D. Mario MORRA SDB, "Chi avrà dato anche solo un bicchiere d'acqua fresca ad uno di questi piccoli, …
2 luglio 2017 | 13a Domenica T. Ordinario - A | Omelia
13a Domenica T. Ordinario
"Chi avrà dato anche solo un bicchiere d'acqua fresca ad uno di questi piccoli, …
non perderà la sua ricompensa"
Il messaggio che ci viene dalla Liturgia della Parola di questa Domenica è l'esortazione all'ospitalità,
o meglio ancora all'accoglienza.
La 1a lettura, tratta del libro dei Re, ci presenta la figura di una donna, ricca di doti morali e di intelligenza, che vedendo passare il profeta Eliseo, ne intuisce la personalità e la missione, per cui lo invita in casa sua, anzi gli prepara una piccola camera, con un letto, un tavolo, una sedia ed una lampada, …sì che vi si possa ritirare, tutte le volte che passa. Al marito ha detto: "Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi".
Il profeta gradisce la gentilezza e si dimostra riconoscente; si sente in dovere di ricambiare tanta generosità e tanto spirito di accoglienza, con il dono che maggiormente può desiderare quella donna che non ha avuto la fortuna di avere figli. Per una donna ebrea non vi è sofferenza morale maggiore di quella di non avere la benedizione almeno di un figlio; essere senza figli è addirittura una vergogna. Nei figli, nei discendenti, gli sposi ebrei vedono continuare in qualche modo la loro vita, e sperano, attraverso di loro, di poter partecipare un giorno al regno del futuro Messia.
Il profeta chiama la donna e le promette con sicurezza: "L'anno prossimo, in questa stessa stagione, tu terrai in braccio un figlio".
Dio ratifica la promessa del profeta e non delude l'attesa della donna; in questo modo ella viene largamente ricompensata della sua cortese ospitalità e generosa accoglienza: chi ha il cuore aperto all'accoglienza, trova accoglienza presso il cuore di Dio.
A questo spirito di accoglienza invita soprattutto Gesù nel Vangelo, dando però al termine "accoglienza" un significato più ampio: accogliere il profeta significa, per Gesù, in primo luogo, prestare ascolto alla sua parola, al suo messaggio, ed in secondo luogo anche prestare aiuto, prestare un servizio. "Chi accoglie voi, miei inviati, è come se accogliesse me, anzi come se accogliesse il Padre che mi ha mandato" dice Gesù; ed altrove precisa: "Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me, e chi disprezza me disprezza Colui che mi ha mandato". "Chi avrà dato anche solo un bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, … non perderà la sua ricompensa".
Più oltre nel Vangelo, presentando la grandiosa scena del Giudizio universale, S. Matteo mette sulla bocca di Gesù giudice, la risposta ai giusti che chiedono: "Quando ti abbiamo visto affamato, assetato, pellegrino…e ti abbiamo sfamato, dissetato, ospitato?" - Gesù risponde: "ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi piccoli, l'avrete fatto a me". E qui Gesù non fa più distinzione tra discepoli o non discepoli, ma chiama piccoli tutti coloro che sono nella necessità.
Il tema dell'accoglienza e dell'ospitalità è quanto mai attuale per noi, sia per i tanti immigrati che sono tra noi, sia per le nuove povertà che vanno crescendo nella nostra società: gli anziani, gli ammalati, i lungodegenti, gli handicappati, i drogati, ecc.
Non è certo facile, né semplice, dare una risposta alle tante richieste di generosità che ci vengono continuamente rivolte. Lo spirito del Vangelo ci richiede però di essere aperti, pur con avvedutezza ed attraverso le tante organizzazioni sicure, alle necessità di chi ci è accanto; non possiamo rimanere insensibili e chiusi nel nostro benessere, di fronte a chi soffre e ci tende la mano per un aiuto.
È uno spirito questo che va coltivato anzitutto all'interno della famiglia cristiana, nella quale, se è veramente cristiana, si deve respirare quel clima tipico di amore che rende attenti nel circondare di affetto e di calore i propri congiunti, anziani o ammalati o piccoli; in un clima di sensibilità e di generosa disponibilità a soccorrere chiunque soffre o è nel bisogno.
Dobbiamo essere allenati alla generosità ed alla sensibilità che ci portano a venire incontro ad ogni necessità che troviamo sul nostro cammino.
Ci sia di incoraggiamento la parola di Gesù: chi avrà dato anche solo un bicchiere d'acqua fresca ad uno di questi piccoli, … non perderà la sua ricompensa".
Don Mario MORRA SDB
Fonte:http://www.donbosco-torino.it/
13a Domenica T. Ordinario
"Chi avrà dato anche solo un bicchiere d'acqua fresca ad uno di questi piccoli, …
non perderà la sua ricompensa"
Il messaggio che ci viene dalla Liturgia della Parola di questa Domenica è l'esortazione all'ospitalità,
o meglio ancora all'accoglienza.
La 1a lettura, tratta del libro dei Re, ci presenta la figura di una donna, ricca di doti morali e di intelligenza, che vedendo passare il profeta Eliseo, ne intuisce la personalità e la missione, per cui lo invita in casa sua, anzi gli prepara una piccola camera, con un letto, un tavolo, una sedia ed una lampada, …sì che vi si possa ritirare, tutte le volte che passa. Al marito ha detto: "Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi".
Il profeta gradisce la gentilezza e si dimostra riconoscente; si sente in dovere di ricambiare tanta generosità e tanto spirito di accoglienza, con il dono che maggiormente può desiderare quella donna che non ha avuto la fortuna di avere figli. Per una donna ebrea non vi è sofferenza morale maggiore di quella di non avere la benedizione almeno di un figlio; essere senza figli è addirittura una vergogna. Nei figli, nei discendenti, gli sposi ebrei vedono continuare in qualche modo la loro vita, e sperano, attraverso di loro, di poter partecipare un giorno al regno del futuro Messia.
Il profeta chiama la donna e le promette con sicurezza: "L'anno prossimo, in questa stessa stagione, tu terrai in braccio un figlio".
Dio ratifica la promessa del profeta e non delude l'attesa della donna; in questo modo ella viene largamente ricompensata della sua cortese ospitalità e generosa accoglienza: chi ha il cuore aperto all'accoglienza, trova accoglienza presso il cuore di Dio.
A questo spirito di accoglienza invita soprattutto Gesù nel Vangelo, dando però al termine "accoglienza" un significato più ampio: accogliere il profeta significa, per Gesù, in primo luogo, prestare ascolto alla sua parola, al suo messaggio, ed in secondo luogo anche prestare aiuto, prestare un servizio. "Chi accoglie voi, miei inviati, è come se accogliesse me, anzi come se accogliesse il Padre che mi ha mandato" dice Gesù; ed altrove precisa: "Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me, e chi disprezza me disprezza Colui che mi ha mandato". "Chi avrà dato anche solo un bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, … non perderà la sua ricompensa".
Più oltre nel Vangelo, presentando la grandiosa scena del Giudizio universale, S. Matteo mette sulla bocca di Gesù giudice, la risposta ai giusti che chiedono: "Quando ti abbiamo visto affamato, assetato, pellegrino…e ti abbiamo sfamato, dissetato, ospitato?" - Gesù risponde: "ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi piccoli, l'avrete fatto a me". E qui Gesù non fa più distinzione tra discepoli o non discepoli, ma chiama piccoli tutti coloro che sono nella necessità.
Il tema dell'accoglienza e dell'ospitalità è quanto mai attuale per noi, sia per i tanti immigrati che sono tra noi, sia per le nuove povertà che vanno crescendo nella nostra società: gli anziani, gli ammalati, i lungodegenti, gli handicappati, i drogati, ecc.
Non è certo facile, né semplice, dare una risposta alle tante richieste di generosità che ci vengono continuamente rivolte. Lo spirito del Vangelo ci richiede però di essere aperti, pur con avvedutezza ed attraverso le tante organizzazioni sicure, alle necessità di chi ci è accanto; non possiamo rimanere insensibili e chiusi nel nostro benessere, di fronte a chi soffre e ci tende la mano per un aiuto.
È uno spirito questo che va coltivato anzitutto all'interno della famiglia cristiana, nella quale, se è veramente cristiana, si deve respirare quel clima tipico di amore che rende attenti nel circondare di affetto e di calore i propri congiunti, anziani o ammalati o piccoli; in un clima di sensibilità e di generosa disponibilità a soccorrere chiunque soffre o è nel bisogno.
Dobbiamo essere allenati alla generosità ed alla sensibilità che ci portano a venire incontro ad ogni necessità che troviamo sul nostro cammino.
Ci sia di incoraggiamento la parola di Gesù: chi avrà dato anche solo un bicchiere d'acqua fresca ad uno di questi piccoli, … non perderà la sua ricompensa".
Don Mario MORRA SDB
Fonte:http://www.donbosco-torino.it/
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