendenze che distruggono la natura stessa dell'uomo. E il deserto avanza, l'uomo ricco si sostituisce a Dio, il misero soccombe. Come per gli Ebrei il deserto che avanza è il luogo della bestemmia contro Dio. Perché non comprendiamo di avere bisogno del cibo che solo Dio ci può dare? Dobbiamo smetterla di pensare che il mondo è nelle nostre mani e che ci siamo sostituiti all'Onnipotente. Signore, ti preghiamo, aiutaci a capire che abbiamo bisogno del tuo pane per vivere da veri uomini e per dilatare gli orizzonti della nostra mente e del nostro cuore.

UN PANE PER TUTTI

Sulla stessa lunghezza d'onda Paolo ci offre un messaggio che riguarda davvero tutti: "Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all'unico pane". Percepiamo un respiro talmente ampio che non ci si può permettere confine o esclusione di sorta. Il richiamo di Paolo al fatto che siamo un solo corpo ci impegna a sentirci davvero tali e per questo la miseria materiale e spirituale, il degrado fisico e morale, la fame, la sete, la nudità del mondo ci riguardano tutti personalmente e si ripercuotono si tutti nell'unico corpo. Se riuscissimo a capire in tutti i suoi aspetti questa meravigliosa universalità del dono di Cristo, rifuggiremmo inorriditi da ogni forma di appropriazione indebita, da quella possessività aberrante che distrugge ogni valore. Cristo, ti ringraziamo di essere veramente pane per tutti.


UN DONO TOTALE

"Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". Pane e carne sono l'essenza del mistero che ha scandalizzato gli Ebrei contemporanei di Gesù: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?". Questo interrogativo ironico e distaccato li ha allontanati dalla ricerca della verità. Abbiamo accennato prima alla universalità del dono di Dio, che non conosce barriere. Gesù, con queste sue parole, ci vuol dire che egli dona tutto sé stesso. Non ha trattenuto nulla per sé. Ha fatto di sé un dono totale e perenne. Il mistero del Pane e della Carne, del Vino e del Sangue è grande, ma richiede che il nostro cuore e la nostra mente sappiano adorare e ringraziare: "Obbedienti al suo comando, consacriamo il pane e il vino, ostia di salvezza. È certezza a noi cristiani: si trasforma il pane in carne, si fa sangue il vino".


"Buon pastore, vero pane,
o Gesù, pietà di noi:
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi".

(S. Tommaso d'Aquino)
Don Gianni MAZZALI SDB
Fonte:http://www.donbosco-torino.it

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